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Taste, a Firenze il gusto si veste di raffinatezza. E le Marche sono protagoniste

in Mangiare e bere da

A Firenze ogni anno, alla Stazione Leopolda, c’è Taste. Questa è l’undicesima edizione. Non è una fiera, non è lo è mai stata. La definirei il miglior week end lungo eno-gastronomico italiano. Anche perché si svolge a Firenze ed è quindi una ragione buona e giusta per passare tre giorni in questa splendida città.

Lunedì 14 Marzo, Firenze è illuminata da un sole caldo e piacevole e mortificata da numerosi lavori in corso. Taste, che fa parte degli eventi organizzati da Pitti Immagine http://www.pittimmagine.com, è solo per i più raffinati gourmet. Quelli che hanno sempre voglia di stupirsi e che sono super preparati. Qualche volta pure troppo. È per gli addetti ai lavori. Quelli che hanno la vocazione di vendere e quelli che hanno, invece, quella di comprare. È per i produttori artigianali di cose buone e giuste. Per loro partecipare a Taste non è molto facile perché vengono fatte a monte delle selezioni “selettive” allo scopo di tenere sempre alto il livello. Inventore di Taste è il noto giornalista Davide Paolini. Per i fans, il Gastronauta. Una garanzia per chi va e per chi espone. L’atmosfera da “girone dei golosi” come l’ha definita Marzia Tempestini, giornalista e scrittrice fiorentina, mentre scambiavamo due parole con Giuseppe Cerasa, il direttore di Repubblica Roma, si crea, naturalmente, fra la gente che assaggia, beve, confronta. Il luogo affascinante e trasgressivo fa il resto. Ci vuole un fisico bestiale ed un palato allenato per reggere un’intera giornata di Taste. E mente lucida e attenta. Perché gli stimoli intellettuali che provengono dal “ring” sono numerosi e a ritmo serrato. Volutamente mi sono concentrata sui produttori. Sapete bene, se mi leggete, quanta ammirazione, rispetto e affetto nutro per chi la mattina si sveglia e sorride perché sta andando a lavorare. Solo dieci i marchigiani. Oppure sarebbe meglio scrivere i dieci marchigiani presenti con i loro stand hanno dato lustro alla nostra Regione e dimostrato il loro attaccamento ad usi, costumi, tradizioni e innovazioni. Per trovarli cammino per Taste con la testa in alto. Naso in su per cercare i nomi sopra gli stand. I produttori sono collocati in ordine sparso ma in catalogo, per fortuna, sono in ordine alfabetico. Il primo che incontro è Maurizio Curi (con me nella foto in home page). È qui con tutte le creazioni di frutta che proviene dalla sua terra. Confetture, sciroppate e succhi che portano il nome La Golosa www.lagolosacm.it. Fra le paste artigianali (a Taste ci sono i migliori artigiani di semola e uovo) incontro la Mancini che presenta la sua nuova linea bio integrale http://www.pastamancini.com/it/, la Filotea http://filoteapasta.com/ e la Spinosi http://www.spinosi.it/home_it/ (già vista anche a Tipicità). Noto, non so bene se con piacere o con qualche dubbio, che tutti gli espositori hanno concentrato le loro forze sulle confezioni. Sui packaging. Non sto parlando dei marchigiani ma di tutti in generale. C’è tanto packaging superfluo. Ma è una mia opinione. Assolutamente discutibile. Per i tartufi e derivati abbiamo Cagli contro Acqualagna. ItaliaTartufi http://www.italiatartufi.it/ e T&C funghi e tartufi https://www.truffle.it/ . Poi mi mi fermo da Mario Mercuri. Che coltiva e seleziona zafferano. www.zafferanopuroinfili.it e lo propone in tutte le declinazioni. Di fronte, sempre con il naso in su, leggo Osimo. La mia città. Coda Nera http://www.codanera.it/codanera presenta un salmone scelto e affumicato da professionisti del settore. In una scatola bianca e nera che colpisce. Fin qui ho visto e salutato produttori famosi e in ascesa che conosco di fama e come ‘prodotti’. Un amico romano, affinatore di formaggi nonché venditore, Sandro Tomei, mi chiede se conosco l’Angolo di Paradiso di Amandola http://www.angolodiparadiso.eu/ . Felice rispondo no. Allevamenti e formaggi che se riuscite, tanto Amandola è bella ed è a due passi, meritano una visita. A fine serata mi viene l’idea, malsana, di passare a ri-salutare tutti prima di andare. C’è così tanta folla, direi ressa, ad ogni stand che rinuncio. Non mi vedono nemmeno se lancio baci. Volevo prendere un caffè Perfero http://www.perferocaffe.it/ o provare uno dei loro infusi che mi intrigano parecchio ma rinuncio anche a questo… lo prenderò nelle Marche con calma.

Carla Latini

Officine Modelli: il lusso delle calzature marchigiane nel mondo

in Moda da

Claudio PostacchiniA grande richiesta mi trovo a riparlare, e lo faccio con molto piacere, con Claudio Postacchini. L’occasione per Tyche era stata “provocata” dalla comune amica Ilde Soliani (potete leggere tutto QUI). In questa sede voglio dare spazio alle idee di Claudio e dei suoi soci Luca Sabbioni e Massimiliano Caporali. Tre vite vissute intensamente nel mondo della moda che si sono incontrate nel progetto Officine Modelli srl. Chiedo a Claudio tutto quello che vorreste chiedergli voi. Come si fa a diventare, in così poco tempo, leader nel mondo della produzione di scarpe di lusso da uomo, con il marchio Carlo Pignatelli?

Claudio, come hai iniziato questa nuova storia con i tuoi soci?

<<La nostra storia è nata dopo una sfilata di moda Carlo Pignatelli a San Marino. Carlo aveva bisogno di alcune paia di calzature da uomo. A me, Massimiliano Caporali e Luca Sabbioni è venuta l’idea di fare delle calzature che potevano completare gli abiti stupendi della maison. Carlo ci ha detto che sarebbe stata una bellissima cosa. Così abbiamo fatto i modelli di calzature iniziali e già alla prima stagione di vendita abbiamo subito avuto un bel successo. Da lì in poi abbiamo raddoppiato le vendite mentre la Carlo Pignatelli le raddoppiava sugli abiti. Siamo cresciuti insieme con numeri eccezionali per l’Italia. Basti pensare che nel 2005, nel Belpaese si facevano circa 200mila matrimoni e noi insieme alla Pignatelli vendevamo 60mila paia di calzature a 60mila abiti da sposo. Un successo eccezionale in quanto avevamo il 30% del fatturato. Nel commercio è un dato fantastico di mercato. Oggi i matrimoni sono circa 150mila in Italia e noi, in un momento così difficile, abbiamo ancora il 20%. Che rimane sempre un dato fantastico>>.

Quali sono le eccellenze nella tua produzione?

<<Insieme alla calzature Carlo Pignatelli abbiamo creato dei nostri marchi, vedi Ishu e Labo Luxo. Mentre Ishu è una calzatura tecnologia sia nei materiali che nella realizzazione, fare Labo Luxo è stato come realizzare un sogno. Abbiamo cercato di creare una calzatura di alta qualità, tutta Made in Italy, sin dalla progettazione che nell’utilizzo di materie prime e manodopera tutta italiana. Abbiamo dato alla calzatura un indirizzo sartoriale di lusso, accessibile a tutti i clienti e/o a marchi che vogliono distinguersi dalla massa. Addirittura con le iniziali in oro o argento personalizzate cliente per cliente>>.

Il made in Italy davvero può farcela? All’esterno ancora ci guardano o la crisi ha ormai congelato il sistema?

<<Il Made in Italy può farcela sicuramente se da parte dei produttori e da parte del nostro governo ci sarà una comunione di intenti in leggi che difendano i prodotti della nostra terra e soprattutto che diano valore vero al Made in Italy. Perché secondo me il Made in Italy deve essere e può essere solo questo: progettazione in Italia, materie prime italiane, manodopera italiana e fasi di lavorazione tutte in Italia. Il tutto certificato e controllato al 100%. Questo purtroppo ad oggi non esiste ed e un peccato perché all’estero ancora abbiamo un appeal che però, se non metteremo presto un punto legislativo serio e professionale, perderemo>>.

Marche terra piena di risorse, a volte poco sviluppate. L’imprenditoria è ancora base del tessuto sociale?

<<Nelle Marche abbiamo un territorio dove per fortuna ancora oggi ci sono imprenditori di grande qualità e professionalità e che hanno voglia sempre di migliorarsi. Siamo un territorio importante di artigianalità e manifatturiera per la moda. Non è un caso che tutti i marchi più prestigiosi al mondo fanno fare la loro produzione alle nostre aziende. E’ grazie a loro e alla nostra capacità di inventiva e produttività che molte aziende ancora sopravvivono. Le Marche sono il vero volano della moda calzaturiera italiana. Non è un caso che la nostra azienda Officine Modelli è volutamente situata ancora al centro del nostro paese, Sant’Elpidio a Mare. E solo per informazione, le nostre calzature sono state indossate nel passato anche dalle squadre di calcio quali Juventus, Roma, Palermo, Valencia e dalla Nazionale Italiana grazie al marchio Carlo Pignatelli. Ad oggi disegniamo e produciamo per dei marchi importanti del lusso mondiale>>.

Ringrazio Claudio Postacchini e con lui tutti gli imprenditori che ce la stanno mettendo tutta per rimanere italiani.

Carla Latini

 

Un pullman di “Mariette” per Giuseppe Aversa. La magia del Giro d’Italia dei Sapori

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

Le serate del Giro d’Italia dei Sapori sono come la “scatola di cioccolatini della mamma di Forrest Gump”. Non sai mai quale piacevole sorpresa ti aspetta. Flavio Cerioni ed Elsa Mazzolini con la complicità di Alfredo Antonaros sanno perfettamente come stimolare la curiosità e appassionare gli affezionati frequentatori del Giro.

Arrivo verso le 19.30 e trovo Stefano Rufo (protagonista del precedente Giro di cui ho già scritto QUI). Scherzando gli chiedo se ho sbagliato serata. <<Sono qui per dare una mano a Giuseppe Aversa>>. Faccio due battute con lui per Elisabetta Podrini. Parliamo di pasta. Di spaghetti alla chitarra, di condimenti e dei suoi fantastici ravioli scapolesi. Poi ecco Giuseppe Aversa. Stella Michelin a Sorrento. La sua cucina viene percepita come solare, elegante, corposa, avvolgente, ironica. Come lui. Dalle prime parole di Giuseppe emergono sentimenti sinceri. Sentimenti che legano il territorio, il cibo e le emozioni delle persone. Sia di quelle che lo preparano che di quelle che lo mangiano. Giuseppe sogna un mondo migliore dove il tempo passato a tavola sia dedicato al rispetto e all’amore per noi stessi e gli altri. Mi sento avvolta da una strana e bella sensazione di calore. Questo sud cost to cost, fra Rufo e Aversa sta avendo il suo effetto. Ed ancora non ho bevuto le bolle che Lentieri ha gentilmente offerto. Stasera beviamo Franciacorta in una serata sorrentina. A conferma che qui, alla Lanterna di Fano, le piacevoli sorprese non finiscono mai. Stiamo per sederci a tavola e mi godo, con gli occhi, il menu. Bevo il primo vino Franciacorta brut. Cominciamo bene. Stiamo aspettando “Le Mariette” (che hanno aperto il Giro d’Italia dei Sapori di cui vi ho già scritto QUI). Hanno prenotato un pulmann solo per Giuseppe. Sono circa 60. Entrano come una sciame di api regine profumate di semola e farina. Riempiono la sala di allegria.

Pronti via! Ho l’onore di avere accanto a me Dadi Gordini (La “Marietta” che è nella foto in home con Giuseppe Aversa. La foto è della sorella di Dadi, Valeria). Mangiare i piatti di Giuseppe accanto a Dadi è un grande onore per me. La Tartara di palamito su croccante di sfogliatella, yogurt acido e limone confit ci scoppietta in bocca. Ecco il cuore di Giuseppe. La sua ironia si manifesta subito con Polpo e Calamaro. Un piatto geometrico dove polpo e calamaro hanno misure, consistenze e colori che stimolano le nostre conversazioni. Io e Dadi usiamo le dita. E così fanno gli altri di fronte a noi. Il nostro Brut Lantieri “tiene il tempo” con le sue bolle definite. Giuseppe ha portato a Fano la sua terra ed una pasta secca che stimo e condivido. Con il Tubettone con cozze e patate e scaglie di ricotta secca inizia un viaggio. Un viaggio che profuma di tradizione ed ha il sapore morbido e avvolgente della pasta di grande qualità. Che si esalta e non si copre. Dadi Marietta conferma. E lei di pasta se ne intende. C’è un secondo piatto di pasta. Un azzardo ben riuscito. Le persone in sala sono più di 120 e per fare la Lingua di Passera con scorfano al limone, salsa di bottarga e pomodoro ci vuole un bel coraggio. Aumenta la mia sensazione iniziale di calore. Imputabile ora anche alle bolle del Satén. Giuseppe esce poco dalla cucina. Ma ci promette che dopo la spigola sarà con noi. Il piatto forte racconta una storia di “mangiafoglie”, come li chiama simpaticamente Aversa. Di un popolo di mare che con le “foglie” sfamava la sua vita. La scarola alla napoletana è una versione di questa “insalata povera invernale” che mi piace molto. Sopra di lei scottata sulla “cute” c’è un trancio di spigola e sotto una salsa all’acqua pazza. Risento lo scoppiettio degli antipasti. Io e Dadi apprezziamo molto anche l’abbinamento con il Franciacorta Rosè. Poi facciamo un giro per la sala a salutare le altre Mariette e amici ritrovati scesi da Forlì e Cesena. L’uscita di Giuseppe Aversa in sala strappa l’applauso. Elsa Mazzolini dice poche parole che descrivono Peppe. Già ben introdotto da Alfredo Antonaros. In sala Peppe ripete il suo desiderio di trasmettere il calore di casa. Il calore della cucina fatta con amore. Un altro applauso conferma che ci è riuscito. <<Come vi faccio pulire la bocca? Con un decotto di mela Annurca al posto del solito sorbetto. Il decotto faceva digerire ed apriva lo stomaco al dolce>>. Da rifare da riproporre questo decotto di mela Annurca. Buonissimo. Quando arriva il dolce ricominciamo a parlare. La signora di fronte a me, che era con me anche alla cena di Stefano Rufo, è napoletana e sa com’è fatto il Migliaccio napoletano. Una pasta che ricorda al palato la pastiera. Il nostro è con soffice di ricotta e gelato di arancia e cannella. Con il Migliaccio ci servono un vino di Visciola locale marchigiano. Rileggendo quanto ho scritto, forse, mi sono lasciata andare dall’emozione provocata da una materia prima che mi appartiene. A cui sono legata: la semola, la farina, gli impasti. Giuseppe ci ha fatto fare un viaggio indimenticabile e Dadi “Marietta”, accanto a me, ha fatto il resto. Il prossimo Giro sarà il 18 aprile. Con Maurizio Urso che salirà dalla sua Siracusa. Lo conosco bene e vi garantisco che sarà una serata magica. In fondo come tutte le altre. Per prenotazioni chiamate Flavio Cerioni alla Lanterna 0721.884748 – 335.367446 – info@allalanterna.com

Carla Latini

Paolo Ruffini al Donoma: non è un Pesce d’Aprile ma ci sarà da divertirsi

in Donoma Civitanova/Eventi da

E’ Paolo Ruffini con il suo show ad inaugurare il cartellone del mese di aprile di Tyche Friday, il venerdì live del Donoma. Uno spettacolo a base di musica, cabaret e divertenti improvvisazioni. L’attore livornese, che da poco è pure protagonista nello spettacolo “Eccezionale veramente” su La7, da autentico One Man Show proporrà uno spettacolo moderno dove dedicherà un attenzione particolare ai social network e Facebook in particolare. Del resto, Paolo Ruffini vanta una presenza costante ed attiva sulla rete con una pagina Fb che ha superato di gran lunga i due milioni di like.  Nella serata da lui proposta ci saranno momenti  davvero coinvolgenti, con suggestioni sia visive che musicali. “Tra moglie e Marito” ad esempio sarà un gioco in cui si parla d’amore, dove verrà coinvolto il pubblico in sala. Naturalmente non mancheranno i suoi monologhi e le proiezioni dei famosi doppiaggi di spezzoni di film in dialetto toscano. Uno spettacolo moderno ed esilarante in cui si possono fare foto e far squillare i propri telefoni: insomma tutto ciò che normalmente viene impedito di fare nei vari spettacoli live.  Il Paolo Ruffini Show vedrà anche la presenza al pianoforte dell’attrice e regista Claudia Campolongo.  Lo storico conduttore di “Colorado” promette che nel suo spettacolo, all’insegna dell’informalità,  il pubblico deve essere complice e protagonista. Da attendersi quindi divertenti  incursioni dal palcoscenico all sala. Non ci sono dubbi, sarà molto più di un bel pesce di aprile per chi assisterà a questa nuova esclusiva proposta di Tyche Friday.

Kruger Agostinelli

PAOLO RUFFINI SHOW – VENERDI 1 APRILE 2016 – DONOMA CIVITANOVA
Show 15 euro compresa consumazione (ingresso al club dalle 23)
Area Club:
Cena servita disco + tavolo + show = 40 euro
Area Ristorante = Cena Servita alla carta (prezzo menu + 10 euro per Show oppure 20 euro Show + tavolo)
Donoma Sound Theater and Food, via Mazzini 43, Civitanova Marche (MC)
Info e prenotazioni 0733 775860
Dopo mezzanotte e mezza, Formula Disco con dj’s Davide Domenella & Aldo Ascani
Donne ingresso gratuito – Uomo 10 euro (compreso consumazione)

Il Giardino a San Lorenzo in Campo: il valore del tempo e il saper diversificare

in Senza categoria da

Conosco Massimo Biagiali da quasi 30 anni e sono 45 gli anni del Giardino. Una storia lunga, bella e sempre di famiglia. Difficile resistere di questi tempi rimando se stessi. Quando parlo con Massimo la parola valore si ripete spesso. <<Perché devo venire al Giardino a San Lorenzo in Campo?>>, gli chiedo diretta. <<Perché qui il tempo scorre con i ritmi di una volta. Qui si sente il valore del tempo. Sia umanamente con la gente del posto. Sia attraverso i prodotti, la cura e l’ospitalità. Crediamo nella gentilezza, nell’accoglienza. Nulla può essere lasciato al caso. Il cliente che soggiorna qui deve sentirsi coccolato. Anche il fatto che scegliamo le materie prima di qualità. quelle artigianali vere, è un segno di rispetto e riguardo. Una filosofia di vita che ci contraddistingue da sempre>>.

La storia del Ristorante Hotel Giardino è nota a tutti i buongustai. Mamma Efresina, la mamma di Massimo, è stata una cuoca molto illuminata. Fedele ai prodotti del territorio che lavorava con una mano delicata. Una cucina tradizionale saporita ed elegante. In breve tempo il Giardino diventò meta di pellegrinaggio di tutti quelli che volevano gustare la cucina di Efresina. Felice io di averla provata varie volte. Le sue paste ripiene, la sua cacciagione sono passate alla storia della cucina italiana. Una cuoca così brava, una lavoratrice instancabile che Roger Vergé (Massimo nel 1987 mandò la mamma a bottega dal più grande cuoco di Francia…) non voleva più far tornare a casa. Dopo un incidente anche il marito di Efresina entrò in cucina. Appassionato di pasticceria fece corsi professionali spinto da Massimo. Ecco perché al Giardino, anche adesso, i dolci sono molto buoni. E Massimo? Dopo la laurea decise che doveva rimanere a casa e coltivare l’enorme patrimonio che mamma e papà avevano e stavano creando. Segue tutto come supervisore e si avvicina, tramite amici cuochi come Paolo Teverini e Gianfranco Bolognesi, importanti e influenti, al meraviglioso mondo del vino. Massimo è uno dei primi sommelier dell’Ais marchigiana. Un vero scopritore di aziende e di talenti. Memorabili sono le cene di cacciagione in abbinamento con calici di pregio.
Ma questo è il passato e gli ho dedicato troppo tempo in queste righe. Con la moglie Patrizia ed il figlio Paolo è già da un po’ Massimo sta applicando il verbo “diversificare”. Che comincia con un “camion che cucina il gusto della vita”. Vogliamo chiamarlo “Biagiali mobil”? Non è un catering ma vera e propria ristorazione. Non è cibo di strada tipo “furgoni americani”. Il “Biagiali mobil” propone panini con hamburger dove l’hamburger è una grande polpetta fatta come la faceva Mamma Efresina, il pane è fatto con il lievito madre che vive a casa Biagiali da anni e che si chiama Toni. Poi c’è la pizza, fatta sempre con Toni, le olive ascolane. Dove si ferma il “Biagiali mobil”? <<Nei luoghi del mondo del vino>>. Potevamo avere dubbi? Il primo amore non si scorda mai.

Continuiamo ad applicare il verbo: diversificare. Accanto al Ristorante Giardino c’è un bistrot che non è proprio un bistrot. C’è una pizzeria che non è solo una pizzeria. È un posto molto amato da Massimo. Qui educa il palato dei giovani. A sole 22 euro c’è un menu che parte con il “pregustativo” che si può mangiare anche al ristorante e si allarga a salumi e formaggi locali, supplì, olive ascolane, focacce, mozzarelle e pizze farcite con i prodotti di stagione, alici, cipolle e quanto rende appetitosa una pizza (anche qui Toni la fa da padrone). Su tutte regna l’”assoluto di pomodoro”. I pomodori sono quelli dell’orto e il trattamento a cui vengono sottoposti con una caramellizzazione a 90 gradi, insaporiti con la buccia di limone e passati al pacojet, gli permette di essere luminosi e quasi intatti nel loro colore e gusto originale. La pizzeria/gourmet/bistrot è apprezzata dei clienti dell’Hotel che posso cambiare punto di vista gastronomico durante il loro soggiorno. Ricapitoliamo dunque: il Biagiali mobil, il bistrot e…

gelato Il GiardinoCapitolo a parte va dedicato al gelato ed al Giardino dei gelati alle partenze all’aeroporto di Falconara Marittima. Massimo mi racconta che il “pallino” o forse meglio “la pallina” del gelato è sempre stata una fissa di famiglia. Da quando il papà faceva il pasticcere. L’evoluzione che ha portato a prendere il “volo” al Raffaello Sanzio è passata anche per Paolo Brunelli (su Tyche gli abbiamo dedicato diversi articoli). Ma l’impronta è quella di Massimo e di Patrizia. Che è entusiasta di questa avventura. Ci è voluto un po’ prima che i viaggiatori capissero che si può aspettare l’imbarco davanti ad un gelato artigianale di qualità. Ora vanno all’aeroporto anche quelli che non devono partire. Ci sono stata ed ho portato a casa una vaschetta con i gusti Osvalda, Lola, Nocciola e Fior di panna. È da premettere che le basi sono tutte naturali ed i prodotti scelti, dalla frutta 50% l’estate, alle nocciole, cioccolati, pistacchi ecc… sono tutti di assoluta genuinità. I gelati poi sono conservati nelle “carapine”, non nelle vasche aperte. Si conservano molto meglio e più a lungo. Ma torniamo all’Osvalda ed alla Lola. Nocciola e fior di panna parlano da sé. L’Osvalda era una pasticceria a Pergola, ora non c’è più, che faceva un dolce originale. Unico nel suo genere. Un semifreddo con la giunduia, i pavesini, il vino di visciole, il cioccolato. Il gusto Osvalda ricorda quel sapore. Ricordi d’infanzia per Massimo. Al posto dei pavesini ci sono i biscotti di farro. La Lola è un gusto dedicato ad una bimba. Un gusto delicato che unisce il fior di panna con nocciole, cioccolato e frutta colorata. Delicato e complesso al tempo stesso. Avrete capito che d’ora in poi il gelato si compra all’aeroporto… Fate in tempo anche a non pagare il parcheggio! Qui trovate la stessa gentilezza e simpatia che trovate al tavolo del Ristorante Giardino. Di cui ho scritto molto poco. È la storia che parla. Nella cucina c’è l’anima felice di Efresina. Cambiano i mezzi tecnici ma non le idee scaturite dal cuore. Patrizia è la signora della sala. Massimo fa la spola fra sala e cucina. Tutto è scandito dal valore del tempo.

Per concludere con il verbo “diversificare” so che è un grande piacere per Massimo raccontare che Paolo è presente saltuariamente al Giardino. Gestisce un hotel a Madonna di Campiglio. 50 camere e più di 40 dipendenti. Massimo ci tiene a precisare che, lì fra le Alpi in una cultura gastronomica lontana per ricette e ingredienti, è fiorito un ‘Giardino’ tutto marchigiano. Ed a proposito del valore del tempo, fra qualche giorno è Pasqua. Se fate in fretta potete prenotare le Colombe del Giardino. Le trovate sul sito http://www.hotelgiardino.it/ Da Mamma Efresina che il giovane Massimo mandò da Roger Vergé e lui non voleva più farla tornare a casa. A Paolo Biagiali che gestisce anche un Hotel a Madonna di Campiglio con 50 camere e più di 40 dipendenti.

Carla Latini

Storie di cucine e brigate. Errico Recanati sceglie la marchigiana Caterina Moss Gasparri

in Senza categoria da

Ho il privilegio di gustare spesso la cucina di Errico Recanati da Andreina a Loreto. Sto bene lì con Ramona che mette a suo agio i miei amici. Il suo, quello della sala, ne ho già scritto su Tyche (QUI), è un lavoro che si fa o per passione o per amore. Così come quello del cuoco.

Piatto Errico RecanatiL’ultima volta, giorni fa, lo stesso Errico mi spiegava come coniuga, mentalmente, la sua fantasia e la sua inventiva con la tradizione che si respira accanto alla brace ed alla griglia. Da Andreina si può fare metà, metà o tutto creativo o tutto tradizione. Qualunque siano le vostre preferenze le entrée della Famiglia Recanati arrivano sempre al vostro tavolo. Sono prima da guardare perché molto belle, poi da annusare perché le calde sprigionano grandi profumi, da assaggiare e da incrociare. Da mangiare con le mani leccandosi le dita. Anche se diverse fra loro per temperature, consistenze e materie prime. Un bel gioco tanto per cominciare. Il mio consiglio, se mi permettete, si rivolge ai primi piatti. Ho mangiato un brodo di cipolla di Suasa cotta sotto la cenere con raviolini di fagianella e fegato grasso di grande impatto emotivo.  E poi fatevi pure un piccione allo spiedo. Semplice semplice solo con un filo di sale. Ovvio se la vostra scelta di vita ve lo permette. Potete seguire anche un percorso alternativo. Che sarà dello stesso valore di quello “carnivoro”. Ma chi va da Andreina ha già fatto la sua scelta di vita.

Sapevo da amici comuni che nella cucina di Errico ora c’è Caterina Moss Gasparri. Ma quando l’ho vista a fine cena, bella come il sole, con il suo sorriso di bimba, mi si è aperto il cuore. Cuore di mamma. Che ci posso fare? Dopo il diploma ad Alma (la scuola di cucina più ambita dagli aspiranti cuochi di ogni dove guidata dal rettore Gualtiero Marchesi) si è incamminata verso orizzonti che le hanno aperto ancora di più la mente. La sua strada professionale è piena di tappe splendide, invidiabili, emozionanti, costruttive. Alla tenera età di 26 anni, da compiere a breve, ha un concetto materico della cucina come fosse una cuoca adulta. Ama Antonia Klugmann che considera la sua guida di cucina. Si è fatta 7 mesi al Noma da Renée Rezdepi. Lo chef più premiato al mondo. Per poi decidere che quella non era la sua cucina. Non imparava nulla ma eseguiva come in una catena di montaggio ricette fatte con erbe, licheni, alghe. Procededimenti segreti di umidificazione e macerazione. C’era solo il pro di essere nella brigata del ristorante internazionale, riconosciuto da tutte le guide come il luogo della sperimantazione pura. Dell’avanguardia. Ma la ragazza è intelligente e quindi decide di mollare. Tornata in Italia ha la gioia di essere del gruppo del Metropole di Venezia che in quel momento prende la prima stella e di far parte della rinnovata squadra del Ristorante Borgo San Jacopo a Firenze. Credo che Errico la seguisse da un po’. Poi, e qui ci metto del mio perché non ho chiesto come è giusto che sia, ci sarà stato un incontro di fronte ad uno spiedo fumante e ad un calice dei vini di Ramona. Errico è contagioso. Con la sua esuberanza. Lei è una lavoratrice caparbia e costante. Una ragazza forte che non teme la fatica e le sfide. Che Errico le mette di fronte per farla crescere e per dare al locale altri stimoli. Come i petali di rosa essiccati la sera di San Valentino. Di memoria rezdepiana, se si può dire così. Con Caterina in cucina e Ramona in sala Errico ora prova (ho scritto prova, attenzione, perché Andreina è sempre pieno, per fortuna), a portare la sua professionalità, richiesta, in paesi lontani che stanno apprezzando la vera cucina italiana. Dulcis in fundo forse non sapete che Caterina è marchigiana, vive a Montecassiano. Una ragione in più per gustare le ricette di Errico con la sua collaborazione. Tanto per fare del gossip che mi fa sempre piacere fare, l’avrete vista su Canale 5 nel programma del Maestro Marchesi il Pranzo della Domenica duranta la puntata dedicata alla scuola di Alma. Dalle Marche il tifo per lei era da stadio! Se Marchesi l’ha voluta in trasmissione con lui ci sarà un perché. Ed ora vola Caterina che con Errico sei in ottime mani!

Carla Latini

Un viaggio di Carla Latini per scoprire le “Tipicità che ci piacciono”

in Mangiare e bere da

Tanti sono i motivi per passare una giornata a Tipicità, il festival di tutto il buono e il bello delle Marche, in scena in questi giorni a Fermo. Una manifestazione che con passione ha visto nascere e crescere le aziende marchigiane del cibo, del vino e dell’artigianato. Sono in “viaggio” dentro Tipicità. La mia base d’appoggio è lo stand di Cooperlat-TreValli.cooperlat trevalli tipicità In assaggio c’è la loro mozzarella a basso contenuto di sale. Meno 40% delle altre mozzarelle. La degustazione ha lo scopo di dimostrare che con basso contenuto di sale non si perde il gusto, anzi ci guadagna. I bicchierini di bocconcini al sapore di “latte fresco” passano di mano in mano. C’è pubblico interessato: famiglie, coppie, professionisti del settore, commercianti in cerca di novità. Per me il pubblico che va alle fiere è sempre un mistero. E Tipicità oggi è più fiera campionaria a tutti gli effetti. Siete troppo giovani, lo sono anch’io, per ricordare una fiera campionaria, dove si esponeva di tutto, dai salami alle scarpe passando per i cappelli. Avviene così anche qui. Con eleganza e grazia.

All’entrata vengo colpita dallo stand dell’Università di Urbino. Promette due convegni molto interessanti, di cui uno sul’eno-gastronomia del Rinascimento. Se faccio in tempo ci vado. Devo andare anche da Gilberto Graziosi che racconta di Stoccafisso all’anconitana nella sala grande da cui arrivano i profumi della cucina. Giungo lì a presentazione terminata. Esce un numero elevato di visitatori che si spande lungo i corridoi e nelle piazze. Un bacio a Gilberto (ho già scritto di lui su Tyche proprio all’inizio di questa avventura editoriale, potete leggere di lui QUI) e mi fermo a parlare con Massimo Gentili. casa del mobile tipicità Tre generazioni di falegnami per mobili su misura, quelli che si tramandano di padre in figlio o di madre in figlia e che hanno un valore affettivo e in “soldoni”. Sono storie belle queste da ascoltare e poi raccontare. Le “tipicità” che mi piacciono. Nel laboratorio sono loro due, padre e figlio e due dipendenti. Espongono dei bellissimi porta sigari. Li fecero per un grosso produttore americano tempo fa. Una commessa difficile. Una scommessa che vinsero. Ora fanno mobili di gran pregio e restaurano anche i vostri vecchi prodotti per ridargli dignità. Si va a Tipicità anche per incontrare persone come Massimo Gentili. Se volete un contatto diretto il suo numero è 0734 226539. C’è un sito? No non c’è. È uguale.

Seguo Gilberto Graziosi e finisco nello stand di Sandro Spinosi. Se Campofilone ora è famosa nel mondo per i suoi maccheroncini si deve a questo simpatico e burlone signore “colorato” come i suoi pacchetti di pasta all’uovo. Lo becco che sta parlando con un altro visionario che ha insegnato al mondo, anche lui, a cucinare il risotto alla veronese. Che non è mantecato come quello alla milanese. Ma che ci fa Gabriele Ferron di Isola della Scala a Tipicità? Mi risponde che sono anni che viene. Che è una fiera che si deve fare. I produttori sono così. Si affezionano, stabiliscono contatti, clienti e venditori affezionati. Peccato che né Spinosi né Ferron cucinano. In effetti noto che pochi sono gli stand muniti di piastre a induzione. Solo Zè Migliori offre le sue celebri olive ascolane. Ma lui è un cult e non poteva tradire i suoi numerosi fan.

amaretti tipicitàAl centro della fiera c’è una piazza dove campi verdi e di grano “teatrali” ci ricordano da dove veniamo. Di fronte ad uno di questi vedo Ilaria Traditi (anche di lei ho già scritto su Tyche durante l’estate QUI). La bella Ilaria è dietro e davanti ai suoi amaretti. È contenta di aver scelto di essere qui. Mi dice che sta vendendo bene. Un altro dei plus di Tipicità è che il produttore vende ed il visitatore, ovvio, compra. Si scoprono prodotti nuovi. Come le ciambelline al rosso Conero dell’Armellina, Amaretti della Valle. Il forno di Ilaria è a Pietralacroce ad Ancona. Leggo bene il programma insieme a Benedetta Grendene. A breve saprete chi è. Due occhi azzurri grandi come fanali, Benedetta conduce un programma televisivo su Maria Vision. Che sta a Loreto. Benedetta cerca produttori, artigiani con l’anima, che abbiano voglia di raccontare la loro storia nella sua trasmissione. Nei prossimi giorni arriveranno cuochi e giornalisti da ogni parte d’Italia. Ho visto Alberto Lupini e Enrico Derfingher. Rispettivamente direttore editoriale di Italia a Tavola e presidente Eurotoques. L’asticella del livello di Tipicità si alza ogni anno di più.

atalia tipicitàAvrete notato che questa è la “mia” Tipicità. Le persone che ho incontrato e i produttori che mi hanno fatto fermare allo stand. Ci deve sempre essere un motivo per fermarsi. Anche essere fermati può diventare interessante. Le Pro loco sono molto attive (attive sono le signore che in costume d’epoca sono standiste colte e preparate) e mi vengono incontro. Promuovono il territorio e le loro bellezze. Ci sono anche il Monferrato e le Langhe. Il mio pomeriggio sta per finire. Voglia di dolce? Cerco Fabio Lenci e la sua nuova produzione di cioccolata artigianale. Si chiama Atalia che vuol dire Farfalla. Una farfalla italiana? Sono sempre felice quando ritrovo vecchi amici che hanno saputo ricominciare. Auguri Fabio Lenci. Atalia è a Matelica. Ne scriverò su queste pagine. Promesso. Concludo confermando, ancora una volta, che vale sempre la pena di fare un “viaggio” a Tipicità.

Carla Latini

Luca Carboni al Donoma è record per Tyche Friday. Impressioni, video e foto

in Donoma Civitanova/Eventi da

Record di presenze con Luca Carboni al Tyche Friday, il venerdì live del Donoma. Il cantautore emiliano aveva dichiarato amore “infinito” per le Marche nell’intervista che ci aveva rilasciato. Aveva ragione. Anzi ora lo può dire ancora più forte, soprattutto dopo essersi esibito con il suo “Pop-Up Tour 2016” nel popolare club di Civitanova. Il pubblico, da capogiro, non ha voluto rinunciare ad uno show che si è rivelato un astuto compromesso fra il tecnologico e il buon suonare dal vivo. Anche se, come dimostrano i giganti leadwall alle spalle di Carboni e le invadenti basi musicali, si preferisce propendere per arrangiamenti ed armonie elettro-pop. E siccome questo spettacolo vuole essere volutamente moderno, sono stati proiettati grossi riferimenti alla contemporaneità tecnologica della navigazione informatica, mentre i musicisti hanno suonato avvolti da felpe a righe fluorescenti. Sono immagini che ricordano, neppure tanto lontanamente, l’estetica degli anni Ottanta. Così prende forma la musica di Luca Carboni che racconta i suoi oltre trent’anni di attività. Uno show che magari perde leggermente in spontaneità ma che riesce a catturare un pubblico più giovane, rendendo la platea non soltanto gremitissima ma anche straordinariamente colorata e senza età. Efficace come sempre la combinazione di suoni e parole nelle canzoni di Luca, capaci di esprimere le quotidiane emozioni del mestiere di vivere. Questa la playlist della serata marchigiana: Happy, I ragazzi che si amano, Virtuale, Le storie d’amore, Dio in cosa crede, Sarà un uomo Invincibili, Chiedo scusa, La nostra strada, Solarium, Milano, Il mio cuore fa ciock, Silvia lo sai, Farfallina, Inno nazionale, Non è, Mare Mare, Luca lo stesso, Dieci minuti e Ci vuole un fisico bestiale. Infine il meritatissimo bis con Bologna è una regola, Fragole buone buone e Vieni a vivere con me. Il resto lo affidiamo ad un video e al primo reportage fotografico, che verrà integrato il prossimo martedì sia nelle pagini Facebook del Donoma che del Kruger.it Notati fra il pubblico il fotografo rock Henry Ruggeri (pubblichiamo tre scatti nella pagina fb di Tyche Magazine), il compositore e paroliere (anche di Luca) Dario Faini.

Kruger Agostinelli

(foto Luigi Gasparroni)

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Squadra vincente non si cambia. A Pesaro sopra lo Scudiero c’è il Caffè del Monte

in Mangiare e bere da

Daniele Patti e Carla LatiniStesso staff, stessa filosofia, ambienti diversi e diversamente immaginati. Ma un solo fil/blanche/brillante che lega i progetti. Allo Scudiero di Pesaro Daniele Patti, che per me è uno dei giovani con la mano più felice e con la testa ben rivolta al futuro, immagina, produce e propone dei piatti che sono l’esatta fotocopia del suo modo di pensare. Precisione, attenzione, nulla sfugge anche perché – lasciamoci anche andare un po’ – cibo e vino sono felicità.

La foto in home page li ritrae tutti. Quelli che lavorano sopra e quelli sotto. Sotto e sopra. Quando sono stata da Daniele, settimana scorsa, c’era così talmente tanta gente sopra e altrettanta arrivava sotto allo Scudiero che il papà (o qui si dice babbo?) era contento ma in ansia. Quale babbo/papà non lo sarebbe? Musica dopo le 19 con casse che attirano ad entrare. Ma, attenzione: dovete chiamare e prenotare se volete sedervi e stare. Poco però. Ricordatevi che dovete sostare per l’aperitivo. Al Caffè del Monte i tavoli girano e vi troverete accanto gente in piedi che aspetta. Se invece volete “sostare” con calma meglio scegliere di scendere sotto, allo Scudiero. Qui coccole, e stra-coccole vi faranno rimanere fino a tarda notte stravaccati in comode poltrone o divani.

Il mio consiglio è quello di farvi una bevuta che scalda anima e corpo al Caffè del Monte (si chiama così perché nobili passati devono essere ricordati). Sopra si possono assaggiare in porzioni mignon buone cose gratificanti e molto gaudenti. Che siano al cucchiaio o a “mano”. Adoro mangiare con le mani. Perché poi me le lavo. Oppure le mescolo affettuosamente con chi sta con me. Scendo allo Scudiero ed è tutta un’altra musica. Mi metto a cantare quando scelgo di mangiare una calamarata di crostacei, tagli ovali e spessi su tondi ovali e spessi. Daniele lavora le materie prime con rispetto e senza piaggeria. Il suo tonno (che non amo più ma da lui come fare a non mangiarlo?) con salsa con un nome che mi ricorda qualcosa di russo è molto buona insieme ad una mela passata in osmosi. Dico a Daniele che vogliamo qualcosa che mi scaldi lo stomaco. Siamo in tre. Gaudenti. Ed ecco arrivare in tavola una pasta e fagioli che al posto del parmigiano ha del the nero affumicato.

Quando mi piace un cuoco il mio “amore” va dall’inizio e continua lungo il percorso. E mi permetto, a volte, di dire cosa penso. In separata sede. Oggi, domani e quando sarà Daniele Patti mantiene e merita il suo palco. Giovane e caro cuoco marchigiano. Ops, pesarese…

Carla Latini

Luca Carboni in edizione club: Pop-Up Tour arriva nelle Marche grazie al Tyche Friday

in Donoma Civitanova/Eventi da

Il Tyche Friday, il venerdì dal gusto club del Donoma di Civitanova, si appresta a far salire sul proprio palco un altro gradito ospite di caratura. Il 4 marzo arriva infatti Luca Carboni, che porterà tutta l’energia del suo Pop-Up Tour per un’esclusiva regionale d’eccezione. Aspettando il live, abbiamo fatto alcune domande al cantante.

Luca, 32 anni di attività da solista permettono artisticamente di cimentarsi in diverse espressioni sia sonore che dialettiche. Cosa si è evoluto in te? La tua musica o i tuoi testi? 

<<Ogni volta il nuovo progetto ti guida verso una nuova sfida. Per Pop-Up sicuramente c’è stato un cambiamento importante, per la prima volta ho collaborato per i testi con giovani autori>>.

La tua città è protagonista anche nell’ultimo lavoro. “Bologna” è un’anticamera della metropoli oppure l’ideale rappresentante della provincia italiana?

<<Bologna è una regola, è una canzone sulla magia e l’inquietudine della mia città, difficile da definire. Una magia che alla fine non si riesce mai a spiegare con la ragione o con le parole e rimane sempre un mistero. Un mistero che si intreccia con il destino di tanti ragazzi che qui ci nascono, ci vivono, diventano uomini e tanti altri che qui, invece, ci arrivano per l’Università>>.

Dal 45 giri all’Mp3: pensi che la musica abbia risentito della sua trasformazione da elemento solido ad elemento liquido?

<<È vero che tutti i supporti analogici o digitali hanno una loro caratteristica di suono. È vero anche che la musica si lega direttamente alla tecnologia e che questa ha permesso nuove soluzioni creative, nuove invenzioni, nuove sonorità… Però le motivazioni per cui nascono le canzoni, la voglia di raccontare e di creare visioni, si possono anche sganciare da tutto questo… Diciamo che con il digitale, con l’Mp3, la facilità con cui si comunica musica oggi teoricamente è molto più veloce. Per fare una battuta, Frida Kahlo ci avrebbe messo molto meno oggi a raccontarsi, utilizzando il selfie>>.

Pop-Up tour 2016 ti permetterà di ondeggiare fra il calore dei club e la sacralità dei teatri. Inevitabilmente non potrà essere lo stesso spettacolo. Che ne pensi?

<<Ho creato uno show aperto che in una formula più ampia si può adattare anche ai teatri. Per me in questa prima fase era importante però il contatto diretto con il pubblico che sicuramente un club ti può regalare>>.

Ascolteremo arrangiamenti e nuove versioni delle tue canzoni del passato. Ma esiste qualche brano che preferiresti lasciare nella versione originale?

<<Son sempre pronto a sperimentare nuovi arrangiamenti anche sui brani del mio passato. E’ proprio la caratteristica dei miei live. In questo tour ho voluto lavorare con la band per ri-arrangiare alcune mie canzoni storiche che volevo proporre in una versione electro ed electropop>.

Ritorni di nuovo nelle Marche. Ci concedi qualche ricordo curioso riguardante persone o luoghi?

<<Sono innamorato delle Marche, mi è sempre sembrata una Romagna un po’ meno solare, più dark, più medioevale, anche più selvaggia, Però bellissima! L’ho girata tutta, la conosco bene e ho suonato in tutti gli angoli. Mi piace sia l’interno che la costa. Sono affezionato alle città, a Recanati, alla storia di Giacomo Leopardi. Grazie alla sua rete di meravigliosi teatri, anche in provincia ho avuto spesso l’occasione di preparare dei tour fermandomi tanti giorni. Ho bei ricordi a Macerata, Senigallia, Cagli, San Benedetto del Tronto. Potrei proseguire all’infinito. Viva le Marche>>.

TEMPO è la parola del mese di Tyche Magazine. Cosa significa per te il TEMPO?

<<“Tempo” è una parola enorme che mi stimola tantissimi pensieri anche contraddittori tra di loro. Alla fine mi sono accorto che entra spesso, se non sempre, nelle mie canzoni, sia in passato ma anche in questo ultimo album. Poi penso che ogni persona abbia un proprio personale senso del tempo dentro di sé, che ci porta a vivere la musica, il ritmo e le cose più disparate ognuno in un modo diverso ed unico. Parlare di tempo, come parlare di amore, è qualcosa di difficilissimo e di infinito… Alla fine non siamo nemmeno sicuri della sua esistenza. Sant’Agostino diceva che esiste solo il presente>>.

Kruger Agostinelli

Concerto 20 euro (ingresso al club dalle 23)
Tavolo 40 euro
Donoma Sound Theater and Food, via Mazzini 43, Civitanova Marche (MC)
Info e prenotazioni 0733 775860
Dopo le ore 1, Formula Disco con dj’s Davide Domenella & Aldo Ascani
Uomo & Donne 10 euro (compreso consumazione)

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