Tag archive

Osimo

Maria Letizia Gardoni: da “Un Podere sul Fiume“ alla presidenza di Coldiretti Giovani

in Mangiare e bere/Senza categoria da

Maria Letizia Gardoni Coldiretti TycheCosa vuoi fare da grande? «O la guardia forestale a cavallo o vivere e lavorare in una fattoria». Era “piccina piccina” ed aveva già le idee molto chiare l’attuale presidente dei Coldiretti Giovani Impresa. Maria Letizia Gardoni, “Titti“ per gli amici, conduce il suo “Un Podere sul Fiume”, ad Osimo.

Si trova a due passi da casa mia. Dire che la conosco da quando aveva 3 anni, forse meno di 3 anni, è doveroso e (orgoglio di mamma!) sono felice di scrivere su di lei. Che da “piccina piccina” è diventata una splendida donna, bella fuori ma ancora di più bella dentro. Me la ricordo quando il nonno la portava all’asilo. Lei e la mia Teresa, le più piccole e le più caparbie. Sarà stato il nonno a farle sentire subito il profumo ed il sapore della terra? Voglio credere che sia così.

Quando è scattata la “voglia di campagna”?

«Credo di averla sempre avuta. Sono cresciuta in campagna, circondata da verde e animali. Da piccola, come ben sai, volevo fare o la guardia forestale a cavallo o avere una fattoria tutta mia. Ho studiato, ho fatto il classico, l’Università, scienze tecnologiche agrarie. Poi, un giorno mentre ero in aula, ho sentito una spinta dentro, fra cuore e pancia. Dovevo dare un altro senso alla mia vita».

E quindi?

«Mi sono alzata (come in un film n.d.r.), sono uscita dall’aula, sono tornata a casa. Ho riorganizzato le idee e ho deciso di investire in un terreno proprio accanto a casa mia. Dieci ettari che volevo diventassero miei. Il mio podere sul fiume. E si chiama proprio così. Avevo 19 anni. Ho provato subito il piacere unico di toccare e lavorare la terra con le mie mani. Qui ho cominciato a coltivare frutta e ortaggi seguendo il disciplianare macrobiotico».

Vicino al biologico, biodinamico, fammi capire…

«Molto di più. La filiera macrobiotica è molto rigida. Nasce dal pieno rispetto della terra e della natura. Si avvale di antiche varietà recuperate, si basa sul concetto dell’autoriproduzione di alcuni semi, seguita con molta cura. È un modello agricolo quasi perfetto che credo possa salvare l’agricoltura italiana. Dobbiamo puntare i piedi con competenza. Credere che coltivazioni alternative fra i meravigliosi filari di un frutteto possano essere un modello agricolo da seguire».

Nelle Marche, a Macerata, sapevo che ci sono esempi interessanti, vero?

«Sì è vero. C’è il Guru della macrobiotica, che ancora non conosco ma che seguo nei suoi insegnamenti. Si chiama Mario Pianesi. Lui ci spinge verso il recupero dell’educazione alimentare. Verso un benessere naturale. Un benessere che riguarda la qualità del cibo e la qualità della vita delle persone. Il ruolo del contadino diventa così strategico e determinante per la nostra salute».

I contadini, gli agricoltori, vengono spesso accusati di “inquinare”, condizionati dall’industria?

«Ecco perché dobbiamo puntare i piedi. Voglio far capire agli agricoltori, e i giovani sono tutti su questa strada, che non si tratta di un’attività agricola e basta. Si tratta della vita di ognuno di loro. Sono loro che vivono la loro terra. Tempo fa ci si condizionava in campagna con gli interventi (nitrati spesso) chiamati a calendario. Anche se il campo era sano si interveniva ugualmente. Quel calendario ha fatto molti danni. Oggi i coltivatori hanno preso coscienza di essere i primi tutori e responsabili del loro territorio. Una terra da lasciare alle generazioni che verrano. Una terra sana».

Ecco che arriva l’anima combattiva che conosco in te. Come ti senti in questo ruolo così importante e di grande responsabilità?

«Fare la presidentessa dei Giovani Coldiretti mi entusiasma ogni giorno di più. All’inizio ero un po’ smarrita. Come è normale che sia. Oggi cresco con loro. Sono più di 70mila giovani fra i 18 e i 30 anni. Preparati, colti, pieni di energia, di voglia di fare e di idee. Che facciamo generosamente circolare. È una fucina sempre in attività. Li sostengo, li difendo, li appoggio e li aiuto in ogni modo. Ora sono serena e il mio lavoro va molto bene».

Torniamo ai frutti macrobiotici della tua terra. Che canale di vendita seguono?

«Tutti i canali che desiderano distinguersi e fare dell’alimentazione una sana alimentazione. Un’alimentazione che previene e ti fa stare bene. Sono i ristoranti, i punti vendita, i centri macrobiotici. Dove non si mangia e basta, ma si fa cultura alimentare».

A proposito, cosa mangia Maria Letizia Gardoni?

«Tutti i prodotti sani della terra che abbiano una “carta di identità”. Amo il riso integrale che coltivano miei amici in nord Italia. Lo abbino alle verdure del mio orto. Mangio sempre e solo stagionale. Mi faccio il pane in casa, che mi viene benissimo. Mi “nutro” di olio extra vergine marchigiano. Dei formaggi dei nostri allevamenti. E poi, girando l’Italia agricola, ci scambiamo i prodotti a e posso godere della bontà delle tante varietà antiche recuparate. Dagli ortaggi alla frutta, dai legumi ai cereali, dalle carni ai formaggi. Il meglio che la biodiversità italiana ci offre».

Grazie Maria Letizia, è stato bello parlare con te. Andiamo insieme a trovare Mario Pianesi un giorno?

«Con molto piacere! Grazie a te».

Carla Latini

 

Le Stanze di Carlotta a Osimo, un b&b per tutte le stagioni

in Itinerari da

Carlotta è la prima labrador vissuta in questo posto ed i padroni Luca Zamparini, Nunzia ed Iva Marchegiani hanno voluto ricordare così l’affetto incondizionato di un cane molto speciale. Ora le Stanze di Carlotta è un b&b immerso nel verde che sente scorrere il fiume accanto. Percorrendo in macchina la strada che da Campo Cavallo di Osimo porta a Casenuove, sempre di Osimo, all’altezza del cartello che indica il rione Cucchiarello, a sinistra, c’è una freccia, Le Stanze di Carlotta. Una strada bianca vi farà attraversare un ponticello sul fiume, altre due curve, un grande cancello, un prato curato, alberi grandi che sanno la storia del posto. Al centro, una casa colonica che, come gli alberi, porta con sé ricordi passati. Rimessa a nuovo con grande delicatezza. Iva mi accompagna a vedere le stanze che sono tre. Molto ben arredate, confortevoli, dolci nei sussuranti colori pastello. C’è Carlotta, c’è Isis e c’è Blue. Luca le ha pitturate personalmente e Iva ne cura la biancheria. I bagni sono molto chic e profumati con le essenze giuste per tutte lei stagioni. In ogni camera c’è tutto quanto si possa desiderare per qualche giorno di assoluto relax, in mezzo al verde.

Isis e Blue sono in giardino e sono le altre labrador allevate da Luca. Corrono felici nel prato insieme a Saih e Matì. Ma niente paura! Se amate questi animali meravigliosi per voi sarà un relax doppio. Coccolati dalle loro attenzioni e dalla loro voglia di giocare. Se però il vostro stato d’animo del momento preferisce diversamente, Luca porterà le quattro “ragazze” a casa loro. Una casa di legno dove si muovono ugualmente felici. Nunzia collega gli ospiti con il mondo esterno e, soprattutto con il paese. Ho già scritto di Nunzia, Iva e Luca quasi un anno fa raccontando agli amici di Tyche del ristorante Gvstibvs nella piazza del Comune (QUI). Un luogo che farà da tramite al vostro soggiorno anche per raggiungere altre mete, che sia arte, spettacolo, cibo, vino, mare e musica. Tornando, la sera d’estate, a Le stanze di Carlotta, potreste trovare ad aspettarvi un aperitivo eccellente e, “stravaccati” su divanetti “morbidosi”, gusterete le scelte di Nunzia in fatto di vini e di Luca in fatto di cibo. L’altra sera ho assaggiato salumi e formaggi da non dimenticare.

Alla mattina, che il vostro soggiorno osimano sia di lavoro o di piacere, c’è la prima colazione con succhi di frutta “veri”, confetture, pane caldo, torte, croissant e maritozzi, latte fresco, caffè appena macinato e ogni tipo di the. Voi chiedete a Nunzia il giorno prima e vi sarà dato. Infine Iva sarà la vostra “cicerona” aggiornata su cosa succede in città e nei dintorni. Per esempio non sapevo, ed ora lo sapete anche voi, che con il biglietto della mostra di Sgarbi al Palazzo Campana si può avere lo sconto per visitare la casa di Leopardi e viceversa. Sconto piccolo, ma quando c’è uno sconto cresce la voglia di provare, anche se vi fermate a pranzo o a cena da Gvstibvs presentando il biglietto della Mostra.

Per prenotare una Stanza di Carlotta potete chiamare Nunzia al 366808947, al fisso 071 715604 oppure scrivere a info@lestanzedicarlotta.it. Buon soggiorno osimano!

Carla Latini

Oggi cucino io, ospiti a sorpresa per la festa di fine corso da Sandwich Time

in Mangiare e bere da

Sono le coincidenze che la vita per fortuna ci regala. Potevo immaginare che i miei amici di Sandwich Time, Andrea De Carolis e Marco Paniccià, fossero dei fans del dottor Mauro Mario Mariani? Potevo immaginare che la mia amica Ilde Soliani, il naso più ispirato che conosca, volesse conoscere il dottore?

Oggi cucino io Mariani e IldeLo ammetto. Vi ho fatto venire il mal di testa. Vado per ordine. Mercoledì 6 aprile ad Osimo al teatro la Nuova Fenice c’è stata la presentazione-spettacolo del Tao dell’alimentazione di Mauro Mario Mariani, già celebrato da me QUI. Il giorno stesso c’è stata la festa di fine corso di “Oggi cucino io” di Sandwich Time (ve l’ho già raccontato QUI). Sempre mercoledì 6, nel pomeriggio, alla stazione di Ancona arriva Ilde Soliani (sapete già chi è). Voglio stare con tutti, vedere lo spettacolo di Mariani, mangiare e festeggiare da Sandwich Time. Mi si stavano intrecciando le idee quando, qualche giorno prima, lo stesso Andrea mi risolve il problema. <<Vi aspettiamo dopo lo spettacolo>>. Ed io: <<Ma faremo molto tardi>>. <<Noi vi aspettiamo>>, mi risponde Andrea. Apprezzo commossa la soluzione di Andrea De Carolis (i cuochi, si sa, sono abituati a cucinare a qualsiasi ora) e la inoltro ai miei amici, che accettano felici. Più che un dopo teatro è stato quasi un “prima dell’alba”. Ma il piacere di stare insieme e conoscersi reciprocamente ha superato la barriera della stanchezza.

Oggi cucino io MarianiMariani ha rilasciato interviste personali e raccontato aneddoti. Noto con piacere che il menu, già preparato per la festa di fine “Oggi cucino io”, è come Mariani comanda. Fresco, locale e stagionale. Piatti semplici, profumati e molto ben fatti. Gradiamo molto la misticanza nel cestino di pasta fillo. Ilde, che di solito non rinuncia alla sua fama di Miss Tranchand, apprezza gli gnocchetti di patate dei Sibillini con ragù bianco e punte di asparagi e il vino fermo, bianco delle Cantine Fontezoppa. Il libro di Mariani, come era logico che fosse, ha dato un tocco di in più alla serata. Uno scambio di omaggi reciproci. E i libri? Dove sono i libri? Così dopo aver firmato centinaio di autografi ad Osimo, Mariani ricomincia a fare dediche. Le sue non sono firme, ma “brevi capitoli” (lo dice il suo editore, non io). Mariani ama conoscere le persone che vogliono leggere il suo libro. Fa così con tutti i suoi pazienti. Perché la migliore medicina è l’amore. Lo dice sempre Andrea De Carolis ai suoi ragazzi e ai suoi allievi: cucinando con amore si è già a metà dell’opera. La tecnica viene piano piano. Prima ci vuole passione. Sono le tre di mattina e siamo ancora lì a parlare e a mangiare un dessert di yogurt. Voglio essere presente alla nuova puntata del prossimo “Oggi cucino io”. Magari con Mariani e Ilde… chissà!

Sandwich Time è a Civitanova Marche in via Einaudi 214, tel 0733 816623. Per la cena è meglio telefonare. Per “durante il giorno” va bene a qualsiasi ora.

Carla Latini

Non è Pasqua senza pizze di formaggio! Ecco le ricette per tutti i gusti

in Senza categoria da

pizza formaggio 2Ebbene sì! Pizze al plurale perché ogni marchigiano ha la sua ricetta. Da mamma, zia e zia acquisita ai fornai/pasticceri (più fornai che pasticceri) fino ai venditori di cose buone. Passando per il libro cult di Marcella Hazan, che si chiama Marcella Cucina. Un cult quasi come lei. O da mia nonna Agnese, jesina doc, e dalla ricetta tramandata, fino a mia mamma Marisa.

Ma chi è Marcella Hazan? La musa/cuoca di tutti i gourmets americani. Dopo Giulia Child è arrivata lei. Un’elegante e gentile signora, curiosa e tenace. La marchigiana pizza di formaggio è una delle tante ricette italiane tipiche che Marcella ha “semplificato” e reso di facile realizzazione. Nel 1996 abbiamo passato insieme tre giorni a cavallo di Pasqua. Io, Marcella, suo marito Victor e la mia famiglia. Tre giorni a girare le Marche alla ricerca della ricetta perfetta. Abbiamo infornato su due piani di casa e tre forni. Riempito congelatori. E poi lei ha deciso. Quella della mia mamma è la ricetta che ha pubblicato su Marcella Cucina e si chiama Osimo Easter’s Cheese Bread. Ci credete che me ne sono accorta solo oggi, dopo 20 anni? Parlando con mamma e ritrovando il libro di Marcella.

Questa pizza ha origini pastorali e contadine. Cominciamo con la ricetta di nonna Agnese raccontata da mamma. Per poche persone lei impasta 3 uova, 1/2 etto di lievito di birra sciolto in mezzo bicchiere di latte tiepido, con 1/2 bicchiere di olio evo, sale e pepe, 75 g di pecorino e parmigiano grattugiato e 50 g di emmental o gruviera a scaglie, un pizzico di zucchero e farina quanto basta. È il suo occhio a decidere quando è ora di infornare e di sfornare. Zia Maria Grazia (zia Mariola per tutti) ha conservato la ricetta della mamma e me la racconta così: <<Gli ingredienti, in genere, sono sempre quelli ma io metto il doppio di emmental e pecorino e quando la voglio più ricca al posto dell’olio uso il burro. La porto a tavola la domenica di Pasqua con la frittata con le erbette che è tipica di Jesi. Se vai da Ivo trovi i mazzetti già pronti>> (Ci sono andata. Ivo, via San Giuseppe al numero 22 , per la cronaca, è un frutta e verdura piccolo che si approviggiona dalle campagne).

Zia Leonella a Polverigi (la zia acquisita), invece la fa con solo pecorino romano grattuggiato e tanto pecorino fresco. Qualche consiglio per il procedimento? Ma che domande? Ad occhio! La Osimo Easter’s Cheese Bread è famosa, oltre che per la pizza di Osimo nel libro di Marcella Hazan, anche per la ricetta di Natalina che Marisa della Tavernetta fa in versione arricchita con noci e nocciole che con il formaggio “cantano”. Natalina non usava emmental o gruviera così come tanti che addirittura denunciano il fatto che era impossibile, negli anni passati, reperire formaggi svizzeri. Quindi l’introduzione “estera” è stata fatta in tempi moderni. Forse perché, come mi racconta sempre Marisa, l’emmental e la gruviera non reagiscono al lievito e all’impasto, non colorano di rosso la pizza e non si sciolgono al calore. Fanno, invece, quei buchi golosi e “formaggiosi”. Al posto degli “svizzeri” Marisa mette il pecorino a latte crudo a scaglie, e grattugiati romano e parmigiano. Qualche goccia di Varnelli firma la marchigianità della sua pizza.

pizza formaggio 3D’accordo con Marisa sugli “svizzeri’” è il nostro Flavio della Lanterna di Fano. Lui, fedele alla vecchia ricetta, inserisce pezzi di pecorino fresco in abbondanza. Fa meno buchi “spettacolari” ma si riconosce al morso quando la pasta si fa più morbida e saporita. Per Gabriele di Bontà delle Marche ad Ancona la pizza di formaggio vuole la formula del doppio misto. Che non è un torneo di tennis ma il mix equilibrato dei formaggi grattugiati che devono essere uno più stagionato ed uno meno stagionato. Sia Gabriele che Marisa vi offrono la pizza intera, a metà, a spicchi. Tradizione vuole che venga “consumata” durante la prima colazione della mattina di Pasqua con salumi, il salame che ha finito di stagionare e la prima lonza dell’anno. I più audaci la gustano con la coratella d’agnello e la frittata strapazzata con verdure fresche tipo mentastro, borraggine e aglio da taglio. Da non confondere con il mix jesino che contiene anche erbe selvatiche sconosciute i cui nomi sono dialettali tipo caciarola ecc… Se siete parchi, e ne dubito, la pizza di formaggio rimane in dispensa fino a dopo le feste. Di solito si secca. Ed ha un suo fascino anche nel momento della “decadenza”. Ideale per zuppe di verdure e legumi trova il suo apice culinario sbriciolata, scaldata in padella e usata come “parmigiano” su spaghetti al pomodoro o aglio e olio e quello che volete voi.

Mentre la mente mi lavora e impasta la pizza di formaggio faccio una pausa e saluto un amico delle Marche che si chiama Lorenzo Cantoni. Un cuoco umbro giovane e molto capace. Umbertide è la sua città d’origine. Lorenzo ha lavorato la stagione scorsa da Marcello al Laghetto di Portonovo ed ama la nostra terra. Con lui c’è Daniele Lo Cicero. Panettiere, pasticcere, romano e suo socio. Di cosa volete che parliamo? Ma di pizza di formaggio. Così ho anche la versione umbro/romana che prevede lo strutto al posto dell’olio evo. Daniele usa la farina Manitoba adatta ai dolci che lievita più facilmente, uova, latte e cinque diversi tipi di formaggi. Pecorino stagionato, parmigiano, pecorino romano, pecorino viterbese, provola dolce e tanto pepe nero in grani.
A Pasqua ogni panetteria, gastronomia marchigiana, umbra e laziale ha sul banco, insieme alla classica Colomba e alla pizza dolce pasquale (sembra un panettone ma non lo è), la pizza di formaggio. Che sarà sempre e solo artigianale perché l’industria con tutto “sto” formaggio non rischia la conservazione. Buonissime sono quelle classiche tradizionali di Lombardi, sempre ad Osimo, di Cilè a Loreto. Anche i ristoranti si allineano alla tradizione e troverete versioni mignon assolutamente deliziose. Una fra tutte quella di Andreina che si pappa in un boccone.

Sono certa di aver dimenticato qualcuno e qualcosa e di non avre reso giustizia a “tutte” le pizze di formaggio della nostra terra. Scrivetemi su Tyche la vostra che la pubblico molto volentieri. Buona Pasqua!

Carla Latini

(Nella foto la pizza di formaggio di Elide Pastrani, della Lanterna di Fano)

 

 

 

La maturità creativa dei Negramaro: “Uno stimolo per rinnovarsi”. E ad Ancona è (quasi) sold out

in Giornalista e dintorni/Senza categoria da

Continua l’amore di Ancona per i Negramaro: biglietti a ruba con qualche disponibilità ancora al botteghino per gli ultimi indecisi che domenica 15 novembre vorranno assistere allo show al PalaRossini. Ben venticinque i brani che verranno spalmati in un concerto che, dopo uno spettacolare intro, prenderà il via con “Sei tu la mia città”. Prendiamo al volo alcune confidenze con il tastierista Andrea Mariano. Ecco di seguito l’intervista.

Il tour è partito alla grande e c’è voglia di sentirvi da ogni posto dell’Italia. Mi domando: dopo quindici anni di attività c’è il timore di invecchiare? Oppure sentite i benefici della maturazione?

<<Il timore no. Questo “invecchiamento” per noi si trasforma in maturità. E’ più in generale un discorso che abbraccia chi è a contatto con la creatività, con l’arte: tutto diventa infatti occasione per mettersi in gioco, mettersi in discussione. La maturità permette di rinnovarsi, perché i tempi cambiano. Bisogna decifrare i nuovi messaggi che arrivano dal pubblico, i gusti, le tendenze e tutto quello che ci accade intorno. Per noi questa maturazione rappresenta un forte stimolo. Ovviamente non andiamo mai a ripeterci con cose già dette e cerchiamo di stimolarci con nuove composizioni, con l’allestimento di un tour e con tutto quello che riguarda il nostro mondo musicale>>.

Ai Negramaro va anche l’Oscar per saper collaborare con gli altri colleghi italiani. Sul programma “Unici” di Rai 2 erano concordi con questo anche De Gregori e Elisa, Biagio Antonacci e Neri Marcorè. Pure Patty Pravo ed Emma. Insomma ci potrebbe essere il preludio per un’importante operazione di collaborazione artistica italiana. Ci avete mai pensato?

<<Siamo sempre stati “trasversali”, nel senso che non abbiamo mai avuto pregiudizi per quanto riguarda generi della musica italiana e internazionale. Attraverso i contatti che si stringono durante il percorso, sono nati rapporti partiti dall’amicizia e in molti casi sfociati in collaborazioni importanti. Penso a Jovanotti, a Elisa e in ultimo, a Biagio Antonacci. Biagio ci ha chiesto di arrangiare la sua “Liberatemi”: un pezzo intoccabile per noi, ma siamo riusciti a catturare il suo entusiasmo. Le collaborazioni accadono. A noi piacciono perché rappresentano anche queste forti stimoli che arrivano. Assorbiamo un po’ di energie da altri artisti e ne trasmettiamo un po’ delle nostre. Non bisogna allora escludere il fatto di pensare alle collaborazioni in maniera più consistente, anche perché “La rivoluzione sta arrivando” è stato un lavoro un po’ più “puro”. Abbiamo deciso di rimanere legati ad un concetto intimo e personale, quindi credo ci sarà spazio in futuro per progetti con molti amici>>.

Il vostro concerto include in scaletta ben 25  brani. Sono tutte vostre canzoni o avete inserito qualche omaggio ad altri artisti?

<<L’omaggio che ormai è diventato quasi un cavallo di battaglia alla pari dei nostri singoli è “Meraviglioso”. Un brano che appartiene al Dna dei Negramaro. Per il resto ci saranno nostri pezzi con l’inserimento di parti strumentali per rendere più fluido lo show. Allo spettacolo abbiamo voluto dare un aspetto molto cinematografico, non a caso ci sono delle proiezioni. Quasi una colonna sonora della parte visual>>.

Ricordi o aneddoti che vi fanno venire in mente gente o luoghi marchigiani?

<<Io personalmente ne ho uno che è legato ad Osimo, gemellata con il mio paese d’origine, Copertino, che è anche quello di Giuliano. Quindi ogni volta che ci troviamo in zona andiamo a visitare la cittadina, che è bellissima. Inoltre ad Osimo si trova la salma del santo patrono del nostro paese, San Giuseppe da Copertino. Nel nostro primissimo disco, che ora non si trova più in circolazione, c’è un disegnino di Giuliano, stilizzato, in un angolino della pagina, raffigurante proprio san Giuseppe da Copertino. E’ il Santo dei voli, ci ha portato fortuna. Ad Ancona sono legato per uno dei primi concerti che abbiamo fatto in un club, il Barfly, nel 2005. Eravamo appena usciti da Sanremo ed è stato uno dei nostri primi sold out. Non ci aspettavamo una così grande partecipazione>>.

Tyche ogni mese filosofeggia con i suoi ospiti su di una parola. Questo mese è VITA. Cosa significa per te VITA?

<<In questa momento mi piace legare il concetto di vita a quello di rivoluzione. Non per riportare il discorso per forza al disco, ma effettivamente nella vita ognuno ha bisogno costantemente di una piccola grande rivoluzione. Nei momenti in cui si fanno delle scelte c’è bisogno di coraggio. Io ho affrontato la mia rivoluzione credo a 20 anni, quando ho scelto di vivere di musica. Ora sto godendo dei frutti. Quindi la vita è piena di rivoluzioni>>.

Negramaro ad Ancona. Domenica 15 novembre 2015 ore 21 al PalaRossini. Prevendite su TicketOne e Ciaotickets. In caso di posti esauriti online saranno disponibili altri biglietti direttamente al PalaRossini domenica dalle 18 fino ad esaurimento posti. Dalle 19 apertura cancelli.

Kruger Agostinelli

Luca Zamparini ed il “Naso di Carlotta”: una bella storia di solidarietà

in Cultura da

La sensibilità del cuore di un cuoco è spesso molto grande, complice anche il calore dei fornelli. Questa che sto per raccontarvi è una storia bella, commovente e vera. Luca Zamparini (vi ho già scritto di lui QUI) conduce con la moglie Nunzia e la cognata Iva, il Ristorante Gvstibvs ad Osimo.

Da diversi anni, ormai, è il presidente dell’Associazione “Il Naso di Carlotta” ed è istruttore di cani adatti ad essere compagni/amici di disabili. Mi raccontava che, con accanto un cane ben addestrato e, assolutamente gioioso, la persona coinvolta diventa autonoma al 70% e rende più serena anche la vita di tutta la famiglia. Lo slancio con cui vi scrivo queste cose belle mi viene dalla grande soddisfazione che Luca e Nunzia hanno avuto il 25 settembre scorso quando il Rotary dell’Alto Fermano ha organizzato nella splendida cornice di Villa Serita a Penna Sangiovanni (MC) una conviviale Interclub Rotary Alto Fermano Sibillini il cui tema era “Il cane da supporto fa la differenza tra la dipendenza e l’indipendenza”. Presenti moltissime personalità del mondo rotariano e del mondo cinofilo, come il presidente dell’Enci, e delle istituzioni locali: Luca Zamparini de “L’Associazione Il naso di Carlotta” di Osimo- Ancona , l’istruttore cinofilo Tommaso D’Angelo del centro cinofilo “Canis sapiens” di Sorrento accompagnati dal loro maestro Luca Rossi direttore tecnico del “Centro studi del Cane Italia” di Salsomaggiore Parma. Dopo i saluti di rito dapprima si sono sviluppate tutte le tematiche relative alla formazione del cane da supporto, quali sono i benefici, le peculiarità caratteriali e di razza, poi l’aspetto tecnico e la preparazione fino poi alle dimostrazioni pratiche. Con Isis, labrador di 4 anni, si è portato a conoscenza del folto pubblico presente tutto ciò che può fare un cane preparato a 360 gradi: caricare la lavatrice, accendere e spegnere la luce, aiutare nelle vestizione, raccogliere oggetti. Ma il clou della serata è stato il piccolo Claudio, bambino di 12 anni affetto da atrofia muscolare spinale (Sma) che con la sua golden retriever Lady di 18 mesi, ha commosso e impressionato l’intera platea, che ha potuto constatare con mano a quanta indipendenza può portare un cane ben preparato ma soprattutto che diventa una compagnia insostituibile: dedizione, amore puro, gioia e vita. Il Rotary, nella persona del presidente Sandro Pacioni e dei suoi più stretti consiglieri, ha voluto fortemente questo incontro per poi impegnarsi in un progetto pluriennale nella formazione di cani che andranno a supportare disabili. La prima adozione è stata fatta proprio in questa serata ed è Emma piccola border collie di 5 mesi che sarà preparata per E.C. di Osimo.

Grande soddisfazione per Luca Zamparini istruttore cinofilo e presidente della Associazione “Il Naso di Carlotta”: sono veramente emozionato, finalmente dopo aver bussato a tante porte qualcuno ha creduto in questo progetto che veramente può cambiare la vita a chi già è sfortunato, ringrazio tutto il gruppo del Rotary Alto Fermano e Sibillini e in special modo Sandro Pacioni per la benevolenza, la disponibilità, la discrezione con il quale ci hanno accolti e ringrazio il mio amico e collega Tommaso che con il piccolo Claudio e la sua famiglia ci hanno raggiunto da Sorrento e Luca Rossi che con la sua professionalità ed esperienza segue sempre il nostro lavoro e la nostra formazione. Con il Rotary si è fatto il primo passo per “l’indipendenza”. Si replica l’11 novembre. Prendete nota.

Carla Latini

Alla Lanterna di Fano: a tavola con le “autorità”… della forchetta

in Mangiare e bere da

Flavio Cerioni è un anfitrione dalle idee vulcaniche. Direi una sorta di oste, uomo di sala, albergatore riflesso nei tempi che corrono. Elide in cucina, sua moglie, è una mano raffinata ed energica. Qui, Alla Lanterna a Fano, si mangia il pesce più fresco della zona ed ogni prodotto lascia nel piatto il segno della sua tracciabilità. Flavio, che da uomo intelligente conosce i ‘suoi limiti’, si avvale di amici esperti di eno-gastronomia, mare, terra e storia della cucina italiana sia per ragionare insieme nuovi piatti (la domenica potete trovarli seduti al tavolo delle decisioni mentre degustano prove o nuovi ingredienti) sia per rendere diverse le “solite” serate a tema. Le tipiche serate ormai già viste e riviste dove il produttore, spesso di vino, racconta la sua azienda, dove un altro produttore, magari di miele, parla delle sue api e così via.

Da Flavio le serate a tema hanno un aspetto ancora più ludico. Gli esperti che possono essere Alfredo Antonares per l’enogastronomia, Fiorenzo Giammatei per la storia della cucina italiana e Fiorenzo Piccinetti per il mare ed i suoi abitanti, vengono prima presentati e poi si siedono a turno a tavola con i partecipanti. Ogni tavolo quindi avrà sempre un paio di posti volutamente vuoti per ospitare uno di loro. In questo modo i clienti superano la barriera della timidezza e della vergogna e se vogliono sapere qualcosa di più di un piatto, di una ricetta classica o di un pescato possono chiedere liberamente e senza microfono. Una cantica, immancabile, accompagna il conviviale. Ma il produttore è “obbligato” da Flavio a parlare del territorio, della collina, della vigna, del vino e poi della sua azienda. Il tema delle serate di quest’anno è stato: i prodotti del mese. La stagionalità di mare e terra. Ogni volta in cucina con Elide, oltre ai ragazzi che vedete in foto che si chiamano Patrick, Matteo e Davide, c’è una guest star ospite. Un cuoco invitato perché identificato con un prodotto di pregio. Per la serata del mese di agosto (fatta il 9 settembre perché Flavio non aveva ancora avuto l’ispirazione!), c’era il tartufo nero e non poteva mancare l’amico di mille scorribande culinarie Alberto Melagrana del Ristorante del Furlo. Dalle sue mani “uovo pochè con crema di patate al tartufo nero estivo e ventresca croccante di tonno”.

Queste serate hanno il pregio che se vuoi che non finiscono mai. Il 9 settembre abbiamo fatto le due e mezza. Lo scopo, insiste sempre Flavio, non è quello di far cassetta con il locale pieno per l’occasione, ma di fare cultura fra i suoi clienti. Di farli crescere ancora di più. Perché possano apprezzare una cucina fatta di grandi ingredienti ben lavorati e rispettati. Sembra retorica vero? Ed invece non lo è. <<Devo portare via i clienti alle multinazionali del cibo spazzatura>> spara a zero Flavio senza timore. <<Non ho fatto ferie e non ne faccio da tanto. Le mie ferie sono le soddisfazioni che mi prendo o anche le arrabbiature. Con queste so che sto costruendo…>>. In queste serate si accendono dibattiti che rendono vivo lo stare a tavola insieme. Se volete essere informati seguite la pagina Facebook di Alla Lanterna o iscrivetevi alla loro newsletter tramite il sito. Per metà novembre è gia sold out una serata top. Che è top secret ancora per poco…

Carla Latini

Alla Tavernetta di Osimo il ciauscolo “stellato”

in Senza categoria da

Ad Osimo non si dice: sono stato alla Tavernetta. Si dice sono stato da Marisa e Rossano. In verità si dice da Marisa. Tanto Rossano non si arrabbia. È consapevole del suo aspetto un po’ burbero che fa tanto personaggio. In fondo ha il cuore tenero come uno dei tanti ciauscoli che affollano il bancone refrigerato della Tavernetta. Tanti? Sì, tantissimi se si parla di ciauscolo. Ne ho assaggiati almeno tre. Uno, il mio preferito perché mi sto accorgendo che con l’età che avanza sto diventando tradizionale (non tradizionalista), è molto morbido, spalmabile, pallido quasi rosa e con una punta di aglio e di affumicato accentuata. Il secondo, che pare abbia vinto premi su premi (e ci credo) è sempre molto morbido, spalmabile, più colorato e quindi menu rosa, l’aglio non si sente quasi per niente, l’affumicato invece si. Il terzo è il fratello del secondo ma più stagionato e più piccolo. Sembra quasi un salame. Tutta questa disquisizione sul ciauscolo per farvi capire con chi avrete a che fare quando varcherete la soglia della Tavernetta. Qui non ci sono salumieri o salumai. Qui ci sono Marisa e Rossano. I loro gusti ed il loro palato. Infallibile. Vogliamo parlare di burro? Di burrata? Di bufala? Vogliamo andare in Francia? Austria? Spagna? Tornare in Italia con la migliore selezione di prosciutti mai vista. Ed io ne giro di locali simili! Il giorno dopo trovi ancora la chicca del giorno prima insieme ad un’altra chicca nuova. Marisa gira, cerca, telefona, prova. Volevo stupire i miei ospiti a Ferragosto provocandoli con gelato e panettone al posto del dessert? Ma dove lo trovavo ad Osimo o ‘in Ancona’ un panettone il 14 Agosto? Marisa non è che per caso hai un panettone? Non prendermi per matta! E lei senza scomporsi né fare commenti:<<Ne ho solo uno e sotto vetro. È mio!>> Conoscendola e non l’avesse avuto mi avrebbe detto: <<se me lo dicevi un paio di giorni fa te l’avrei fatto io>>. Diavolo di una donna che ha la forza, il tempo non credo ma ce lo mette ugualmente, per fare pizze di formaggio (straordinarie), torte, crostate, pizze e focacce.

Il resto lo sceglie insieme a Rossano. Quindi il pane viene dall’Aquila, dalle Marche e ce n’è per tutti i gusti e le tasche. Perché, fate bene attenzione, la Tavernetta è una boutique molto raffinata e colta ma ci sono prodotti per tutte le tasche. A dimostrazione che si può vendere con intelligenza e comprare nello stesso modo. Se per caso vi dovesse servire il burro di cacao per cucinare (quello con cui si spennellano anche i grissini qualora foste dei già vaccinati masterchef) o le scorzette di cedro candite (quelle vere e buonissime) chiamate Marisa. Lei, santa donna, risponde sempre e vi dirà: <<Sì ce l’ho, no non ce l’ho ma dammi due giorni e farò in modo di averle…>>. La Tavernetta del Corso è in piazza Dante ad Osimo. C’è anche un comodo parcheggio. Per sentire Marisa: 071 714727. Se vi organizzate per tempo potete fermarvi per un aperitivo e per una cena. Salumi, formaggi, pizze salate, dolci ed ottimi vini (la Tavernetta è anche enoteca) vi saranno serviti nella “tavernetta” al piano di sotto.

Carla Latini

Gvstibvs a Osimo, per apprezzare i sapori marchigiani anche con la complicità di Vissani

in Senza categoria da

De Gustibus non est disputandum. Così la pensavano gli antichi romani. In pratica, sui gusti non si discute. Ognuno ha i suoi. Ed io, quando ho il piacere di stare nella mia piccola Osimo (un paese incantevole che qualche volta vorrei visitare da turista) mi fermo a mangiare qualcosa di buono ed a bere bene da Gvstibvs. Con le u alla romana, cioè v. Abbiamo inaugurato Gvstibvs – scrivo abbiamo perché ho seguito con vicinanza e affetto tutto il lavoro fatto per arrivare fino a qui – tanti anni fa. Il destino aveva voluto che anche Gianfranco Vissani fosse con noi. Ma chi sono i Gvstibvs? Nunzia a Iva Marchegiani, rispettivamente sorella maggiore e minore, seguono la sala, il servizio ed il bar. Nunzia si dedica ai vini che qui hanno etichette locali importanti. Da Gvstibvs si beve molto bene. Luca Zamperini è il cuoco, nonché marito di Nunzia. Una mano benedetta che molte volte ha toccato la tentazione di cucine stellate. Una mano culinaria molto corteggiata dai grandi. Non a caso Vissani passava spesso di qua. Luca è sommelier, cuoco diplomato, pasticcere, gelatiere. E sa fare con grazia e inventiva ogni cosa. Che sia un coniglio in porchetta o un knoedel. Nunzia ha lavorato come sommelier in trentino prima di conoscere Luca e tornare all’ovile. I knoedel sono uno sei simboli del loro amore. A pranzo da Gvstibvs, che sta nella piazza principale del paese, si mangia anche velocemente e tradizionale. La sera Luca tira fuori la sua fantasia ed il menu a carta è intelligente e stimolante. Uomo dalle tante virtù Luca trova anche il tempo di allevare ed addestrare cani di razza perché siano utili amici a chi è meno fortunato di noi. La passione per queste deliziose bestiole e l’amore in genere per ogni tipo di animale ha contagiato l’intera famiglia Gvstibvs. Ieri a pranzo mi sono fatta fare: spaghettini con moscioli, capperi e pomodorini, tortillas con verdure (croccantissime all’interno!), brasato al vino rosso con purea di zucchine e carote. La carne era “un burro” e le due purea una bella idea come contorno. In cucina insieme a Luca ci sono due giovanissimi cuochi, Lorenzo Baleani e Enrico Maria Re. In sala con Nunzia e Iva c’è il sorriso delizioso di Caterina Busilacchi. Già laureata in lettere, per l’estate, cameriera tutto fare. La clientela di Gvstibvs non è solo osimana, nessuno è profeta in patria, ma viene da fuori e ritorna. Ci sono turisti dal mare che la sera fanno qualche minuto di macchina per mangiare al fresco della fontana. Magari dopo aver visitato le grotte. 9 chilometri di tufo sotto terra. Una meraviglia storica che testimonia il passaggio in città di vite umane sin dall’anno mille. Religiosi, templari, guerrieri, banditi, soldati, sfollati e miti. Da visitare assolutamente. Nunzia è ormai un oracolo della città e conosce e consiglia ogni posto da andare a vedere. Per fare due passi osimani dopo o prima di mangiare da Gvstibvs…

Carla Latini

 

Marco Santini va oltre la sviolinata

in Senza categoria da

<<Sai Kruger, ho deciso di chiedere pubblicamente alla mia fidanzata di sposarmi nel corso di uno spettacolo ad Osimo>>. Marco me l’aveva confessato, con una punta di legittima timidezza in redazione, nel pomeriggio in cui è stato ospite del Tyche Live (potete riviverlo QUI). Insomma niente a che fare con una “carrambata” televisiva: solo sentimento puro, condito dal frizzante piacere della sorpresa. <<Sono scelte che ti fanno diventare improvvisamente un principe azzurro per il pubblico femminile – mi racconta sorridendo – ma nel tempo stesso rischi di diventare un invadente esempio per la maggior parte del pubblico maschile>>.

Andiamo per ordine. Stiamo raccontandovi di Marco Santini, eccellente violinista, autore e direttore d’orchestra che alla fine del concerto di Ferragosto, all’interno del Duomo di Osimo, ha fatto una dichiarazione di matrimonio alla sua amata, Nicoletta Giorgi, di fronte ai 1200 intervenuti. Emozionata e felice, Nicoletta ha accettato l’anello che Marco, ovviamente inginocchiato di fronte a lei, ha donato come promessa d’amore.

Attenzione, non è stato uno show ma il gesto innamorato che Marco, dopo aver suonato per un’infinità di matrimoni, ha voluto dedicare a se stesso e alla loro futura vita insieme. << Un amore davvero nato per caso, durante un viaggio negli Stati Uniti, dove all’epoca Nicoletta, anche lei osimana, risiedeva>>.

E poi? Un lungo applauso fra la sorpresa e la commozione della sua gente in quell’indimenticabile sera di Ferragosto. Un amore bello che si spera sempre possa essere contagioso.

Kruger Agostinelli

Go to Top