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Strepitosi Deep Purple al concerto di Servigliano. Ed ora in arrivo Ian Anderson e i suoi Jethro Tull

in Concerti/Eventi da

Ottomila fans per i Deep Purple all’appuntamento rock di Servigliano, live ieri sera, lunedì 18 luglio, con tre giorni di ritardo a causa del maltempo. Un concerto per pensionati? Tempi duri per chi voleva minimizzare la grandezza della musica rock e dei loro autentici protagonisti. Pubblico di tutte le età, con una sorprendente formula padre più figlio. In un’epoca di valori da recuperare, il rock sembra proprio un bel collante. Deep Purple edizione 2016 ha tre pilastri della fine degli anni ’60, ovvero Ian Gillan alla voce, Roger Glover al basso e l’inossidabile Ian Paice alla batteria. A loro si sono aggiunti, ormai da ben 23 anni, il chitarrista Steve Morse al posto di Ritchie Blackmore, mentre all’inizio del millennio ha concluso la mutazione Don Airey alle tastiere che prese il posto di un altro fondatore, John Lord, scomparso pochi anni fa. Quasi cinquant’anni di successi da proporre e non si sono smentiti, iniziando con una perfetta “Highway Star”. Immancabili i virtuosi assoli di ogni musicista ed una chiusura mozzafiato con “Smoke on the Water”. Preludio per un bis al fulmicotone con il loro primo singolo di successo “Hush” e dulcis in fundo l’immancabile “Black Night”.

Lo spazio concerto era stato aperto alle 15.30 cosicchè altre sei giovani band hanno potuto regalare musica in questo indimenticabile pomeriggio musicale. E il sogno rock in una notte d’estate non finisce qui, il 9 agosto siamo complici proprio noi di Tyche Magazine che nel nostro festival porteremo un’altra leggenda degli anni settanta, il flauto di Ian Anderson con i suoi Jethro Tull.

Kruger Agostinelli

(foto di Federico De Marco)

Montecappone e i suoi vini, dall’Utopia alla scommessa bio. Sempre con passione e fantasia

in Mangiare e bere/Senza categoria da

Cantine Montecappone foto by KrugerOgni occasione è buona per bere i vini di Montecappone di Jesi. Fine maggio, Cantine Aperte. Sono da Gianluca e Annarita Mirizzi. Amici da tanti anni. Trasferiscono la loro energia, la loro emotività e la loro precisione maniacale nei vini che producono insieme al loro staff di agronomi ed enologi capeggiati da Lorenzo Landi. Quindi c’è amore, fantasia, passione, tecnica e virtuosismo in un mix di assoluto valore. Un grande vino nasce in vigna e la Montecappone possiede 54 ettari di vigneti e 12 ettari di oliveto. Una fattoria davvero ben strutturata e con quasi cinquanta anni di attività. Prima di cominciare a fare due chiacchiere, Gianluca mi porge da assaggiare i suoi nuovi spumanti di Verdicchio e Sauvignon ottenuti con il metodo charmat lungo. Cinque mesi in autoclave e uno in bottiglia. Sono vent’anni che Montecappone coltiva e produce Sauvignon. Tra i primi nelle Marche. Passiamo ai Verdicchio fermi. Il Federico II, in onore a Jesi e alla sua storia, è un Verdicchio Classico Superiore giovane e fresco negli aromi, che ha un’ottima beva ed è di assoluta convivialità. La Riserva Verdicchio si chiama Utopia: affina almeno 18 mesi di cui 12 in vasche di cemento ed almeno 6 in bottiglia. Una scommessa all’inizio! Di più. Un’utopia. Da qui il nome: sarà utopia immaginare un verdicchio che invecchia oltre 10 anni? Scommessa ampiamente vinta. Poi c’è il Tabano Marche Bianco Igt, un blend di Verdicchio, Sauvignon e Moscato passito. Vino fruttatissimo e piacevolissimo che su una delle cinque guide nazionali riceve l’onorificenza di “Miglior Vino Bianco d’Italia”. Il Tabano Rosso è un blend di Montepulciano e Syrah, 12 mesi in barrique e il resto in cemento. Infine, ma non ultimo, Utopia Rosso Piceno doc, il top della gamma dei vini rossi, Montepulciano e una piccola parte di Sangiovese.

Parliamo delle novità. Gianluca ha sempre avuto la sua posizione, in linea con tutte le principali ricerche universitarie del globo, sui vini naturali, sui biologici. Le sfide, si sa, prima o poi vanno colte e, sorpresa per tutti, dal marzo prossimo ci sarà una nuova linea di Verdicchio bio che porterà il suo nome, Gianluca Mirizzi. Sei ettari di terra a Monte Roberto stanno dando vita a questa nuova avventura. «Sono mesi che combatto con il rame e lo zolfo come gli antichi romani…». L’uva raccolta sarà biologica al 100% e certificata. Ad essa verrà applicata la stessa tecnica enologica conservativa (quella che vuole che il vino sappia dell’uva con cui è prodotto) che ha fatto la storia della Montecappone. Tante belle cose nuove stanno per arricchire il rutilante panorama del mondo enologico marchigiano e non. E alla festa dei 50 anni di Montecappone noi di Tyche ci saremo.

Se volete altre info: www.montecappone.com, tel. 0731205761

Carla Latini

Michele Pecora ricorda Gianni Ravera: “L’innovatore della musica italiana”

in Senza categoria da

Chi pensa erroneamente che Michele Pecora sia stato solo una meteora discografica degli anni Ottanta deve assolutamente rivedere il proprio giudizio. Michele, nato in provincia di Salerno ma marchigiano da sempre, ha saputo trasformarsi da cantautore a discografico, da talent scout a direttore d’orchestra. Ed ora, come ci racconta in questa intervista esclusiva che ci ha concesso, pure direttore artistico del Premio Ravera.

Michele, la tua è una vita sempre vicina alla musica.

«Sì, ho un grande amore per la musica. L’ho portata dietro per tutta la vita. Una passione di quelle che non ti fanno pensare al risultato ma ti fanno suonare per il piacere di farlo. E inevitabilmente poi arrivano anche i risultati. La mia attività cantautorale nasce a Castrocaro, con Gianni Ravera che mi ascolta e mi fa esibire al Festival. Quell’anno lo vinco pure: da lì inizia quest’avventura che mi ha portato col tempo a fare tante e tante cose. Certo, di musica si vive, ma bisogna anche guardarsi intorno perché i tempi e le cose cambiano. È giusto quindi ampliare il proprio raggio d’azione. Ecco allora che le strade si moltiplicano, fino alla direzione artistica di eventi. Sono convinto del fatto che fare l’artista e vivere di arte sia anche rimanere al passo con i tempi. Non ancorandosi alla nostalgia di un passato che non c’è più, ma vivendo il presente e il futuro. Con tutti i suoi cambiamenti».

Quindi è nato il Premio Gianni Ravera – Una canzone è per sempre.

«Mi sembrava giusto tributare un omaggio all’uomo che ha innovato e ha fatto per anni e anni la storia della musica di questo Paese. Basti pensare che nei tantissimi festival di Sanremo organizzati da lui, delle 18 canzoni in gara almeno 14 erano dei successi. Quindi aveva la grande capacità di individuare il talento oltre le apparenze. Ramazzotti e Zucchero sono solo alcune delle sue ultime scoperte. Era un innovatore: fu il primo a portare gli artisti stranieri a Sanremo e a farli cantare in italiano. Tra cui memorabile fu proprio l’esibizione di Louis Armstrong».

Ravera è un personaggio culturale molto importante di questa nostra regione, essendo nato proprio a Chiaravalle.

«Era legato alla sua terra. Ricordo che quando lo incontravo era sempre commosso nel ricordare Chiaravalle, dove veniva appena possibile. Ravera è stato l’inventore del festival di Castrocaro, che ritengo storicamente addirittura più importante di Sanremo. Sanremo è un punto di arrivo, ma da Castrocaro sono passati tutti, nei tempi in cui si riusciva ad individuare i talenti. Perché la musica va giudicata da persone competenti, cosa oggi più complicata. Ravera era questo, dava una possibilità. Claudio Cecchetto ha raccontato che doveva uscire il brano del Gioca Jouer ma Ravera gli disse di aspettare e farlo andare come sigla di apertura di Sanremo. Quella scelta fu un successo».

Oltre a Cecchetto, la prima edizione ha avuto grandi ospiti. Come Carlo Conti e Pippo Baudo…

«Baudo ha avuto un rapporto di collaborazione con Ravera lungo 30 anni. Altri ospiti sono stati Dario Salvatori, Iva Zanicchi, Fausto Leali… Insomma tutti quelli che hanno attraversato la vita professionale di Ravera».

Intanto che anticipazioni ci puoi dare?

«Quest’anno le serate saranno due e non una e si è aggiunta l’accademia Gianni Ravera, per la scoperta di nuovi talenti».

Kruger Agostinelli

Marcella Bella spicca il volo con il suo nuovo spettacolo, gli applausi dell’anteprima

in Concerti/Eventi/Shada Civitanova da

Marcella Bella era emozionata come se fosse la prima volta. Superate le prime incertezze, ha però spiccato il volo sulle ali delle sue indimenticabili canzoni. Dopo vent’anni di assenza da una tournée vera e propria, d’incanto il tempo sembrava svanire, lasciando l’aroma di canzoni mai superate. Dai lati del palco la sostenevano amorevolmente il buon Mario Lavezzi, produttore di questo suo importante ritorno, e Chiara, la “bella” nipote figlia di Gianni. E il pubblico dello Shada, generoso come sempre, era lì a venerarla come giustamente una primadonna come lei merita. Che altro dire se non bravo a chi ha avuto questo intuito e che l’ha pure intercettata per questa anteprima: stiamo parlando di Aldo Ascani, impeccabile direttore artistico di “Legati ad un granello di sabbia”, il contenuto adulto del venerdì notte allo Shada di Civitanova. Un altro importante tassello nel collage che unisce tutti i più importanti personaggi della musica leggera italiana.

Kruger Agostinelli

(Qui l’intervista a Marcella Bella)

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La Mannoia condanna a Fermo ogni violenza in un concerto sotto il segno di Dalla

in Senza categoria da

Fiorella Mannoia si sofferma su un termine caro a Lucio Dalla, “mascalzone”. Gli serve per descrivere il potere e la classe politica che pur di mantenere il proprio posto incita alla violenza e si scaglia sempre contro i più deboli. Poi punta il dito, senza mezzi termini, sulla tragedia di puro razzismo che si è abbattuta su Fermo, città che l’ha tenuta a battesimo per il nuovo tour “A te. Omaggio a Lucio Dalla”. Rivolgendosi al pubblico, dedicandogli lo spettacolo, dice: «Emmanuel non ce l’ha fatta. La moglie ha ceduto gli organi del marito, impartendo una lezione che i razzisti con capiranno mai».

Passionaria ma anche interprete di raro carisma, rapisce e trasporta nel mondo multicolore del cantautore bolognese a cui era molto legata. Fiorella incanta la bella Villa Vitali al festival Villa in Vita di Fermo, nel concerto numero zero del nuovo tour che si è tenuto mercoledì 6 luglio. Una platea stracolma che si perde nella poesia del linguaggio e nell’armonia musicale di un Lucio Dalla questa volta consegnato ad un’ambientazione sonora orchestrale. Uno spettacolo intimo, in cui la personalità della Mannoia ha saputo rendere intatte le atmosfere del cantautore bolognese. Nel variopinto mondo “dalliano” abbiamo optato per l’interpretazione di “Cara”. Poi inevitabile il bis con “Attenti al lupo”, a cui segue la candida affermazione «Sono sicuro che Lucio me l’avrebbe permesso» quando Fiorella ha trafitto al cuore i suoi fans con tre suoi brani. Delirio in tutti i sensi grazie a “I dubbi dell’amore”, “Perfetti sconosciuti” ed una corale ed appassionata “Quello che le donne non dicono”. Sembra tutto finito ma è talmente grande l’affetto del pubblico che si porta appresso il suo pianista e canta ancora un brano, “La storia siamo noi” di Francesco De Gregori, tanto per non venir meno al suo impegno sociale anche nella musica. Applausi in una notte triste per Fermo ma ricca di cultura ed impegno.

 Kruger Agostinelli

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A scuola d’amore e di cucina: un’idea coraggiosa dello chef Andrea De Carolis

in Mangiare e bere da

Che la sua faccia comunichi amore e generosità l’avevamo già capito. La cucina per lui vuol dire “cose buone e ben fatte”. Poi, pochi anni fa, all’interno di un programma di corsi di cucina convenzionali ma di ottimo livello, si “innamora” del Centro Sollievo…

Lo chef Andrea De Carolis, del Sandwich Time di Civitanova, lavora con la dottoressa Elisabetta Ripari, si confronta con i suoi partner e fornitori di sogni e decide che si può fare. Ma cosa? Un corso di cucina per quelle persone che, per tanti motivi che non voglio e non so spiegare, sono ospiti giornalieri del Centro Sollievo. Sollievo che, forse, trovano, sentendo amore, provando ad annusare e mangiare prodotti veri. Manipolandoli. Cosa c’è di meglio che amalgamare e mescolare quello che poi andrai ad offrire e a mangiare insieme? All’inizio di questa storia Andrea è scettico. Poi diventa amore e cucina. L’ho incontrato.

Come hai impostato la tua presenza?

«Mi sono ricordato delle mie difficoltà iniziali. Di come per me era difficile integrarmi. Ho provato a metterci tutti allo stesso livello. Io ti aiuto e tu aiuti me».

Ora smetto di farti le domande… e vai, Andrea raccontami le tue emozioni (non dimenticarti di dirmi le tue perplessità e i tuoi timori).

«I ragazzi e le ragazze del Centro Sollievo sono persone con grandi valori personali e culturali. Il disagio che li ha avvicinati alla vita lo portano dentro. Ognuno ha il suo. Quando ho deciso che volevo accanto a me delle persone con cui condivere la sfoglia piuttosto che la pasta della pizza, dimenticando il loro disagio psichico, ci siamo innamorati l’uno (io) degli altri. Che la cucina sia teraupeutica è una realtà che nessuno può smentire. Torni a casa, stanco e pieno dei tuoi problemi… Cucini e stai meglio. Fate prima con due ingredienti base a casa che fermandovi in Autogrill. In questo progetto sono con Marco Paniccià, il mio socio partner a Sandwich Time, con i fratelli Contigiani, Paolo e Massimiliano, che a Porto Sant’Elpidio hanno la scuola di cucina, la vendita diretta e la formazione dei cuochi che comprano e cucinano sulla Angelo Po. Sono 7 anni che mi aggrego a questa iniziativa e che con loro faccio corsi base come pane, pizza, pasta ripiena, macelleria e carni, dolci. Stessi corsi per i ragazzi e le ragazze del Centro Sollievo. Bello mandarli a fare la spesa. Bello vedere che fra loro si aiutano. Ho voluto fargli capire che meglio poco ma buono. Spesso sono persone rimaste sole, senza conforto familiare, senza sostegno economico. Ma non sono soli. Ho scoperto che sono, ognuno a modo suo, belli, grandi e profondi dentro. I risultati ottenuti sono eccelenti e me lo conferma la dottoressa Ripani. Per cui si replicherà il prossimo anno. Mi chiedevi delle mie perplessità? All’inizio tutte. Avevo timore di non sapere come pormi. Poi mi hanno detto che dovevo solo essere me stesso. Ed allora, alla pari, gomito a gomito, è nata una squadra compatta, intelligente (superiore alla media in alcune situazioni) che si sente realizzata quando cucina insieme e poi mangia insieme. Il momento della condivisione a tavola del cibo, quando si mangia quello che abbiamo cucinato, trasmette emozione e calore. Li abbraccerei tutti, uno alla volta. E la prossima volta voi di Tyche Magazine sarete con me. Sono stra-soddisfatto dei miei ragazzi».

Carla Latini

I Tiromancino presto al Tyche Festival: “Sarà un’estate molto marchigiana”

in Senza categoria da

«Evidentemente sarà un’estate molto marchigiana», mi dice Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, con un calice di vino rosso in mano mentre si gode il clima festoso del dopo concerto. La band ha recentemente terminato la data zero del tour “Nel respiro del mondo” al teatro di Cagli. Spettacolo avvolgente dalla prima all’ultima nota. Considerando che il concerto non potrà che migliorare, ecco che si tratta di uno degli appuntamenti imperdibili di quest’estate. Da segnare in rosso, perciò, la data del 4 agosto, quando i Tiromancino si esibiranno a Civitanova nell’area del Tiro a Volo, denominata Arena del Mare. È aperta la prevendita su CiaoTickets con biglietti a 15 euro. Estate marchigiana, si diceva. Già, perché dopo l’esibizione a Cagli con cui è stata lanciata la tournée e prima del concerto civitanovese, Zampaglione e soci saranno ancora nella nostra terra. I Tiromancino sono attesi sabato 25 giugno allo Sferisterio di Macerata nella serata finale di Musicultura. Dal 23 al 25 giugno sono in programma le tre notti dedicate alla XXVII edizione del prestigioso Festival della canzone popolare e d’autore. Da ricordare che Federico Zampaglione è tra i membri del comitato artistico di Musicultura. Insomma, il 2016 dei Tiromancino propone un filo diretto importante con le Marche. Ma torniamo all’incontro con Federico Zampaglione nel dopo concerto di Cagli. Ecco cosa ci siamo detti.

“Nel Respiro Del Mondo”, lo spettacolo che avete appena presentato, parla del mare e…

«Sì, è dedicato al mare che in realtà è qualcosa di così immenso, contiene così tante energie. Ma parlo di mare anche come luogo di pace, di tranquillità, di ispirazione dove si scrivono anche canzoni. Ad esempio, ho composto “Piccoli miracoli” di fronte a un tramonto meraviglioso in Thailandia. Vedi, il mare è anche un luogo di viaggio e di avventura, per cui la gente attraverso il mare raggiunge posti lontani e nuove popolazioni e si confronta con costumi, razze e usanze diverse».

Sembra un’introduzione fatta apposta per il vostro concerto, al Tyche Festival di Civitanova mercoledì 4 agosto, proprio in riva al mare.

«Sarà fantastico, non vedo l’ora di essere lì. Io tra l’altro ti posso dire che l’estate scorsa ero a Civitanova, ma in vacanza. Ero andato dai miei amici Ermanno e Paolo, per trascorrere la settimana di Ferragosto. Ci siamo divertiti molto. Quindi sono contento ancora di più di avere questa occasione per ritornarci. E magari, se non abbiamo date il giorno dopo, rimango pure questa volta e prometto di passare anche da voi in redazione».

Guardando la vostra pagina Facebook si capisce che hai un bellissimo rapporto con i tuoi colleghi, che spesso citi e metti in mostra. Insomma, non sei né egocentrico né solista con i tuoi atteggiamenti.

«Ho molti amici nel mondo della musica e non ho questo senso competitivo. La competizione la lascio allo sport. Io con i colleghi cerco di confrontarmi, di avere e dare consigli. Vedi, il bello di fare un lavoro così è che non dovrebbero esistere certe energie negative. Bisognerebbe godersi la fortuna e la passione che si ha nel comporre e creare musica».

Sarai presente anche a Musicultura il prossimo giugno.

«Sì, a Musicultura avevo partecipato già due anni fa ed è un’iniziativa molto bella. Anche quest’anno ho fatto parte della giuria e ascoltando tutti i ragazzi in concorso ti dico che ho fatto veramente fatica a scegliere, dal mio punto di vista, un vincitore. Sono tutti molto interessanti».

Hai altri ricordi e aneddoti marchigiani?

«Certo, mi ricordo la prima data in club dello scorso anno al Donoma che era andata molto bene. Nelle Marche in effetti ci vogliono bene ma anche noi non scherziamo: mezzo staff è marchigiano. Mi è capitato di mangiare in un ristorante di Cagli, di cui non ricordo il nome, ma devi provare come cucinano, una cosa pazzesca. E il proprietario ci ha detto una cosa che poi fa la differenza su tutto: “Faccio questo lavoro perché mi piace, quando cucino e porto a tavola mi diverto”. Siamo simili in questa filosofia di vita».

Non resta che aspettare il 4 agosto, primo appuntamento del Tyche Festival all’Arena del Mare, ad un prezzo molto vantaggioso, solo 15 euro. Una location che si sposa perfettamente con lo spettacolo dei Tiromancino e che si propone come baricentro dell’estate musicale marchigiana.

Prevendite disponibili su CiaoTickets e TicketOne.

Kruger Agostinelli

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Giro d’Italia dei Sapori con Enrico Croatti: un viaggio tra Romagna, Madonna di Campiglio e Los Angeles

in Giro d'Italia dei Sapori/Mangiare e bere da

Non sai mai cosa ti aspettarti durante le serate di Flavio e Elide alla Lanterna di Fano. Questa volta la complicità di Elsa Mazzolini ci ha regalato di nuovo la presenza di Gino Angelini. Lo ricordate a novembre dell’anno scorso? Il primo giugno Gino ha reso omaggio a Enrico Croatti, suo allievo in Romagna e suo sous chef a Los Angeles per tre anni. Il giovane Enrico, che ha poco più di trent’anni, ha girato il mondo tanto per rimanere in tema. La sua cucina è piacevolmente contaminata da stili diversi, da ricordi di casa, da vite vissute fra il Restaurante Akelare, tre Stelle Michelin, di San Sebastian (Spagna) e Les Terrasses de Lyon del Relais & Chateaux Villa Florentine di Lione, fra il Grand Hotel Miramonti Majestic di Cortina d’Ampezzo e, sempre a Lione con Paul Bocuse a l’Auberge du Pont de Collonges. Oggi è dal 2008 l’executive chef del rinomato ristorante Dolomieu del DV Chalet Boutique Hotel & Spa di Madonna di Campiglio. Nel 2013 ha preso la sua prima Stella Michelin.

pateIn mezzo ad abbracci, baci e pacche sulle spalle risuona piacevole l’accento romagnolo mai sopito. I due sono in sintonia e vediamo che succederà in cucina. Il pubblico in sala e quello delle grandi occasioni. Non a caso ci sono le Mariette. Che adorano Gino. E Gino ricambierà l’affetto dopo qualche giorno cucinando a 4 mani con Enrico nella loro scuola di cucina. Alfredo Antonaros introduce Enrico Croatti. Romanza la sua vita. E noi aspettiamo il paté preparato in omaggio a Gino Angelini. È il patè di Gino. Un grandissimo piatto, dice Flavio. Ce ne saranno altri nel corso della serata: sopra un carpaccio di gambero un biscotto di nocciola contiene il patè di Gino. Beviamo un Trento Doc Rosè, Antares 2011. Cominciamo alla grande. Poi arriva una portata che giustifica quanto ho scritto sopra (la sua cucina è piacevolmente contaminata da stili diversi, da ricordi di casa, da vite vissute): le poveracce da Rimini a Madonna di Campiglio. Un viaggio su una piacevole pappa al pomodoro fatta con gli ingredienti dei canederli con piccole vongole senza guscio rese eteree da una nuvola che sa di prezzemolo. La contaminazione provoca e le persone si scambiano idee. Per i turanici alle canocchie cambiamo vino. È una Nosiola Selezione Argiller L’Ora 2013. Bariccata a dovere da non sembrare una Nosiola. La Nosiola a un nostro Bianchello del Metauro. Immaginatelo in barrique! I turanici alle canocchie erano degli spaghetti fatti con un grano duro speciale che per l’occasione sono stati triturati e ridotti in piccoli pezzi come fosse un risotto. L’amido dona una mantecatura importante e rilascia il sapore forte del grano duro. Poi Enrico Croatti ci ri-stupisce con la cottura, incredibile, di uno scalogno. Che è uno protagonisti del piatto lattonzolo iberico, mazzancolle e scalogno. Il lattonzolo è un maialino da latte cotto a bassa temperatura, la mazzancolla è caramellata nel caramello, lo scalogno sembra crudo ma non lo è. In bocca rimane croccante ma è cotto. Da mangiarne altri cento. Sempre di iberica memoria ecco arrivare la carne salada estemporanea nell’idea di un Rossini. suggestioni di primaveraCruda, battuta a coltello finemente, si presenta in polpettine, c’è tartufo, c’è la salsa. Ritorna il Trentino, prepotente. Intanto con un rosso Trento doc Rebo 2014, poi con suggestioni di primavera. È un pre-dessert? Non lo so. So che è strepitoso, sorprendente. Bello nei colori della misticanza montana tipica trentina. Con quelle foglie dalle nervature rosso porpora. Sotto a questa che sembra una semplice ma ricercata insalata c’è un cremoso di cioccolato bianco con un sorbetto agli asparagi. Il tutto, a conferma delle mie parole strepitoso, sorprendente, è dentro una coppa Martini. Il dessert che chiude la cena, prima della piccola pasticceria che assume un aspetto internazionale, ci porta in Sicilia. Mandorle e caffè, il mio primo viaggio in Sicilia è un dolce molto ben fatto. Candido. Beviamo un Goldtraminer 2014. Gino Angelini abbraccia il suo allievo. Gino è sempre orgoglioso dei successi dei suoi ragazzi. Ma ogni tanto li vuole rivedere. Li vuole accanto a se. Maestro paterno? Maestro che non smette mai di essere tale. Il Giro d’Italia dei Sapori con Enrico Croatti ha preso una “volata” internazionale. Alla prossima! Flavio Cerioni ci terrà informati sui social quando sarà.

Per info e prenotazioni: 0721881718, 335367146 info@allalanterna.com

Carla Latini

Le Stanze di Carlotta a Osimo, un b&b per tutte le stagioni

in Itinerari da

Carlotta è la prima labrador vissuta in questo posto ed i padroni Luca Zamparini, Nunzia ed Iva Marchegiani hanno voluto ricordare così l’affetto incondizionato di un cane molto speciale. Ora le Stanze di Carlotta è un b&b immerso nel verde che sente scorrere il fiume accanto. Percorrendo in macchina la strada che da Campo Cavallo di Osimo porta a Casenuove, sempre di Osimo, all’altezza del cartello che indica il rione Cucchiarello, a sinistra, c’è una freccia, Le Stanze di Carlotta. Una strada bianca vi farà attraversare un ponticello sul fiume, altre due curve, un grande cancello, un prato curato, alberi grandi che sanno la storia del posto. Al centro, una casa colonica che, come gli alberi, porta con sé ricordi passati. Rimessa a nuovo con grande delicatezza. Iva mi accompagna a vedere le stanze che sono tre. Molto ben arredate, confortevoli, dolci nei sussuranti colori pastello. C’è Carlotta, c’è Isis e c’è Blue. Luca le ha pitturate personalmente e Iva ne cura la biancheria. I bagni sono molto chic e profumati con le essenze giuste per tutte lei stagioni. In ogni camera c’è tutto quanto si possa desiderare per qualche giorno di assoluto relax, in mezzo al verde.

Isis e Blue sono in giardino e sono le altre labrador allevate da Luca. Corrono felici nel prato insieme a Saih e Matì. Ma niente paura! Se amate questi animali meravigliosi per voi sarà un relax doppio. Coccolati dalle loro attenzioni e dalla loro voglia di giocare. Se però il vostro stato d’animo del momento preferisce diversamente, Luca porterà le quattro “ragazze” a casa loro. Una casa di legno dove si muovono ugualmente felici. Nunzia collega gli ospiti con il mondo esterno e, soprattutto con il paese. Ho già scritto di Nunzia, Iva e Luca quasi un anno fa raccontando agli amici di Tyche del ristorante Gvstibvs nella piazza del Comune (QUI). Un luogo che farà da tramite al vostro soggiorno anche per raggiungere altre mete, che sia arte, spettacolo, cibo, vino, mare e musica. Tornando, la sera d’estate, a Le stanze di Carlotta, potreste trovare ad aspettarvi un aperitivo eccellente e, “stravaccati” su divanetti “morbidosi”, gusterete le scelte di Nunzia in fatto di vini e di Luca in fatto di cibo. L’altra sera ho assaggiato salumi e formaggi da non dimenticare.

Alla mattina, che il vostro soggiorno osimano sia di lavoro o di piacere, c’è la prima colazione con succhi di frutta “veri”, confetture, pane caldo, torte, croissant e maritozzi, latte fresco, caffè appena macinato e ogni tipo di the. Voi chiedete a Nunzia il giorno prima e vi sarà dato. Infine Iva sarà la vostra “cicerona” aggiornata su cosa succede in città e nei dintorni. Per esempio non sapevo, ed ora lo sapete anche voi, che con il biglietto della mostra di Sgarbi al Palazzo Campana si può avere lo sconto per visitare la casa di Leopardi e viceversa. Sconto piccolo, ma quando c’è uno sconto cresce la voglia di provare, anche se vi fermate a pranzo o a cena da Gvstibvs presentando il biglietto della Mostra.

Per prenotare una Stanza di Carlotta potete chiamare Nunzia al 366808947, al fisso 071 715604 oppure scrivere a info@lestanzedicarlotta.it. Buon soggiorno osimano!

Carla Latini

A Camerano è arrivata la grande “cucina e vini” del Bistrò di Marco Grassetti e Francesca Cingolani

in Mangiare e bere/Senza categoria da

Giovani, belli e “locali”. Hanno avuto il coraggio, nemmeno un anno fa, di trasformare un piccolo bar in un ristorante elegante e raffinato. Il bianco e il grigio chiaro rilassano la vista. Francesca Cingolani in sala è gentile e professionale. Marco Grassetti sui fornelli crea piatti che nascono anche da esperienze passate. Ho trovato una cucina matura e sicura. Ho bevuto vini molto interessanti. È stata Francesca a scrivermi e così ci siamo accordate per un giorno tranquillo, il lunedì. È ancora un po’ freddo, purtroppo, e non posso godere di una cena in terrazza. Una terrazza cittadina nel cuore del paese che guarda il mare. Le luci sono suggestive ed il cielo, striato di nuvole, è limpido.

rombo intero Bistrò Camerano Dalla cucina Marco mi fa arrivare un rombo freschissimo che metterà al forno con pomodorini, olive e profumi dell’orto. Facile a dirsi vero? Fra le paste ripiene che sono fatte tutte in casa e strizzano l’occhio alla tradizione, mi viene consigliato un risotto di pesce. Mi affido docile e certa di fare la scelta giusta. Anche sul vino: Alba Nuda, un brut rosé di Angeli di Varano. Che reggerà la mia cena dall’antipasto al rombo. Prima però pani fatti in casa e olio extra vergine il Conventino per zuppettare nell’attesa. La coppia e sposata dal 2008. Un amore travolgente che ha distolto Francesca dalla sua prima passione: la musica. Francesca è soprano. Marco ha un percorso formativo di tutto rispetto: alberghiero e poi incarichi in ristoranti importanti come il Saraghino a Marcelli. Sono diversi i big che lo scelgono per lavori importanti. Una fra tutte Beatrice Segoni (ho già scritto di lei QUI) che l’ha voluto a Firenze per il pranzo di D’Alema e Clinton. Marco non lo racconta ma una foto discreta, attaccata al muro in una parete un po’ nascosta, lo ricorda.

antipasto Bistrò Camerano Ecco l’antipasto. Da destra a sinistra i sapori si fanno più forti. Salmone con uova di salmone e misticanza, un velo di pesce crudo abbracciato ad un piccolo grissino, insalata di polpo in piccoli pezzi con nuvolette di porro fritto sopra. Mi ricorda qualcuno, anzi qualcuna, ed il polpo di Marco è assolutamente all’altezza! Infine alici marinate e insalata mista dolce. L’intelligenza e la sensibilità di un cuoco si vedono anche in questi piccoli dettagli: con il dolce salmone la misticanza ricca di rucola, con le alici marinate la dolce cappuccia. Dico a Francesca che mi è piaciuto tutto molto. Mi sorride. Il risotto è superbo. Mantecato con gli umori dei pesci che lo compongono, moscioli, piccoli scampi, pesce azzurro. Tutto molto amalgamato e armonico. Erbette verdi lo decorano e il giro di olio a crudo mi fa tornare indietro nel tempo. Alla grande scuola di Gianfranco Vissani. Ma a Marco non l’ho detto. Lo leggerà qui.

risottoAspettando che il rombo esca dal forno scopro che la coppia era in società con il pizzaiolo della famosa pizzeria Flamingo a San Biagio di Osimo. Ai tempi top era un cult. La pizza molto buona ed anche il menu alla carta molto buono. Era opera di Marco. Poi i luoghi cambiano faccia. Basta un niente. La chiusura di un paio di negozi e piccole fabbriche, la chiusura di un hotel… non c’era più ragione di resistere lì. Così, forza e coraggio e con la gioia della nascita di Alessandro che ora ha 10 anni, Francesca pensa di tornare a casa, a Camerano. Il Bistrot è dopo la piazza principale, prima del curvone con la terrazza sul mare. Arriva il rombo. Aiutata da un cameriere sedicenne, Francesca lo pulisce e me lo sporziona a tavola. I pomodorini brillano. Le olive sono snocciolate e tagliate a rondelline. C’è un rosmarino di grande qualità ed un ottimo olio. Che non si vede ma si sente. Un piatto molto saporito, forte nei condimenti. Fatto alla perfezione. E mentre dico a Francesca, dandoci finalmente del tu, (comincio ad avere l’aspetto della vecchia signora?) che non desidero un dolce ma solo di essere stupita da qualche altra sua scoperta in fatto di vini (raffinata la ragazza!) Marco esce dalla cucina. Con Marco, mamma Pina. Che parla di suo figlio e della nuora con gli occhi lucidi della mamma innamorata. Intanto Francesca porta un vino di visciole. Difficile trovarlo buono. Ma questo è così denso che sembra uno cherry. Intenso. Buonissimo. Ahimè ha solo quella bottiglia portata da un produttore e, molto carina, ha aspettato di assaggiarlo con me. «Compralo!», le dico. «Speriamo che abbia bottiglie…» Motivo per cui non vi svelo il nome.

Ed ora via libera al passato. Ai ricordi di allievo e alle emozioni. E a quanto ha assorbito come una spugna di mare ogni piccolo gesto dei grandi a cui ha avuto al fortuna di stare accanto. Lo riconosco nella cottura dei pomodorini accanto al rombo e dal loro taglio verticale. Ora parte fimalmente l’estate per il Bistrò. La sera saranno 50 posti dentro e 50 fuori. Sarà possibile mangiare sia pesce che carne. Ricette ricercate, curate nei minimi particolari. Eccellenti paste ripiene dove sono sicura c’è la mano di mamma Pina. L’amore che unisce questa famiglia è contagioso. Poi arriva Alessandro che va subito in cucina a prendere un gelato. È finita la scuola e può stare accanto al papà. Stessi occhi buoni. Francesca ora mi saluta. Va da Ginevra che ha appena nove mesi. Finisco in chiacchiere e visciole con Marco, mamma Pina e Alessandro, questa serata, da ripetere prima possibile. Per prenotare chiamate Francesca allo 071731914. Cucina vini Bistrò è a Camerano in via Carlo Maratti 51-53. L’insegna fuori è luminosa non potete non vederla.

Carla Latini

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