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Gianluca Grignani unplugged al Tyche Friday del Donoma. Chitarra e il coro dei fans come orchestra

in Donoma Civitanova/Eventi da

Gianluca Grignani incarna perfettamente il ruolo della rockstar. è automatico. Il suo reale essere ribelle, quella bellezza (quasi) maledetta e un pubblico di fans praticamente discepoli della sua religione sonora. La sua sfida questa volta è acustica, anzi il termine appropriato è unplugged, come i suoi idoli Bruce Springsteen e Bob Dylan. Snocciola tutti i suoi successi, da “Destinazione paradiso” a “Falco a metà”, da “La mia storia fra le dita” a “Primo treno per Marte”. Sul palco non è solo lui e la sua chitarra. C’è un orchestra di voci in coro che incalzano dalla platea e non l’abbandonano mai. Canta tutte le sue strofe a memoria con passione e convinzione, pure il nuovo pezzo “Una donna così” e la cover di Mogol-Battisti “Anna”. C’è la storia musicale di Grignani, che sembrava fosse proprio un erede di Battisti, e che ora ritroviamo sul versante Vasco. Ma solo come lontana sensazione, perché la sua musica è davvero unica e riconoscibile. Sfiora volutamente l’ora di concerto e fa di più. Poi anche il bis, in pratica, lo concorda direttamente con i suoi fans. <<Se abbiamo fatto tutto questo in cinque giorni, pensate cosa potremmo combinare prossimamente>>, ripete alla sua platea, riferendosi ai tempi stretti di questa data lampo al Tyche Friday, il venerdì live del Donoma. Una data a sorpresa che Salvatore Lattanzi ha voluto mettere in programmazione verso la conclusione della prima stagione di Tyche Friday, proprio per testare la capacità attrattiva di un club che in divenire dovrà tener conto di tutte le variabili che raccoglie in termini di risultati una rassegna del genere. Il motto era creare interesse, sondare gli umori e le preferenze del pubblico e adottare nuove strategie all’interno di una struttura complessa ma affascinante dove si sono incontrati e anche scontrati spettacoli convenzionali, teatro, cabaret, musical e musica in tutte le sue derivazioni. Intanto per il finale della stagione ci sono a cartellone due colpi grossi. Partendo da venerdì prossimo con Patty Pravo nell’unica data in un club del suo Eccomi Tour. E già siamo in odore di tutto esaurito. Le richieste sono davvero alte pure per l’unica data italiana di Tony Hadley, la mitica voce dei Spandau Ballet. Prevendite per entrambi gli spettacoli sui canali CiaoTicket e TicketOne, oppure all’infoline del Donoma 0733 775860

Kruger Agostinelli

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Tyche Magazine ha un anno in più. Il saluto di Pino Scaccia

in Arte/Cinema/Cultura/Itinerari/Libri/Moda/Racconti da

Se il tempo che scorre veloce è sintomo di benessere, allora siamo in ottima salute. Abbiamo saziato un po’ delle nostre curiosità affidandoci a pensieri e luoghi, a persone e idee. Un percorso interessante in una direzione densa di cambiamenti e suggestioni. Abbiamo aperto, come fossero dei laboratori, cantieri per musica live, visitato cucine di chef da scoprire, fatto vivere un club di concerti nei venerdì, e rese complici le Università marchigiane. E’ c’è stato anche spazio per un musical ideato e prodotto, dal titolo “I Love Music”. Non solo. Fervono i lavori in corso per il primo Tyche Festival che lanceremo nel prossimo agosto. Vi abbiamo proposto oltre 700 articoli sul web, oltre 200 video sul canale youtube e ben 340mila copie di giornali distribuiti nelle nostre belle Marche. Pure Pino Scaccia, giornalista ed amico, padrino del nostro esordio pubblico, ci ricorda (in un video stile tv Kabul) che Tyche Magazine ha ora un anno in più. Auguri a tutti noi!

Kruger Agostinelli

il video saluto di Pino Saccia

il video riepilogo di un anno di eventi

Oggi cucino io, ospiti a sorpresa per la festa di fine corso da Sandwich Time

in Mangiare e bere da

Sono le coincidenze che la vita per fortuna ci regala. Potevo immaginare che i miei amici di Sandwich Time, Andrea De Carolis e Marco Paniccià, fossero dei fans del dottor Mauro Mario Mariani? Potevo immaginare che la mia amica Ilde Soliani, il naso più ispirato che conosca, volesse conoscere il dottore?

Oggi cucino io Mariani e IldeLo ammetto. Vi ho fatto venire il mal di testa. Vado per ordine. Mercoledì 6 aprile ad Osimo al teatro la Nuova Fenice c’è stata la presentazione-spettacolo del Tao dell’alimentazione di Mauro Mario Mariani, già celebrato da me QUI. Il giorno stesso c’è stata la festa di fine corso di “Oggi cucino io” di Sandwich Time (ve l’ho già raccontato QUI). Sempre mercoledì 6, nel pomeriggio, alla stazione di Ancona arriva Ilde Soliani (sapete già chi è). Voglio stare con tutti, vedere lo spettacolo di Mariani, mangiare e festeggiare da Sandwich Time. Mi si stavano intrecciando le idee quando, qualche giorno prima, lo stesso Andrea mi risolve il problema. <<Vi aspettiamo dopo lo spettacolo>>. Ed io: <<Ma faremo molto tardi>>. <<Noi vi aspettiamo>>, mi risponde Andrea. Apprezzo commossa la soluzione di Andrea De Carolis (i cuochi, si sa, sono abituati a cucinare a qualsiasi ora) e la inoltro ai miei amici, che accettano felici. Più che un dopo teatro è stato quasi un “prima dell’alba”. Ma il piacere di stare insieme e conoscersi reciprocamente ha superato la barriera della stanchezza.

Oggi cucino io MarianiMariani ha rilasciato interviste personali e raccontato aneddoti. Noto con piacere che il menu, già preparato per la festa di fine “Oggi cucino io”, è come Mariani comanda. Fresco, locale e stagionale. Piatti semplici, profumati e molto ben fatti. Gradiamo molto la misticanza nel cestino di pasta fillo. Ilde, che di solito non rinuncia alla sua fama di Miss Tranchand, apprezza gli gnocchetti di patate dei Sibillini con ragù bianco e punte di asparagi e il vino fermo, bianco delle Cantine Fontezoppa. Il libro di Mariani, come era logico che fosse, ha dato un tocco di in più alla serata. Uno scambio di omaggi reciproci. E i libri? Dove sono i libri? Così dopo aver firmato centinaio di autografi ad Osimo, Mariani ricomincia a fare dediche. Le sue non sono firme, ma “brevi capitoli” (lo dice il suo editore, non io). Mariani ama conoscere le persone che vogliono leggere il suo libro. Fa così con tutti i suoi pazienti. Perché la migliore medicina è l’amore. Lo dice sempre Andrea De Carolis ai suoi ragazzi e ai suoi allievi: cucinando con amore si è già a metà dell’opera. La tecnica viene piano piano. Prima ci vuole passione. Sono le tre di mattina e siamo ancora lì a parlare e a mangiare un dessert di yogurt. Voglio essere presente alla nuova puntata del prossimo “Oggi cucino io”. Magari con Mariani e Ilde… chissà!

Sandwich Time è a Civitanova Marche in via Einaudi 214, tel 0733 816623. Per la cena è meglio telefonare. Per “durante il giorno” va bene a qualsiasi ora.

Carla Latini

Destinazione Marche: 50 anni di Vinitaly e un nuovo “Polo Enogastronomico”

in Mangiare e bere da

Il Padiglione 7 del Vinitaly così pieno non l’ho mai visto. Sono qui, a Verona, di lunedì. Il giorno classico destinato agli “operatori”. Ne riconosco molti ma vedo anche tanta “folla comune”. È inconfondibile. Non mi piace cominciare polemizzando e quindi mi fermo qui. Ma siccome sono sempre (ho fatto giuramento) dalla parte del produttore divento suscettibile e sensibile agli “sprechi”. Chi vuole capire ha già capito.

vinitaly tycheL’interesse per il vino italiano è in crescita. Lo dicono gli addetti ai lavori. I nostri vini marchigiani, grazie al lavoro lento e costante nel tempo di persone che sanno bene cosa stanno facendo e lo fanno bene, sono diventati indispensabili protagonisti nelle più belle cantine del mondo. “So’ soddisfazioni!”, direbbe Marcello Nicolini del Laghetto di Portonovo. Il primo che incontro accanto allo stand di Marco Caprai. Pure lui al 7. Mi precipito al primo piano nello spazio Imt. C’è la stampa che conta, tant’è che incontro Valentina Conti del Messaggero, riunita per ascoltare nuovi progetti e progetti realizzati. Sulla “Terrazza delle Marche”, così la chiamano gli affezionati, la cucina è in mano a Errico Recanati. Con lui Ramona e tutto lo staff. C’è Neri Marcorè, simpatico e disponibile. C’è Moreno Cedroni, frizzante come sempre. C’è Carlo Cambi, un mito. C’è Tiziana Forni, il naso marchigiano che lavora e vive a New York. Bello rivederla. Alberto Mazzoni, insieme al sindaco di Jesi Massimo Bacci, annuncia l’apertura, questa estate, del “Polo enogastronomico” di cui faranno parte TreValli Cooperlat (fregiata della certificazione Qualità Marche per il latte), consorzio Casciotta d’Urbino Dop, BovinMarche, Con Marche Bio, consorzio Vini Piceni, istituto marchigiano Tutela Vini, associazione Maccheroncini di Campofilone Igp, consorzio tutela Oliva Ascolana del Piceno Dop, consorzio del Tartufo di Acqualagna e delle Marche. Con loro aderiscono al Polo altri quattro soggetti: l’agenzia dei Servizi del settore agroalimentare delle Marche (Assam), il consorzio Frasassi che gestisce le grotte, l’agenzia di viaggi Esitur ed il centro agroalimentare San Benedetto del Tronto.

Nel frattempo si materializza, come d’incanto, un buffet stellato che ha l’eleganza e l’allegria dei colorati e ghiotti antipasti di Andreina, insieme alle idee culinarie che Errico si è inventato con i prodotti e i produttori del prossimo “Polo enogastronomico”. La Terrazza è strapiena. Vedo facce note, molto note, di “non marchigiani”. Saluto e abbraccio Elio Ghisalberti e Andrea Grignaffini. Per i colti lettori di guide e riviste d’elite, Elio e Andrea sono tra le firme più interessanti del panorama della critica eno-gastronomica italiana. Sono qui, nella “Terrazza Marche” per la riunione interna di una famosa guida. Con Elio e Andrea altri colleghi da ogni parte d’Italia. Bell’occasione. Complimenti a chi l’ha creata!

montecappone monteschiavo vinitalyScendo insieme ai miei amici di Malta, Marco e Benji (interessati al verdicchio), e provo a passeggiare fra i produttori. Sgomito rende meglio l’idea. Bello il nuovo stand di Monteccapone. Gianluca Mirizzi e la moglie sono sorridenti e instancabili. Monteschiavo è un’altra tappa e ci vado con Mirizzi. Mosè Ambrosi di Fontezoppa ha gli occhi di un bambino a Gardaland. ambrosi e cambi vinitalyIntravedo Angela Velenosi e il suo staff tutto al femminile. Che donna questa donna: se le Marche del vino volano così in alto lo devono anche a lei. Da lei c’è Mauro Uliassi. E a produttori eclettici e lungimiranti come Stefano Antonucci. Lo stand di Santa Barbara è assolutamente sold out. La mia amica Luciana è bloccata lì da due giorni e non ha visto ancora nulla intorno. Errico Recanati ha “rappresentato” le Marche in cucina per tutta la fiera che si è conclusa con un pranzo, chi c’è stato mi ha confermato quanto sto per scrivere, nel quale il nostro ha raccontato i piatti in abbinamento ai vini della Cantina dei Colli Ripani, di Velenosi, Tenuta De Angelis, Tenute del Borgo, Cantina Offida, Carassanese Vinicola, Costadoro, Vinicola del Tesino e Moncaro. Un menu studiato per l’occasione e solo per i tantissimi privilegiati intervenuti: gambero con sapa, perle d’aceto e aromi; crocchetta di latte di baccalà; sgombro marinato con stracciatella delle Marche e polvere d’oliva; pizza di baccalà; rotolo di fegato grasso arrostito, caprino e visciole; marshmallow con alici di San Benedetto, ripassato nella paprika.

Esco e fuori, in fondo ai padiglioni 7 e 8 c’è il camion/cucina di Marco Caprai. Gianfranco Vissani e i suoi sono dietro i fornelli. Passo a salutare e porto i saluti dei marchigiani. Prima di andare faccio una fila di quasi mezz’ora per prendere un caffè e una bottiglietta d’acqua al padiglione 11, dove c’è un bar degno di essere chiamato tale (in mezzo a tanto vino è assolutamente impossibile trovare dell’acqua!). Ho aperto con una polemica e chiudo con un’altra. Amo Verona, è una città bellissima. Ma i giorni del Vinitaly diventa invivibile. Si passa più tempo in coda in macchina, taxi o bus navetta che dentro alla fiera. Cambi di direzione, vigili affaticati. Si inciampa su marciapiedi che sono così da sempre. Con una polvere/terriccio che è terribile quando piove e quando c’è il sole. L’ho sempre scritto e pensato e non c’è verso che una nuova “impostazione” di questa struttura mi faccia cambiare idea. Leggete i pensieri di Oliviero Toscani. Lui è molto diretto e tagliente. Purtroppo dice la verità. Ancora di più, quindi, sono grandi grandi i nostri marchigiani che, pazienti e contenti, sorridono e versano i loro magnifici vini e raccontano, coinvolti e commossi, le loro storie più belle dalla vigna alla cantina, dall’enologo alla bottiglia. Moltissimi, ora, votati al biologico, biodinamico e vegano… Bevete marchigiano!

Carla Latini

Scanzi conquista Ancona: “Mi nutro di curiosità e…verdicchio, mentre sono allergico alla superficialità”

in Cultura da

Lo vedi da lontano e lo riconosci subito. E’ Andrea Scanzi. Fuori dalle cornici sia televisivi che degli schermi pc e degli smartphone, è disponibile e pronto alla battuta. Lo incontriamo durante lo spettacolo “Fuochi sulla collina” (QUI l’articolo), omaggio a Ivan Graziani con il figlio Filippo. Qui, nell’aula magna del Polo universitario Monte Dago dell’Università Politecnica delle Marche, Andrea Scanzi si sente subito a suo agio. Ed è naturale e piacevole intervistarlo (sotto il video).

Andrea, sei un professionista eclettico giornalista, scrittore e attore su temi vari, dalla musica alla politica, dallo sport alla cucina. Frutto di un animo inquieto e di un irrecuperabile curioso?

<<Entrambe le cose. Sicuramente sono curioso. Sono sempre stato uno che se si innamorava o se si interessava di un argomento poi doveva studiarlo e sviscerarlo. Se mi piaceva un artista dovevo conoscere a memoria tutta la sua discografia; se mi piaceva uno sport dovevo sapere tutta la sua storia e così con il vino, con la politica e con qualsiasi cosa. E’ una maniera per restare attivo. Al tempo stesso probabilmente è anche qualcosa che dipende da me: non riesco a stare per troppo tempo fermo. Sono una persona che si annoia in fretta di tutte le cose e quindi il fatto di cambiare e saltellare da un argomento all’altro mi aiuta molto. Non ce la farei a scrivere soltanto di politica così come soltanto di musica. Aggiungo che sei stato garbato a non aver usato la parola “tuttologo”, un falso problema che abbiamo soltanto in Italia. Cioè è un concetto tipicamente italiano questa idea che un giornalista o uno scrittore debba per tutta la vita parlare di un argomento solo. Ribadisco che, per fortuna, non scrivo solo di politica>>.

In un’epoca in cui si leggono più notizie che libri c’è il rischio che si possa diventare sempre più superficiali nel pensiero?

<<C’è un grande rischio. Quello che secondo me l’Italia ha sempre avuto e anche per colpa di ciò si spiegano tante derive. Non dimentichiamoci che è un Paese che ha sempre letto poco, che non ha mai fatto la rivoluzione e che ha sopportato per anni o per decenni dei politici spesso impresentabili. In questo momento storico che è del tutto particolare, perché abbiamo assistito e stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica e anche dell’informazione, c’è un aspetto positivo: grazie alla rete tutti possono informarsi, tutti possono emergere, possono farsi leggere e possono scrivere. Però c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ovvero, la sensazione di poter avere tutto spesso si traduce in un “leggo soltanto i titoli”, in un “mi fermo alla superficie, non vado mai alla profondità”. Questa rischia di essere un po’ l’epoca della grande superficialità, del non andare mai a fondo e del fermarsi al “titolone”. Ed è un peccato perché se fai così sei convinto di sapere tutto ma non sai bene niente>>.

Prendendo a riferimento un pensiero di Pessoa, che dice come un’epoca di molti talenti non vale un’epoca di un solo genio. Un’epoca, aggiungo, dove sono nati tanti talenti ma sono diminuiti i geni.

<<Di geni li vedo sempre di meno e, tutto sommato, vedo anche pochi talenti. Li vedo nel cinema, nello sport, nel giornalismo (si spera) ma non li vedo tantissimi nella musica. Qualche talento ancora c’è nel nostro Paese, che è meglio di quanto lo si racconti nonostante quello che vive tutti i giorni>>.

Cosa ti lega alle Marche, intendo come luoghi o persone?

<<Mi legano alcuni amici che ho da anni, per esempio a Civitanova, e mi lega il fatto che io nelle Marche mi sono sempre sentito a casa. Parlo di quella sensazione che mi capita non sempre, ma per fortuna spesso, di trovarmi subito a mio agio. Poi ci sono dei ricordi. Per esempio quando scrissi il secondo libro sul mondo del vino, che si intitolava “Il vino degli altri”, facevo dei viaggi nelle regioni e nel mondo. Uno dei più belli fu legato alle Marche e fu legato ad un produttore di Verdicchio. Fu una grande scoperta. Come piccolo tasto dolente in questi anni nelle Marche a livello teatrale sono venuto pochissimo. Su 240 date credo di averne fatte 4, o comunque non arriviamo a 5. Uno dice, “perché ce l’hai con le Marche?” No, non è così, semplicemente gli spettacoli si fanno dove il teatro e la stagione ti cerca. Evidentemente e del tutto legittimamente (ma non per scelta mia) le Marche mi hanno voluto poco. Forse perché non sono secondo loro interessante o c’è qualcosa che non funziona. La data di Ancona mi riempie di gioia perché finalmente torno in questa regione e spero di tornarci un po’ più spesso>>.

Kruger Agostinelli

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L’unicità di Ivan Graziani attraverso le parole di Andrea Scanzi e le note del figlio Filippo

in Cultura da

Ivan Graziani al Bar Torino di Ancona 1982Frugavo nella confusione dei miei ricordi come un gatto randagio in cerca di cibo. Ho ritrovato un 45 giri rarissimo dell’Anonima Sound, una foto in cui giovanissimo andai a trovare con lui i mitici amici (Gualtiero, Argento e l’indimenticabile Rita) nello storico bar Torino di Ancona e il flashback di una memorabile partita a biliardino in cui in coppia con Anna vincemmo inspiegabilmente contro di lui. E la musica? Quella proprio non ho bisogno di ricordarla, è sempre lì presente, immune dall’effetto del tempo. Un punto di equilibrio avanzato fra il sound dei cantautori e il rock. Mentre nei suoi testi, descrizioni capaci di immaginare ambientazioni e personaggi da film d’autore. In poche parole, “il tuo sorriso e tuoi capelli, fermi come il lago” descrizioni che ubriacano la fantasia di ognuno di noi.

Ah dimenticavo, sto parlando di Ivan Graziani e di come mi stavo preparando ad assistere al suo omaggio grazie a “Fuochi sulla collina”. L’evento fa parte della rassegna davvero lodevole dal titolo “S4U Storie e Suoni all’Università”, promossa dalla Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Amat. Filippo Graziani talentuoso custode dei gioielli sonori di famiglia, propone in acustico un repertorio di inestimabile valore. Un valore aggiunto che si moltiplica all’ennesima potenza, grazie alla narrazione convincente ed appassionata di un Andrea Scanzi magnifico, diciamo in sintonia con la gremita Aula Magna di Ateneo “Guido Bossi”. Una sorta di credibile John Keating in “Attimo fuggente”. E l’ovazione finale ed infinita del pubblico ne è stata l’inevitabile conclusione. Tutto questo mentre Filippo continua con dei bis alla sua maniera ed Andrea, tanto per rimanere in tema con il finale del film che ho citato, si allontana dopo aver detto “grazie!” con il suo sguardo rivolto in basso.

Kruger Agostinelli

Foto di Federico De Marco

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Ai “Sapori di Ostra” si incontrano gusti e profumi di chi produce cose buone

in Mangiare e bere da

Uniamoci e partiamo! Così si saranno detti, diverso tempo fa, i produttori di cose buone di Ostra e dintorni. Insieme si vince. E loro, appunto tutti insieme, è quello che vogliono fare. Ostra è conosciuta come la città del miele. Ma soprattutto la città della Lacrima. Vitigno unico e tutto marchigiano.

sapori di ostraHo incontrato i “Sapori di Ostra” il 17 marzo alla Lanterna di Fano. Flavio Cerioni è un ospite straordinario e generoso. Elide, la cuoca sua moglie, ha creato un menu che profuma di Ostra dall’antipasto al dolce. In verità gli antipasti sono stati i produttori stessi. La formula vincente di queste serate tematiche è quella di mettere in diretto contatto produttori, prodotti e consumatori interessati. Pubblico colto che per svariati motivi (vi spiegherò poi il perché) partecipa con slancio. Si parte, entrando, da destra, con i frantoiani, Livieri, Zannotti e Ceccacci. Che fanno assaggiare in purezza o con pane locale (buonissimo) i loro blend e le loro monovarietali, raggia e tenera ascolana. A seguire i legumi ceci, cicerchia e fagioli sempre di Ceccacci che saranno protagonisti del menu di Elide. E poi i mieli di Gianni Guazzarotti. Un mito, lui. Che affascina e coinvolge i presenti intrattenendoli con gli argomenti “fantastici e favolosi”, nel vero significato di queste parole, sulle proprietà uniche della pappa reale e sulla vita complessa e organizzata degli alveari. Sui sentimenti delle api. Gianni è un folletto delizioso e so che non si offende se lo scrivo.

Prima di arrivare a salumi e formaggi è doverosa una tappa ai vini, Cantina Mezzanotte, Az Agr Larisa, Conti di Buscareto. La Lacrima la fa da padrona. Mi perdonino gli altri. Stasera bevo Lacrima in tutte le sue declinazioni. Dalle bollicine al fermo. Chiudono il percorso formaggi e salumi. Pittalis ci fa assaggiare pecorino e misto stagionato e meno stagionato. Valmisa lonza, salame Fabriano, sopressato e salsiccia. La cioccolata Vittoria sarà la regina del dessert di Elide insieme al miele di Gianni. Esperti della terra, del mare, del vino e della vita eno-gastronomica marchigiana raccontano alternandosi quanto è importante per tutti legarsi a fil doppio al consumo ragionato di prodotti veri che hanno dietro il volto sorridente di chi li fa con infinito amore. Ci sono io in veste di appassionata enogastronoma e di questo ringrazio Flavio. Ci sono anche per Tyche. Ovvio. C’è Corrado Piccinetti che quando lo senti parlare di mare e di pesci rimani incantato (lo rivredemo a breve su Linea Blu su Rai1). C’è Alfredo Antonaros che con il suo eloquio armonioso e musicale (Alfredo ha una capacità innata di usare le parole come fossero note musicali) dà ad ogni prodotto la sua storia. C’è Ettore Franca, presidente di Olea. Con lui i nostri oli extra vergine non hanno più segreti. Comincia la cena. Elide si rivela una grande. Ma ancora non ci crede. Dopo gli chef che hanno animato il Giro d’Italia dei Sapori diciamo tutti, e siamo sinceri, che lei è veramente una bravissima cuoca. Con i ceci e i fagioli fa due paste che inducono i presenti a fare il tris. Pasta e ceci e pasta e fagioli, che volete di più dalla vita? Poi adagia un filetto di muggine (pesce poverissimo e buonissimo) su una crema di cicerchia accanto a verza e pomodorini arrostiti. Il dolce è un classico di Elide: ricotta lavorata alla siciliana su cestino croccante al miele di melata (una novità per tutti) e salsa di arancia caramellata… e alla fine l’uovo di Pasqua fondente e al latte sempre della Cioccolateria Vittoria. Portato a tavola con il carrello come fossero confetti alla fine di un matrimonio. Un matrimonio che sarà sicuramente prolifico perché i convenuti interessati per motivi diversi, chi per lavoro e quindi per acquistare e vendere, chi per pura passione, chi per proporre le sue creature e cercare di unirsi al gruppo, faranno in modo che “Sapori di Ostra” cresca e si riproduca.

Vi aspetto alla prossima il 18 aprile, sempre alla Lanterna, con Maurizio Urso, presidente di Italcuochi Sicilia e di Eurotoques per il Giro d’Italia dei Sapori. Non dovete perderlo! Per info 0721.884748 – 335.367446 – info@allalanterna.com

Carla Latini

 

 

Paolo Ruffini fra divertimento e buoni sentimenti. Show al Donoma, con Dado e Macchini in mezzo al pubblico

in Donoma Civitanova/Eventi da

Paolo Ruffini Tyche Friday_063Il contatto fisico con il pubblico piace davvero a Paolo Ruffini. Il suo show arriva al Tyche Friday, il venerdì live del Donoma di Civitanova, e distribuisce buonumore e buoni sentimenti per tutti. Il suo linguaggio schietto toscano ben si sposa con il marchigiano degli intervenuti e, come anticipato in un’intervista a noi concessa o più astutamente con uno slogan preso in prestito dal buon Piero Massimo Macchini, “finalmente benvenuti al Centro”. Il tutto per ribadire le risorse, la simpatia e la piacevolezza di questo pezzo di Italia. Paolo Ruffini parte subito in mezzo alla platea, quasi fosse un enorme bar in cui si incontrano gli amici nuovi e vecchi in piazza. Battute per tutti e l’invito a farsi foto con lui prima, durante e dopo. Nessun filtro, non ci sono isterie da star in questa notte targata Tyche Friday. Un gioco delle coppie, quasi stile villaggio vacanze in cui si cercano di evidenziare le differenze che da sempre dividono paradossalmente uomini e donne. Si parla apertamente di sesso coniugale e si ride dei protagonisti ma anche di noi stessi. Poi, pur non essendo ancora quarantenne, Ruffini si immerge nella nostalgia dei luoghi comuni che appartenevano alla sua fanciullezza. Quello che allora sembrava banale, è divenuto un caldo ricordo. Una sorta di recupero del senso di appartenenza alla famiglia e dei valori tradizionali. Proprio lui, apparentemente sociopatico ed in voga con successo su tutte le attuali piattaforme tecnologiche, ha sete e fame di buoni sentimenti. Proiettati anche i suoi leggendari video con doppiaggi buffi sulla base di tanti film. Proprio quel cinema che lo ha fatto sempre sognare e che omaggia in un gioco collettivo con il pubblico, il gran finale dello show. Ognuno deve nominare il titolo di un film e lui magicamente ci crea un monologo. E mentre cita e lega i titoli, indica con un dito chi l’aveva suggerito. Tutto questo per dimostrare non solo la sua ottima memoria, ma il suo rispetto all’ascolto di ciò che i suoi fans dicono. Applausi cui segue uno spettacolo nello spettacolo: da “Eccezionale veramente” lo vengono a trovare due concorrenti, Stellina dagli Abruzzi e il nostro marchigiano Piero Massimo Macchini. A sorpresa arriva anche Dado: il cabarettista, appena finito il suo spettacolo nel vicino teatro Rossini, e si unisce alla festa per Ruffini. Ecco il Tyche Friday, sempre più avvolgente e punto d’incontro per un venerdì notte da protagonisti nella riviera adriatica. E ora ancora quattro spettacoli importanti per chiudere la prima stagione. Venerdì 8 aprile tocca alla prima del musical “I Love Music”, firmato Salvatore Lattanzi con la regia di Giacomo Moresi. Da non perdere.

Kruger Agostinelli

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Paolo Ruffini paladino della comicità stile “Benvenuti al Centro”. L’intervista aspettando Tyche Friday

in Senza categoria da

Paolo Ruffini lo rintraccio telefonicamente e mi adopero per parlare con lui di tutto. Parlare del “senso della vita”, poiché mi ricorda una sorta di Monty Python toscano. Le sue sono risposte acute e mai scontate, che ci permettono di farvi conoscere un po’ di più questo personaggio, che dimostra di sapersi districare bene fra schermo e palcoscenico. In attesa di vederlo protagonista venerdì 1 aprile al Tyche Friday, show live del Donoma di Civitanova.

Paolo Ruffini, per un artista eclettico come te chi vince nell’eterno conflitto fra palcoscenico e schermo?

<<La cosa che credo mi diverta di più è stare sopra il palcoscenico, per un semplice fatto che lì hai la possibilità di trovarti di fronte ad un pubblico, mentre la televisione non ti permette ovviamente questo tipo di rapporto diretto. Il palco è una responsabilità. Chi fa questo mio lavoro si sente insignito di un dovere nel confronti del pubblico che per assistere allo spettacolo decide di uscire di casa, la sera, e magari piove pure! Poi il teatro è una delle forme di comunicazione più costose. Se però dovessi farti una classifica non saprei cosa scegliere, perché anche il cinema mi lusinga molto. Ecco, è un po’ come scegliere la stanza più importante di una casa. Tutte sono utili a seconda della giornata!>>.

Siamo in tempi di guerra. Pensi che un sorriso possa essere ancora un buon antidoto?

<<E’ una risorsa, una terapia, è una soluzione fondamentalmente. Sarebbe bello riuscire a far abbassare un’arma con un sorriso, ma non sempre ci si riesce. Per me il modo migliore per risolvere la violenza è sempre con una carezza o un abbraccio. La violenza è molto spesso determinata dalla mancanza di amore, una parola che nel mondo è ormai quasi desueta. Tanti anni fa si diceva che l’amore era una parola banale, ma è ora talmente banale che manco la si sente più pronunciata. In realtà non è banale: è una parola semplice come bontà. E’ una strana razione dell’essere umano. Se per la strada vediamo due ragazzi che si baciano ci scandalizziamo ma se quei due ragazzi si picchiano siamo pronti a tirare fuori il telefonino per riprendere la scena>>.

Quasi una citazione alla John Lennon. Cambiamo discorso: non ci sono troppi toscani comici in questo periodo?

<<Non credo, dici? Credo invece che la hit spetti sempre al sud in quanto a comicità. Nel cinema i risultati più straordinari ce li hanno Alessandro Siani, Ficarra e Picone, Checco Zalone o Vincenzo Salemme, per citarti alcuni nomi. Non i comici del centro o del nord. Nei comici meridionali c’è una grande musicalità e capacità di accaparrarsi il favore del pubblico. Quanto sarebbe bello fare anche un “Benvenuti al Centro” sul grande schermo!>>.

A proposito di “regionalità”. Cosa ti fanno venire in mente le nostre Marche? Hai aneddoti legati a luoghi o persone?

<<Sì, ho belle situazioni legate a dei teatri che ho avuto modo di scoprire a Fermo, a Senigallia o alla bellissima arena all’aperto a Porto Recanati. E’ bello per me visitare una regione così viva anche dal punto di vista comico. E, come in tutta l’Italia, c’è una grande tradizione enogastronomica. Sono un appassionato di cucina e di vino>>.

Giorgio Montanini, quello di Nemico Pubblico, ha detto che <<l’esperienza di Zelig e Colorado dal punto di vista artistico è stata totalmente negativa. L’impostazione dei due programmi è basata su “Questo in Tv funziona, questo non funziona”. Invece la prima domanda che dovrebbero porre un comico è: “Hai qualcosa da dire?”>>.  Cosa ne pensi di questa affermazione ora che ti tocca giudicare i giovani aspiranti su “Eccezionale veramente”?

<<Tu prima mi citavi John Lennon. Io ricambio con Madre Teresa, quando diceva “Non invitatemi mai ad una manifestazione contro la guerra ma se ne organizzate una a favore della Pace, invitatemi”. Ecco, io sono stanco di essere sempre contro qualcosa, mi piace essere invece a favore. Non mi riferisco a lui o a nessuno, ma detesto la spocchia abbinata alla comicità: non c’è una comicità giusta o una sbagliata. Questo perché “Una risata ci seppellirà” ed una risata è una risorsa. Non voglio difendere nessuna trasmissione, ma non mi piace quando si giudica il pubblico che la guarda. Non credo che la comicità deve dire sempre qualcosa ma può anche essere fine a se stessa. Se poi è in buona fede non può essere mai sbagliata. Non deve quindi avere sempre un contenuto, anzi tante cose che mi fanno ridere non ce l’hanno proprio. Montanini è molto pungente, estremamente colto e fa una grande satira, ma ognuno ha la sua peculiarità. Non mi piacciono le classifiche tanto che non credo che Bombolo valga sempre meno di Stanlio e Ollio o Franco e Ciccio meno di Alberto Sordi. Tutti i comici sono belli. Anche ad “Eccezionale veramente” faccio davvero fatica a giudicare perché la risata è la cosa più soggettiva del mondo. Basti pensare che l’autore dell’ “Inno del corpo sciolto”, una canzone sulla merda, ha dopo qualche anno vinto un Oscar con un suo film sull’Olocausto… Il pregiudizio è sempre sbagliato, soprattutto nello spettacolo e nell’arte>>.

Promuovi ora il tuo spettacolo del primo aprile. Cosa proporrai al pubblico di Tyche Friday, il venerdì live del Donoma, con il tuo Paolo Ruffini Show?

<<Più che uno spettacolo il mio è un happening. Io lavoro sempre interagendo con il pubblico. Sarà quindi uno spettacolo in totale divenire, un’occasione collettiva e conviviale, dove non si va ad assistere ad uno show ma ad un evento sempre irripetibile, cambiando ogni sera il pubblico. C’è un’interazione dove accadono delle cose, dove invito tutti a tenere cellulari accesi e a sentirsi a proprio agio come a casa. Poi succederanno delle cose che riguardano cinema, magia, sogni e ci sarà anche spazio ad un’irriverenza legata alla sana, sanissima, voglia di prendersi in giro, che molto spesso ci viene a mancare nella quotidianità>>.

Pesci d’aprile inclusi?

<<Mah, speriamo che i pesci siano fritti. Mi piace molto il fritto, anche se so che fa male!>>.

Kruger Agostinelli

PAOLO RUFFINI 1 APRILE 2016 DONOMA CIVITANOVA

Show 15 euro compresa consumazione (ingresso al club dalle 23)

Area Club: Cena servita disco + tavolo + show = 40 euro

Area Ristorante: Cena Servita alla carta (prezzo menu + 10 euro per Show oppure 20 euro Show + tavolo)

Donoma Sound Theater and Food, via Mazzini 43, Civitanova Marche (MC)

Info e prenotazioni 0733 775860

Dopo mezzanotte e mezza, Formula Disco con dj’s Davide Domenella & Aldo Ascani Donne ingresso gratuito – Uomo 10 euro (compreso consumazione)

 

Non è Pasqua senza pizze di formaggio! Ecco le ricette per tutti i gusti

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pizza formaggio 2Ebbene sì! Pizze al plurale perché ogni marchigiano ha la sua ricetta. Da mamma, zia e zia acquisita ai fornai/pasticceri (più fornai che pasticceri) fino ai venditori di cose buone. Passando per il libro cult di Marcella Hazan, che si chiama Marcella Cucina. Un cult quasi come lei. O da mia nonna Agnese, jesina doc, e dalla ricetta tramandata, fino a mia mamma Marisa.

Ma chi è Marcella Hazan? La musa/cuoca di tutti i gourmets americani. Dopo Giulia Child è arrivata lei. Un’elegante e gentile signora, curiosa e tenace. La marchigiana pizza di formaggio è una delle tante ricette italiane tipiche che Marcella ha “semplificato” e reso di facile realizzazione. Nel 1996 abbiamo passato insieme tre giorni a cavallo di Pasqua. Io, Marcella, suo marito Victor e la mia famiglia. Tre giorni a girare le Marche alla ricerca della ricetta perfetta. Abbiamo infornato su due piani di casa e tre forni. Riempito congelatori. E poi lei ha deciso. Quella della mia mamma è la ricetta che ha pubblicato su Marcella Cucina e si chiama Osimo Easter’s Cheese Bread. Ci credete che me ne sono accorta solo oggi, dopo 20 anni? Parlando con mamma e ritrovando il libro di Marcella.

Questa pizza ha origini pastorali e contadine. Cominciamo con la ricetta di nonna Agnese raccontata da mamma. Per poche persone lei impasta 3 uova, 1/2 etto di lievito di birra sciolto in mezzo bicchiere di latte tiepido, con 1/2 bicchiere di olio evo, sale e pepe, 75 g di pecorino e parmigiano grattugiato e 50 g di emmental o gruviera a scaglie, un pizzico di zucchero e farina quanto basta. È il suo occhio a decidere quando è ora di infornare e di sfornare. Zia Maria Grazia (zia Mariola per tutti) ha conservato la ricetta della mamma e me la racconta così: <<Gli ingredienti, in genere, sono sempre quelli ma io metto il doppio di emmental e pecorino e quando la voglio più ricca al posto dell’olio uso il burro. La porto a tavola la domenica di Pasqua con la frittata con le erbette che è tipica di Jesi. Se vai da Ivo trovi i mazzetti già pronti>> (Ci sono andata. Ivo, via San Giuseppe al numero 22 , per la cronaca, è un frutta e verdura piccolo che si approviggiona dalle campagne).

Zia Leonella a Polverigi (la zia acquisita), invece la fa con solo pecorino romano grattuggiato e tanto pecorino fresco. Qualche consiglio per il procedimento? Ma che domande? Ad occhio! La Osimo Easter’s Cheese Bread è famosa, oltre che per la pizza di Osimo nel libro di Marcella Hazan, anche per la ricetta di Natalina che Marisa della Tavernetta fa in versione arricchita con noci e nocciole che con il formaggio “cantano”. Natalina non usava emmental o gruviera così come tanti che addirittura denunciano il fatto che era impossibile, negli anni passati, reperire formaggi svizzeri. Quindi l’introduzione “estera” è stata fatta in tempi moderni. Forse perché, come mi racconta sempre Marisa, l’emmental e la gruviera non reagiscono al lievito e all’impasto, non colorano di rosso la pizza e non si sciolgono al calore. Fanno, invece, quei buchi golosi e “formaggiosi”. Al posto degli “svizzeri” Marisa mette il pecorino a latte crudo a scaglie, e grattugiati romano e parmigiano. Qualche goccia di Varnelli firma la marchigianità della sua pizza.

pizza formaggio 3D’accordo con Marisa sugli “svizzeri’” è il nostro Flavio della Lanterna di Fano. Lui, fedele alla vecchia ricetta, inserisce pezzi di pecorino fresco in abbondanza. Fa meno buchi “spettacolari” ma si riconosce al morso quando la pasta si fa più morbida e saporita. Per Gabriele di Bontà delle Marche ad Ancona la pizza di formaggio vuole la formula del doppio misto. Che non è un torneo di tennis ma il mix equilibrato dei formaggi grattugiati che devono essere uno più stagionato ed uno meno stagionato. Sia Gabriele che Marisa vi offrono la pizza intera, a metà, a spicchi. Tradizione vuole che venga “consumata” durante la prima colazione della mattina di Pasqua con salumi, il salame che ha finito di stagionare e la prima lonza dell’anno. I più audaci la gustano con la coratella d’agnello e la frittata strapazzata con verdure fresche tipo mentastro, borraggine e aglio da taglio. Da non confondere con il mix jesino che contiene anche erbe selvatiche sconosciute i cui nomi sono dialettali tipo caciarola ecc… Se siete parchi, e ne dubito, la pizza di formaggio rimane in dispensa fino a dopo le feste. Di solito si secca. Ed ha un suo fascino anche nel momento della “decadenza”. Ideale per zuppe di verdure e legumi trova il suo apice culinario sbriciolata, scaldata in padella e usata come “parmigiano” su spaghetti al pomodoro o aglio e olio e quello che volete voi.

Mentre la mente mi lavora e impasta la pizza di formaggio faccio una pausa e saluto un amico delle Marche che si chiama Lorenzo Cantoni. Un cuoco umbro giovane e molto capace. Umbertide è la sua città d’origine. Lorenzo ha lavorato la stagione scorsa da Marcello al Laghetto di Portonovo ed ama la nostra terra. Con lui c’è Daniele Lo Cicero. Panettiere, pasticcere, romano e suo socio. Di cosa volete che parliamo? Ma di pizza di formaggio. Così ho anche la versione umbro/romana che prevede lo strutto al posto dell’olio evo. Daniele usa la farina Manitoba adatta ai dolci che lievita più facilmente, uova, latte e cinque diversi tipi di formaggi. Pecorino stagionato, parmigiano, pecorino romano, pecorino viterbese, provola dolce e tanto pepe nero in grani.
A Pasqua ogni panetteria, gastronomia marchigiana, umbra e laziale ha sul banco, insieme alla classica Colomba e alla pizza dolce pasquale (sembra un panettone ma non lo è), la pizza di formaggio. Che sarà sempre e solo artigianale perché l’industria con tutto “sto” formaggio non rischia la conservazione. Buonissime sono quelle classiche tradizionali di Lombardi, sempre ad Osimo, di Cilè a Loreto. Anche i ristoranti si allineano alla tradizione e troverete versioni mignon assolutamente deliziose. Una fra tutte quella di Andreina che si pappa in un boccone.

Sono certa di aver dimenticato qualcuno e qualcosa e di non avre reso giustizia a “tutte” le pizze di formaggio della nostra terra. Scrivetemi su Tyche la vostra che la pubblico molto volentieri. Buona Pasqua!

Carla Latini

(Nella foto la pizza di formaggio di Elide Pastrani, della Lanterna di Fano)

 

 

 

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