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Ancona

Black Friday e dintorni, alla ricerca dello sconto che non c’è

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk da

Non so a voi ma, al pari di tante altre situazioni alla moda, penso o di essere diventato cretino (ma non lo ero già?) o inizio a maturare il sospetto di una legittima presa per il culo. Su Amazon, luogo dove peraltro sono un buon e soprattutto soddisfatto cliente, su altri siti simili o semplicemente in alcune vetrine di Ancona dove imperversa il logo Black Friday, devo capire quali sono realmente le offerte cosiddette agghiaccianti.

Ho l’impressione che sia tutto un noioso teatrino dove ti fanno perdere ore a leggere proposte molto lontane da quelle che uno vorrebbe trovare, O peggio ancora che quando le trovi, rientrano nella scontistica di ogni giorno. Sotto accusa metterei quel marketing ormai consumato che si ostina a non che capire che (soprattutto quando i soldi sono pochi) “Ccà nisciuno (o quasi aggiungo io) è fesso”.

La Capannina di Portonovo, la scelta giusta di fine estate

in Senza categoria da

La mattina presto è un momento più che magico. Meglio dello scontatissimo tramonto. I sughi già bollono in cucina e i cuochi sfilettano il pesce. Alle 7.30 la Portonovo gastronomica è già attiva. Mi fermo a prendere un caffè alla Capannina. Il cielo è coperto ed è uguale al mare.

Sento ancora i rumori sommessi della sera prima. Cocktail e grandi spiriti nella notte guardando verso l’orizzonte. Dopo una cena che avrà fatto “ridere” il vostro palato. La Capannina si vive dalla sera alla mattina e viceversa. Un tuffo, una brioche, un bagno di sole, l’ombrellone, la sdraio, una pizza bianca ed una padellata di paccheri. Gabriele Capannelli alle 7.30 è già qui. Organizza la giornata e poi scappa ad Ancona, a Bontà delle Marche (ne ho scritto QUI). Imprenditore audace è convinto che non si può smettere di fare. Sua è anche l’iniziativa, molto ben riuscita, al porto del capoluogo, che si chiama “Ticiporto”: spettacoli gratuiti e street food per rinfrescare le serate anconetane. Ma torniamo alla Capannina. Gabriele sta dietro le quinte e davanti, sul palco, due belle donne, Beatrice e Lorenza, accolgono gli ospiti e li seguono in ogni loro desiderio. Qui se ne possono esprimere tanti. Dalla pizza. Unico bagno al mare con il forno a legna che “sforna” pizze bianche e rosse firmate da Rudy. Con farciture classiche e di fantasia. Croccanti, da mangiare a spicchi con le mani. E la “marinara” vi farà leccare le dita. C’è un menu di lusso e uno degustazione. La lista delle vivande alla carta. Gli immancabili moscioli che ogni cuoco interpreta a modo suo. Il cuoco della Capannina li lascia assolutamente al naturale. A profumare di sale e di mare.
Una lavagnetta accanto all’entrata indica ogni giorno il pescato del giorno con accanto il prezzo al chilo. Come una “borsa” del pescato. In questo modo, appena arrivati, potete scegliere il pesce di vostro gradimento che sarà condito e cotto solo per voi. In tempi di fermo pesca è una solida garanzia di freschezza e qualità. In attesa, insieme ai moscioli e al loro sughetto perfetto per fare scarpetta, due crudi, se vi piacciono, ed un eccellente baccalà mantecato, potrebbero essere il vostro inizio. Da bere? Gabriele è un cultore del buon bere. Si rifornisce direttamente dalle cantine. Sia locali che fuori regione. Ha una lista di bolle, dal Franciacorta al marchigiano, che strizza l’occhio ruffiano alla Francia migliore. Con il pesce le bollicine sono da tutto pasto. Soprattutto se cominciate con il crudo. Non mancano birre artiginali, non solo da abbinare alle pizze. Gusterete dei paccheri con i moscioli che arrivano a tavola ancora saltando in padella e gli spaghetti con ragù di mare. Quello in bianco con tutti i pesci cotti a tempo. A ciuscuno il suo tempo. Mentre il vostro grande pesce starà borbottando nel forno con gli aromi del Monte Conero accanto a lucidi, immancabili, pomodorini. Potete stare dentro, fuori, fra fuori e dentro. Continuare a stare in branda. Rilassati e, forse, se riuscite, spensierati per qualche ora. Lo scopo di Beatrice e Lorenza è solo questo. Donarvi cibo e vino che si fondano con l’atmosfera ed il paesaggio unico che la natura ci regala, senza chiedere nulla in cambio.
Perché il vostro soggiorno sia indimenticabile e vi costringa a tornare qui. Dove un caffè alle 7.30 della mattina ti fa tirare un sospirone come fosse un sollievo. Ed il mare ha sempre il colore del cielo. La Capannina è attiva tutto settembre. Il periodo più bello. Per prenotazioni e informazioni tel. 071 801562, info@lacapanninadiportonovo.it

Carla Latini

Scanzi conquista Ancona: “Mi nutro di curiosità e…verdicchio, mentre sono allergico alla superficialità”

in Cultura da

Lo vedi da lontano e lo riconosci subito. E’ Andrea Scanzi. Fuori dalle cornici sia televisivi che degli schermi pc e degli smartphone, è disponibile e pronto alla battuta. Lo incontriamo durante lo spettacolo “Fuochi sulla collina” (QUI l’articolo), omaggio a Ivan Graziani con il figlio Filippo. Qui, nell’aula magna del Polo universitario Monte Dago dell’Università Politecnica delle Marche, Andrea Scanzi si sente subito a suo agio. Ed è naturale e piacevole intervistarlo (sotto il video).

Andrea, sei un professionista eclettico giornalista, scrittore e attore su temi vari, dalla musica alla politica, dallo sport alla cucina. Frutto di un animo inquieto e di un irrecuperabile curioso?

<<Entrambe le cose. Sicuramente sono curioso. Sono sempre stato uno che se si innamorava o se si interessava di un argomento poi doveva studiarlo e sviscerarlo. Se mi piaceva un artista dovevo conoscere a memoria tutta la sua discografia; se mi piaceva uno sport dovevo sapere tutta la sua storia e così con il vino, con la politica e con qualsiasi cosa. E’ una maniera per restare attivo. Al tempo stesso probabilmente è anche qualcosa che dipende da me: non riesco a stare per troppo tempo fermo. Sono una persona che si annoia in fretta di tutte le cose e quindi il fatto di cambiare e saltellare da un argomento all’altro mi aiuta molto. Non ce la farei a scrivere soltanto di politica così come soltanto di musica. Aggiungo che sei stato garbato a non aver usato la parola “tuttologo”, un falso problema che abbiamo soltanto in Italia. Cioè è un concetto tipicamente italiano questa idea che un giornalista o uno scrittore debba per tutta la vita parlare di un argomento solo. Ribadisco che, per fortuna, non scrivo solo di politica>>.

In un’epoca in cui si leggono più notizie che libri c’è il rischio che si possa diventare sempre più superficiali nel pensiero?

<<C’è un grande rischio. Quello che secondo me l’Italia ha sempre avuto e anche per colpa di ciò si spiegano tante derive. Non dimentichiamoci che è un Paese che ha sempre letto poco, che non ha mai fatto la rivoluzione e che ha sopportato per anni o per decenni dei politici spesso impresentabili. In questo momento storico che è del tutto particolare, perché abbiamo assistito e stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica e anche dell’informazione, c’è un aspetto positivo: grazie alla rete tutti possono informarsi, tutti possono emergere, possono farsi leggere e possono scrivere. Però c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ovvero, la sensazione di poter avere tutto spesso si traduce in un “leggo soltanto i titoli”, in un “mi fermo alla superficie, non vado mai alla profondità”. Questa rischia di essere un po’ l’epoca della grande superficialità, del non andare mai a fondo e del fermarsi al “titolone”. Ed è un peccato perché se fai così sei convinto di sapere tutto ma non sai bene niente>>.

Prendendo a riferimento un pensiero di Pessoa, che dice come un’epoca di molti talenti non vale un’epoca di un solo genio. Un’epoca, aggiungo, dove sono nati tanti talenti ma sono diminuiti i geni.

<<Di geni li vedo sempre di meno e, tutto sommato, vedo anche pochi talenti. Li vedo nel cinema, nello sport, nel giornalismo (si spera) ma non li vedo tantissimi nella musica. Qualche talento ancora c’è nel nostro Paese, che è meglio di quanto lo si racconti nonostante quello che vive tutti i giorni>>.

Cosa ti lega alle Marche, intendo come luoghi o persone?

<<Mi legano alcuni amici che ho da anni, per esempio a Civitanova, e mi lega il fatto che io nelle Marche mi sono sempre sentito a casa. Parlo di quella sensazione che mi capita non sempre, ma per fortuna spesso, di trovarmi subito a mio agio. Poi ci sono dei ricordi. Per esempio quando scrissi il secondo libro sul mondo del vino, che si intitolava “Il vino degli altri”, facevo dei viaggi nelle regioni e nel mondo. Uno dei più belli fu legato alle Marche e fu legato ad un produttore di Verdicchio. Fu una grande scoperta. Come piccolo tasto dolente in questi anni nelle Marche a livello teatrale sono venuto pochissimo. Su 240 date credo di averne fatte 4, o comunque non arriviamo a 5. Uno dice, “perché ce l’hai con le Marche?” No, non è così, semplicemente gli spettacoli si fanno dove il teatro e la stagione ti cerca. Evidentemente e del tutto legittimamente (ma non per scelta mia) le Marche mi hanno voluto poco. Forse perché non sono secondo loro interessante o c’è qualcosa che non funziona. La data di Ancona mi riempie di gioia perché finalmente torno in questa regione e spero di tornarci un po’ più spesso>>.

Kruger Agostinelli

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Alla Bottega di Pinocchio nessuna bugia: un’Osteria dove sono custoditi i segreti della tradizione anconetana

in Senza categoria da

Si chiama Fabio Fiatti. Avete presente il quartiere di Ancona quello con la statua di Pinocchio che fa marameo? Pochi passi e siete nel cuore dell’osteria La Bottega di Pinocchio che Fabio cura e coltiva insieme alla bella moglie Cristina. Ma che persona è Fabio Fiatti? Spontanea, acuta e piena di carisma. Ha cominciato dal basso facendo il cameriere in uno dei più bei locali della città. Andava a portare lo stoccafisso, dentro le teglie, al forno e poi dopo quattro o cinque ore, tornava a riprenderlo. Da ragazzino era affascinato dalla cucina, dalle mani delle anziane cuoche e delle cuoche della sua famiglia. Poi ha aperto la Bottega del Pinocchio. Era il 1989. Da autodidatta, è cresciuto e nel tempo la Bottega da semplice alimentari è diventata anche una gastronomia. Piatti pronti da asporto. Una bella scommessa per uno come Fabio che porta lo “stoccafisso all’anconetana” nel cuore. Arriva, quindi, il momento, per lui, di decidere che ricetta scegliere. Da quale parte far battere il suo cuore. Mentre parla si emoziona e mi trasmette così tanto il suo amore per questo piatto che mentre assaggio sono convinta, ed è vero, che sto mangiando uno dei più buoni stoccafissi della mia vita. Ma torniamo alla scelta della ricetta definitiva. Da ragazzino vedeva stoccafissi rossi di pomodoro, quasi bianchi perché con poco pomodoro, verdi perché con tante erbette e senza pomodoro. Ha fuso insieme i ricordi dei movimenti delle vecchie cuoche fermando nella mente gli ingredienti principali. Ha incontrato la ricetta storica codificata ed è diventato uno dei soci dell’Accademia dello Stoccafisso (ne abbiamo già parlato su Tyche). Nel rispetto della ricetta storica ha aggiunto tante erbette, sedano e carota. Il suo stoccafisso diventa pian piano uno dei migliori della città. Passano gli anni e la Bottega di Pinocchio cresce. Entra nella brigata anche Andrea, il figlio di Fabio e Cristina. La Famiglia di Pinocchio si impegna con grandi capacità a rendere sempre felice il cliente che esce. Ma a Fabio non basta. Manca qualcosa nella sua vita che vuole realizzare: l’osteria. Prende forma una cucina più professionale, due sale con veri tavoli da osteria con i colori delle favole. In fondo c’è Pinocchio che veglia su di loro. L’Osteria ha lo stile di Fabio. Informale, scanzonato, allegro. I colori delle favole spuntano dal guardaroba, dal bar, dal bancone della gastronomia. Il menu viene raccontato a voce, come nelle vecchie osterie: “oggi ci sono come primi ecc.. come secondi… come antipasti ecc…”. Mi sono fatta portare le alici marinate da loro con i famosi paccasassi del Monte Conero, l’insalata russa di vecchia memoria e lo stoccafisso. Per forza. Mentre parliamo di paccasassi, l’amica che è con me gli chiede: <<ma è vero che ogni anconetano ha il suo cespuglio segreto e non si fa vedere quando va a raccogliergli?>>. Fabio sorride ma non risponde. Ed io: <<ma si possono anche cucinare e non solo marinare in limone e aceto?>>. Mi giro e Fabio non c’è più. Rientra da una porta che da sul retro, sull’orto, e mi porta un ciuffetto di paccasassi appena tagliati. <<Questi qui fuori mi fanno da spia. Come vedo che crescono e sono pronti per il taglio vado a raccoglierli sul Monte>>. Dove non ce lo dirà mai. Segreto di cuoco. Ho scritto la parola cuoco? Mirco Principi è il cuoco, quello “vero” dell’Osteria. Con un passato molto interessante. Fabio e Mirco sono complementari e si integrano perfettamente in cucina. Ognuno ha il suo compito. Tanto Fabio è esuberante, tanto Mirco è timido e schivo. Per questo il primo sta sempre in sala in mezzo alla gente con il figlio Andrea e la giovane Denise Goffi e il secondo sta in cucina con il suo aiutante Miguel Raynoso. Sto così bene che non vorrei andar via. Parlare con Fabio è come vivere la storia dell’Ancona culinaria. Parliamo e parliamo. Ma quando tocchiamo il ricordo di un comune caro amico, Terenzio Montesi, Fabio si commuove ed ha i brividi. <<Non ero nessuno e non lo sono nemmeno ora – racconta – durante una delle prime fiere alle Tredici Cannelle organizzate da Bontà delle Marche (ne abbiamo già parlato su Tyche) avevo partecipato con le mie lonzette di fico. Fatte seguendo un’antica ricetta. Si ferma al mio banchetto un distinto signore. Facciamo due chiacchiere e assaggia una fettina delle mie lonzette. Saluta garbatamente, fa un giro, ritorna e me ne compra tre. Era Terenzio Montesi e la ricetta codificata l’aveva ritrovata lui. Poi siamo diventati amici>>. Abbraccio Fabio e lo ringrazio per questa giornata di stoccafisso, paccassassi, lonzette di fico, emozioni e ricordi. <<Anche la tua trippa è spettacolare, vero? Ne vuoi portare via un po’?>> Come faccio a dire di no? Chiamate Fabio Fiatti all’Osteria Bottega di Pinocchio allo 071 898010  www.bottegadipinocchio.it. Conoscerete un oste, un uomo, che quando vede un ingrediente da cucinare prima ci parla un po’ per capirlo meglio…

Carla Latini

Bontà delle Marche ad Ancona, una finestra chic aperta sulle gustose proposte regionali

in Senza categoria da

entrata Bontà delle MarcheProssima l’apertura, su corso Mazzini, ad Ancona, della vetrina accanto all’entrata. In modo che chi passa possa sentire i profumi della cucina del ristorante e della gastronomia e, senza entrare, possa assaggiare e acquistare direttamente dalla strada. Molto parigina, la trovo una bellissima idea.

Bontà delle Marche ad Ancona (perdonatemi anconetani, ma non mi viene “in” Ancona) è la boutique del buon bere e del buon mangiare che, in tempi assolutamente digiuni (in tutti i sensi) di cultura eno-gastronomica, ha saputo inventare, creare e far crescere tanti artigiani del territorio. Ora famosi ed affermati. Gabriele Cappannelli, il patron, ricorda l’avventura iniziata con papà Dario. Un uomo colto, sensibile, retto e lungimirante. Ricorda l’iniziale difficoltà di riempire gli scaffali con prodotti “made in Marche” che fossere di grande qualità e la difficoltà di formare uno staff preparato e accogliente.

Quando si entra da Bontà delle Marche c’è sempre qualcuno che ti sorride e che ti invita ad assaggiare. Oggi, mentre mi intrattengo volentieri con Gabriele (lo seguo dai 18 anni, ho visto evoluzioni, cambiamenti, nuove avventure) il locale è completamente rinnovato. I colori sono quelli del legno quasi bianco. Le sedie comode e scure così come i tavoli. Le tovagliette rosse mi ricordano che domani è l’ultimo dell’anno e che oggi è il 30. Il compleanno di Gabriele. Nemmeno a farlo apposta! Nel 2000 avevamo festeggiato con la “fetta di prosciutto tagliata a mano più lunga del mondo”. L’Associazione dei Bottegai Italiani, fondata da Gabriele insieme ad altri suoi colleghi nelle principali città, oltre a lanciare iniziative simili organizza corsi di formazione per imparare a fare il banconista. La figura professionale che sa, appunto, “sviolinare” un prosciutto a mano, sa riaffinare i formaggi, sa conoscere i diversi tipi di pane. Sa raccontare la storia dei prodotti che ha davanti. Saul è accanto a Gabriele da sempre. Il suo sorriso è nella memoria dei tanti marchigiani, e non, che si fermano qui per un panino o per portarsi via un pranzo, per fare la spesa, per mangiare bene e bere meglio, per organizzare un catering che sia una festa familiare o un meeting professionale o aziendale. In poche righe vi ho riassunto le molteplici attività che “deve” offrire una bottega/boutique degna di questo nome.

<<I tempi sono cambiati>>, dice Cappannelli, <<anzi>>, e si corregge, <<cambiano in continuazione. Se prima rispondevo al telefono, perché stavo lavorando, solo prima dell’inizio del servizio e dopo, ora rispondo sempre o, comunque, leggo i messaggi e le e-mail. Questi cambiamenti repentini in corso d’opera di solito sconcertano chi lavora con te. Così ho fatto fare ai miei ragazzi un corso di “comprensione e adattamento” insieme ad uno psicologo che conosce questo mondo. Il mondo dello stare al pubblico. Un pubblico che cambia attraverso i social e le informazioni globali e vuole idee nuove adeguate ai suoi cambiamenti. Quindi via la vecchia formalità. Piace l’informale? Noi ci siamo adeguati. Anche quando sistemiamo la tavola abbiamo imparato ad essere più easy. E i clienti si sentono a loro agio>>.

Da Bontà delle Marche si mangia a qualsiasi ora. La cucina sforna piatti di eccellenza. Ricette tradizionali ben fatte. E tutto ciò che si mangia e si beve seduti ai tavoli, nel ristorante al secondo piano o anche fuori quando il tempo lo permette, si può comprare. Comprare è il verbo giusto ma non esaustivo. Comprare ed imparare a conoscere ed usare. Come la giusta temperatura della padella per far divertare croccante un grande guanciale, la giusta temperatura per servire a tavola una mozzarella di bufala affumicata. Il tempo giusto di ammollo della cicerchia piuttosto che di una fagiolina. I segreti per cucinare un cotechino da “crudo”. I segreti per usare confetture e marmellate in abbinamenti classici o audaci. Potrei continuare all’infinito, tante sono le parole che Gabriele sta “producendo” da mezz’ora.

Il Patron di Bontà ha un sottile rimpianto. Avrebbe voluto far crescere in professionalità tutto il centro e la città di Ancona. Ma gli anconetani (gli italiani direi) sono così. Un campanile in ogni portone. Anche se, di professionisti in gamba, sottolinea Gabriele, ce ne sono eccome! Io però, Gabriele Cappannelli, non mi preoccuperei più di tanto. Ci sono tanti giovani che hanno voglia di fare. Diamogli tempo e fiducia. <<Due parole sulla tua nuova gestione della Capannina a Portonovo le vogliamo fare?>>. <<La Capannina si è lentamente evoluta e adesso posso confermarti che ho deciso, dal prossimo anno (il 2016 appena entrato), di usare solo grandi prodotti. Grandi risi, grande paste artigianali di semola e all’uovo. Tutto al top dall’antipasto al dolce passando per la pizza. Perché ho fatto i miei conti e quasi quasi risparmio>>. Aspettiamoci, dunque, una Capannina con proposte di piatti al top!

In attesa di vedere aperta “la finestra delle Bontà”, quando la vetrina lascerà spazio ad un banco all’aperto che fa tanto parigino chic, auguro a tutti gli amici di Tyche un goloso e classico 2016 eno-gastronomico! Per info su Bontà delle Marche www.bontadellemarche.it tel 071 53985.

Carla Latini

La maturità creativa dei Negramaro: “Uno stimolo per rinnovarsi”. E ad Ancona è (quasi) sold out

in Giornalista e dintorni/Senza categoria da

Continua l’amore di Ancona per i Negramaro: biglietti a ruba con qualche disponibilità ancora al botteghino per gli ultimi indecisi che domenica 15 novembre vorranno assistere allo show al PalaRossini. Ben venticinque i brani che verranno spalmati in un concerto che, dopo uno spettacolare intro, prenderà il via con “Sei tu la mia città”. Prendiamo al volo alcune confidenze con il tastierista Andrea Mariano. Ecco di seguito l’intervista.

Il tour è partito alla grande e c’è voglia di sentirvi da ogni posto dell’Italia. Mi domando: dopo quindici anni di attività c’è il timore di invecchiare? Oppure sentite i benefici della maturazione?

<<Il timore no. Questo “invecchiamento” per noi si trasforma in maturità. E’ più in generale un discorso che abbraccia chi è a contatto con la creatività, con l’arte: tutto diventa infatti occasione per mettersi in gioco, mettersi in discussione. La maturità permette di rinnovarsi, perché i tempi cambiano. Bisogna decifrare i nuovi messaggi che arrivano dal pubblico, i gusti, le tendenze e tutto quello che ci accade intorno. Per noi questa maturazione rappresenta un forte stimolo. Ovviamente non andiamo mai a ripeterci con cose già dette e cerchiamo di stimolarci con nuove composizioni, con l’allestimento di un tour e con tutto quello che riguarda il nostro mondo musicale>>.

Ai Negramaro va anche l’Oscar per saper collaborare con gli altri colleghi italiani. Sul programma “Unici” di Rai 2 erano concordi con questo anche De Gregori e Elisa, Biagio Antonacci e Neri Marcorè. Pure Patty Pravo ed Emma. Insomma ci potrebbe essere il preludio per un’importante operazione di collaborazione artistica italiana. Ci avete mai pensato?

<<Siamo sempre stati “trasversali”, nel senso che non abbiamo mai avuto pregiudizi per quanto riguarda generi della musica italiana e internazionale. Attraverso i contatti che si stringono durante il percorso, sono nati rapporti partiti dall’amicizia e in molti casi sfociati in collaborazioni importanti. Penso a Jovanotti, a Elisa e in ultimo, a Biagio Antonacci. Biagio ci ha chiesto di arrangiare la sua “Liberatemi”: un pezzo intoccabile per noi, ma siamo riusciti a catturare il suo entusiasmo. Le collaborazioni accadono. A noi piacciono perché rappresentano anche queste forti stimoli che arrivano. Assorbiamo un po’ di energie da altri artisti e ne trasmettiamo un po’ delle nostre. Non bisogna allora escludere il fatto di pensare alle collaborazioni in maniera più consistente, anche perché “La rivoluzione sta arrivando” è stato un lavoro un po’ più “puro”. Abbiamo deciso di rimanere legati ad un concetto intimo e personale, quindi credo ci sarà spazio in futuro per progetti con molti amici>>.

Il vostro concerto include in scaletta ben 25  brani. Sono tutte vostre canzoni o avete inserito qualche omaggio ad altri artisti?

<<L’omaggio che ormai è diventato quasi un cavallo di battaglia alla pari dei nostri singoli è “Meraviglioso”. Un brano che appartiene al Dna dei Negramaro. Per il resto ci saranno nostri pezzi con l’inserimento di parti strumentali per rendere più fluido lo show. Allo spettacolo abbiamo voluto dare un aspetto molto cinematografico, non a caso ci sono delle proiezioni. Quasi una colonna sonora della parte visual>>.

Ricordi o aneddoti che vi fanno venire in mente gente o luoghi marchigiani?

<<Io personalmente ne ho uno che è legato ad Osimo, gemellata con il mio paese d’origine, Copertino, che è anche quello di Giuliano. Quindi ogni volta che ci troviamo in zona andiamo a visitare la cittadina, che è bellissima. Inoltre ad Osimo si trova la salma del santo patrono del nostro paese, San Giuseppe da Copertino. Nel nostro primissimo disco, che ora non si trova più in circolazione, c’è un disegnino di Giuliano, stilizzato, in un angolino della pagina, raffigurante proprio san Giuseppe da Copertino. E’ il Santo dei voli, ci ha portato fortuna. Ad Ancona sono legato per uno dei primi concerti che abbiamo fatto in un club, il Barfly, nel 2005. Eravamo appena usciti da Sanremo ed è stato uno dei nostri primi sold out. Non ci aspettavamo una così grande partecipazione>>.

Tyche ogni mese filosofeggia con i suoi ospiti su di una parola. Questo mese è VITA. Cosa significa per te VITA?

<<In questa momento mi piace legare il concetto di vita a quello di rivoluzione. Non per riportare il discorso per forza al disco, ma effettivamente nella vita ognuno ha bisogno costantemente di una piccola grande rivoluzione. Nei momenti in cui si fanno delle scelte c’è bisogno di coraggio. Io ho affrontato la mia rivoluzione credo a 20 anni, quando ho scelto di vivere di musica. Ora sto godendo dei frutti. Quindi la vita è piena di rivoluzioni>>.

Negramaro ad Ancona. Domenica 15 novembre 2015 ore 21 al PalaRossini. Prevendite su TicketOne e Ciaotickets. In caso di posti esauriti online saranno disponibili altri biglietti direttamente al PalaRossini domenica dalle 18 fino ad esaurimento posti. Dalle 19 apertura cancelli.

Kruger Agostinelli

Alle Cantine Monteschiavo incontri fra vigne e ulivi

in Mangiare e bere da

Clienti, amici, opinion leader e semplici appassionati hanno “invaso”, la collina di Maiolati Spontini in occasione di un appuntamento organizzato dalle Cantine Monteschiavo. La scusa buona quella dell’olio evo non filtrato appena franto. E di un vino coraggioso. Una Lacrima Superiore che si chiama la Rediviva. L’annata, quella del 2014. Un vino giovane, rosso rubino trasparente. Intenso nel profumo inconfondibile. Alla bocca molto piacevole. Perfetto per esaltare l’olio denso e verde, come le foglie di ulivo, servito su fette di pane bruschettate e croccanti. La festa è cominciata con i tappi saltellanti delle bollicine cult dell’azienda. Ogni persona è stata accolta così e accompagnata in un percorso di calici colmi da degustare e prodotti unici da assaggiare. In questo percorso ho conosciuto il produttore e il cuoco delle zuppe di legumi e cereali “La vita è bella”. Zuppe biologiche, perfette per l’olio nuovo. Si ferma, interessato, Glen, il cuoco filippino de Il Libeccio di Marcelli di Numana (leggerete di lui su queste pagine a breve). Mi interessa il suo punto di vista. Il suo lato, diciamo, non italiano. Anche se credo di aver capito che sia nato in Italia. I cuochi sono tutti uguali. Basta una farina di cereali alternativi, delle lenticchie che sembrano coriandoli colorati a stimolare la fantasia creativa. Ed è bello ascoltarli quando lo fanno a voce alta. Glen pensa, con il sonoro, a pesce e lenticchie. Alle pelli – in realtà la pelle del pesce si chiama cute – lavorate in maniera tale da rimanere croccanti colorandosi dei colori delle lenticchie. Accanto una lasagna a due strati fatta con le farine di ceci e di farro. In mezzo una crema di lenticchie che sarà di un unico colore. Glen parla ed io immagino.

Accanto a noi si ferma Luca Belleggia. Giovane manager del nuovo Hotel di Ancona il Seeport. Anche di questo vi racconterò a breve. Con lui si ragiona sullo stile che deve avere un albergo internazionale. Di come la cucina lascia alla creatività il giusto spazio. Spesso un viaggiatore stanco non ha una grande voglia di mangiare piatti elaborati. Quindi nel menu di un international ci sono anche piatti “tristi” ma necessari. Luca si occupa dell’acquisto dei vini e mi porta un calice di pecorino Monteschiavo. Mentre beviamo – ed io imparo – ci avviciniamo alla “bancarella” di Baldi. È molto conosciuto fra i ristoratori perché li rifornisce delle migliori carni italiane ed estere a filiera controllata e certificata. Ma oggi è qui con una “chicchissima” (il pubblico merita). Un baccalà delicato, scaglioso e quasi croccante cucinato “nientepopodimeno” che da Errico Recanati nella classica ricetta all’anconetana. La mano di Errico è lieve e alleggerisce qualsiasi provocazione di questo celebre pesce essiccato con il sale. Così il mio pecorino rimane persistente e non viene sopraffatto da altri sapori. Accanto alla classica ricetta, Errico ha preparato una sorpresa nel suo stile, spiritoso! Inconfondibile. Baldi mi fa vedere una specie di oliva che nella forma somiglia di più a un grande cappero. La prendo dal picciolo, che è un picciolo vero, la metto in bocca e lentamente si scioglie. A cosa penso? Al baccalà mantecato del Vecio Fritolin di Venezia, il più buono della mia vita! E ai capperi che mi manda sempre Carlo Hauner da Pantelleria. Buonissimo boccone. Degno della Rediviva che, Emanuele Boccaccini, il maitre del Marchese del Grillo, mi sta offrendo. Alcuni scappano via dopo veloci assaggi. Altri, è lunedì e sono chiusi, rimangono a chiacchierare. Il buio è arrivato prima. Le vigne, con le foglie arrossate dall’autunno, brillano grazie a luci messe con grazia e maestria. È un po’ umido. Olio, pane e vino ci scaldano. Ma che bella festa!

Carla Latini

Elis Marchetti e l’Osteria di Ugo Bassi: semplicità prima di tutto

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Da 8 anni Elis Marchetti ed il suo socio Claudio tengono viva piazza Ugo Bassi ad Ancona con la loro Osteria. Che è una vera e propria Osteria. Il legno scuro ed i tavoli sobri e senza fronzoli ne sono i diretti testimoni.

Elis viene da Chiaravalle, ha lavorato a Senigallia, Alice Channel e Vera Tv lo trasmettono dietro i fornelli mentre racconta le sue storie di cucina, ma, quando si siede con me e la mia amica Cristiana Carnevali (di lei vi scriverò in seguito), si scioglie in uno “slang” tipicamente anconetano. Discreto e molto chic. Che a lui, giovane e affascinante, dona molto. Ho voluto mangiare i piatti più semplici che poi sono i più difficili: alici marinate al Verdicchio, scritto nella lista delle vivande con la V maiuscola, e il classico stoccafisso all’anconetana. Le alici sono decorate e insaporite da minuscoli frutti di bosco rossi. Lo stoccafisso è buonissimo, intendo il pesce. Il condimento delicato e le patate di ottima qualità lo rendo un grande piatto. Gli chiedo quali sono i “grandi” che ammira. Mi risponde tutti. Ma ha un debole, anche se ancora non è stato a mangiare da lui, per Gianfranco Vissani. Ricorda una frase di un famoso cuoco insegnante durante un corso all’Etoile: in cucina, Vissani, non ha rivali. Da qui parliamo di materia prima. E trovo un portone spalancato quando gli domando: Ma come le fai le alici? Ecco il ritorno dell’importanza della materia prima: <<Le vado a prendere al porto la sera del lunedì alle 18.30. Le più fresche arrivano alla sera>>. Capisco e ammiro la sua risposta: bella l’idea dei frutti di bosco rossi. E lui: <<Pensa che è un piatto che faccio da 8 anni, mi sono stufato!>>. Il fuoco della passione che gli arde alla bocca dello stomaco sta cominciando a uscire, così mi dice che i piatti che propone, ogni giorno, sono piatti della tradizione marchigiana, i più. Poi c’è qualcosa che strizza l’occhio alla cucina romana e anche alla toscana. Nel tempo la sua clientela si è abituata e lui si è abituato a loro. Siamo ad, ops, “in” Ancona. Ma questo l’ho detto io e non lui. Elis vorrebbe fare altro ogni tanto, e comunque ci riesce perché, quando parla della carbonara dice che è la “sua carbonara”. Ci credo. Mette tutti i suoi sensi nella realizzazione dei piatti anche in creazioni “normali” come uno spaghetto alle vongole. Ma attenzione! Come ho scritto prima, è nella semplicità e nella normalità che si capisce la bravura di un cuoco e il suo “sentire il piatto”. Mi racconta della brigata. In tutto sono tre, lui compreso. E seguono anche la produzione della pizza e il banco dove portare via “all’asporto”. Uno dei ragazzi ha la mano creativa e si prende cura anche dell’aspetto del piatto, che sia un tagliere di salumi o un crudo di pesce. L’altro, bravissimo in tutte le realizzazioni classiche, non trova necessario che il piatto sia curato con una certa grazia. Lui guarda alla sostanza. Una squadra “corta” e vincente. Ormai, dopo 8 anni, Ancona ha capito che si può andare in piazza Ugo Bassi anche per mangiare bene, bere meglio e fare un’esperienza “a step”. Senza essere forzati. Elis ha un’apparenza umana molto dolce. In fondo è caparbio, tenace e passionale. Riconosce, e questo mi è piaciuto molto, che la vicinanza di Claudio, che si occupa <<dei cordini della borsa con attenta meticolosità>>, è stata ed è strategica per il conto economico dell’Osteria. Se ho scritto di lui è perché mi è piaciuto tutto. Anche il servizio curato, spiritoso e ben diretto dalla sua mamma. Non ho preso il salame di tonno, peccato! Sarà il motivo per ritornare. Comunque, io che ne mangio tanti di cuochi, posso proprio confermare che Elis li “sente” i suoi piatti. La sera conviene prenotare 0712814235, info@osteriadellapiazza.com

Carla Latini

Negramaro ad Ancona: “Rivoluzione è rimettere al centro di tutto la vita”

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“ La Rivoluzione sta arrivando” è il titolo per un’opera di dodici brani inediti. Dopo cinque anni di silenzio discografico, ecco come si ripresentano i Negramaro, che domenica 15 novembre attereranno con il loro tour al PalaRossini di Ancona, grazie all’organizzazione di Tyche Eventi.

La copertina è una Jolly Roger, ossia la bandiera dei pirati, rivisitata in chiave Negramaro proprio per evidenziare i concetti chiave confezionati all’interno dove morte, vita, sentimenti e ironia sono le colonne portanti. L’ascoltiamo con attenzione su Spotify e l’impatto sonoro di questo lavoro non delude di certo. Un sound potente, intenso, intimo, inebriante  e riconoscibilissimo grazie all’interpretazione di quel Giuliano Sangiorgi divenuto un punto di riferimento irrinunciabile nel panorama italiano. Collaborazioni importantissime da Jovanotti a Elisa, da Claudio Baglioni ad Adriano Celentano e ultimamente voluto da Francesco De Gregori nel suo omaggio ai 40 anni di Rimmel.

‹‹La rivoluzione è rimettere l’uomo e la vita al centro di tutto, una specie di nuovo umanesimo – spiega proprio Sangiorgi – Tutto dipende dalla gente e per una rivoluzione non sono necessari santi o miracoli››.  Confermando che evoluzione musicale, attenzione alla società e inquietudini esistenziali sono un ottimo cocktail per realizzare grandi canzoni.

‹‹Inevitabilmente, per quanto i Negramaro abbiano mantenuto la loro identità musicale e chiunque ascolti il disco penso possa ritrovare i parametri del nostro sound, si cerca sempre di rinnovarsi. E’ il cambiamento stesso l’evoluzione, la voglia di rinnovarsi, che porta a creare e produrre cose nuove››, spiega il batterista Danilo Tasco.

Sangiorgi, ora che anche Ligabue interpreta la Taranta c’è il sospetto della omologazione dei suoni? Insomma globalizzazione anche nella musica?

‹‹A dire il vero qualche settimana fa la Taranta è arrivata a casa mia!  Ho avuto l’onore di avere da me due artisti del calibro di Paul Simonon e Tony Allen e abbiamo improvvisato insieme una jam session incredibile. Abbiamo suonato insieme “Lu Rusciu de lu mare”. Mi fa molto piacere che diversi artisti si avvicinino alla realtà della Taranta, per cui assolutamente ben venga che anche Ligabue e altri nomi importanti lo facciano››.

Dopo quindici anni di attività c’è il timore di invecchiare? Oppure sentite i benefici della maturazione?

‹‹Noi siamo orgogliosi di essere insieme e ancora inseparabili dopo così tanti anni. Siamo nati e cresciuti insieme, da anni condividiamo quasi tutto insieme, si può dire che viviamo insieme. E questa è la nostra piccola grande rivoluzione, perché rimaniamo sei pazzi che continuano a suonare e a fare ciò che vogliono, con la stessa passione dei primi giorni››.

Kruger Agostinelli

Negramaro ad Ancona. Domenica 15 novembre 2015 ore 21,30 al PalaRossini. Infoline 0733 817259. Prevendite online su TicketOne e Ciaotickets

La “dolce” storia di Ilaria Traditi: dalle news agli amaretti

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Storia di una bella e “dolcissima” ragazza, Ilaria Traditi, firma importante di un quotidiano regionale, che è elegantemente uscita dalle inchieste e dalle news per entrare nel magico mondo delle farine, del pane e della pasticceria. Ora, scambiandoci i ruoli, sono io a scrivere di lei.

Me la trovavo sempre, lo dico con grande affetto perché spesso ero io ad invitarla e se non la vedevo la cercavo con gli occhi e le mandavo sms, in importanti eventi eno-gastronomici marchigiani. Presente nell’organizzare tour per altri colleghi in cantine famose, prima fra le prime a riunire i blogger del vino, sensibile a iniziative in embrione, come la città di Pergola che reclamava il suo posto al sole parlando di tartufo bianco pregiato. Abbiamo condiviso lunghe serate gastronomiche. Lei esile ed eterea. Una bambola bionda che assaggiava, chiedeva, mi coinvolgeva. Per qualche tempo Ilaria è stata un po’ la mia ombra/stampa. Ed io, so che posso scriverlo, uno dei suoi stimoli. Poi per un po’, come spesso succede a chi fa e disfà della sua vita (diffidate di chi non lo fa) ci siamo perse di vista. Non la leggevo più sulle pagine del quotidiano che l’ha vista crescere ed affermarsi. Voci e gossip me ne arrivavano di ogni. Poi il tempo passa e altri affanni occupano le tue giornate. Tre anni fa qualcuno mi racconta che Ilaria ha acquistato un panificio. Insieme ad amici investitori ha ridato vita ad un panificio in quel di Pietralacroce ad Ancona. Il pane prodotto dai suoi fornai è distribuito nei migliori negozi della città. Me ne parlano. Lo assaggio. Buono.

Poi la vita ci ha fatte rincontrare. Non poteva essere che così. Ci siamo scritte su uno di questi “maledetti” social e ci siamo riviste il giorno dopo. Lei con un sacchetto di amaretti in mano davanti al suo Market del Conero a Pietralacroce. Che sta, appunto, sopra il forno. Gli amaretti sono senza farina, buonissimi, teneri. Nulla a che vedere con i prodotti industriali che ce li hanno fatti odiare. Un po’ come è successo per i canditi. Sono piccoli, quasi rotondi. Ilaria in questa avventura ha soci oculati e pieni di esperienza. Gli amaretti hanno un marchio che si chiama La Valle. Quando l’ho incontrata, qualche giorno fa, mi raccontava che producono anche i “brutti ma buoni” ma solo quando è finita la raccolta della frutta secca necessaria che li rende unici. Dal forno escono anche biscotti, pane , dolci in genere.

In questo “supermercato sui generis” potete trovare di tutto: da detersivi e carte da forno, a prosciutti di Carpegna, cioccolato Domori, ghiotta e introvabile pasticceria da prima colazione Borsari. La frutta e la verdura sono in linea con la richiesta della clientela che, qui, è quella dell’Ancona silenziosa ed esigente. Il consumo delle mozzarelle di bufala della comune amica Giulia Honorati né è la dimostrazione.

Dopo l’incontro abbiamo deciso di non perderci di vista. Per voi anconetani che leggevate Ilaria sulle pagine di un quotidiano e online (online potete ancora trovare tutti i suoi articoli) sarà una golosa sorpresa assaggiare i suoi dolcetti. Qui mette la grazia e l’intelligenza unite all’intuizione ed a un briciolo di sana incoscienza che fanno parte della sua bella persona. Per assaggiare gli amaretti di Ilaria Traditi potete andare direttamente al Market del Conero che è in via Pietralacroce 33, la strada sopra i campi da tennis, oppure chiamare lo 071 34940 e chiedere direttamente in quale altro posto nelle Marche potete trovarli.
In Europa li ho già visti!

Carla Latini

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