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Mangiare e bere - page 11

Simone Fracassi, dai Capolavori a Tavola consiglia la Marchigiana

in Capolavori a Tavola/Mangiare e bere da

Nella cornice verde di Borgo di Corsignano a Poppi, in provincia di Arezzo, si è svolta la quattordicesima edizione di Capolavori a Tavola. Protagonista ed organizzatore il popolare macellaio toscano Simone Fracassi, da molti considerato il Re della Chianina. Una video intervista Simone Fracassi spiega come bisogna consumare dei “prodotti veri”. Confessa, parlano con passione della nostra regione, il suo debole per la Marchigiana, carne prelibata a livello nazionale, della sua preferenza per i nostri chef di pesce e non ultimi i nostri vini. Una panoramica attenta su cosa vuole dire mangiare bene, una ricetta di buon senso e di migliore qualità della vita. Buon ascolto.

Kruger Agostinelli

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Simone Fracassi presenta Capolavori a Tavola 2015

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Simone Fracassi kruger photo

Simone Fracassi con il suo Capolavori a Tavola 2015 è giunto alla 14° edizione, martedì 23 giugno. Ancora una volta è Borgo Corsignano la meravigliosa cornice nel cuore del Casentino in provincia di Arezzo, sotto il comune di Poppi.

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Nikita Sergeev, lo chef russo che esalta le eccellenze marchigiane

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Una rivisitazione del piatto fave, pecorino e ciauscolo, apice della tradizione marchigiana, e un dolce che rimanda al soffritto, a base di sedano, carota e cipolla. Sono queste due delle pietanze che hanno fatto ritornare nel nostro territorio il premio “Emergente Centro e Sud 2015”, ghiotta occasione per tutti gli amanti della buona cucina. Importante evento gastronomico organizzato dalla Witaly, condotto dal popolare giornalista Luigi Cremona, ha visto Nikita Sergeev, chef di Porto San Giorgio titolare del ristorante L’Arcade, trionfare nella competizione che si è tenuta a Napoli.

Complimenti Nikita, è andata bene! Ci racconti qualcosa?

<<Sì è andata molto bene, ho vinto! Era la finale per i cuochi del centro e del sud quindi concorrerò il 3, 4 e 5 ottobre a Roma, alle Officine Farneto, per la finale “assoluta”. E’ la seconda volta che partecipo a questa manifestazione>>.

Da quanti anni sei nelle Marche? Ci racconti la tua esperienza?

<<Ho 26 anni e sono qui in Italia da quando ne avevo 13 anni. Venivamo nelle Marche per far visita a dei nostri amici. Il posto ci è sempre piaciuto tantissimo e ad un certo punto ci siamo accorti che trascorrevamo più tempo qui che in Russia. Per quanto riguarda la ristorazione, tutto è cominciato dopo l’università. A Mosca mi sono laureato in Scienze politiche dopo aver fatto anche un Erasmus a Firenze. Una volta laureato però non è stato possibile “convalidare” il titolo in Italia, perché la Russia non è all’interno dell’Unione europea. La mia seconda grande passione era però la cucina, tanto che mi sono buttato su questo campo con tutte le mie forze. Ho seguito corsi, come l’Alma, e sono stato a Parma e in Emilia per fare un po’ d’esperienza. Sono stati diversi gli chef che hanno tracciato il mio percorso personale di vita con la loro filosofia di cucina. Penso ad Alberto Rossetti e a Marco Soldati. Alla fine sono sceso nelle Marche perché in questo territorio mi sentivo e mi sento a casa e ho aperto due anni fa il ristorante. I tempi duri che corrono mi avrebbero consigliato di aspettare prima di intraprendere una mia attività ma si sono legati anche discorsi di tipo burocratici. Per avere il permesso di soggiorno era meglio mettermi in proprio>>.

E’ una bella storia. Una curiosità che ti chiederanno in tanti: nella tua cucina quanto c’è di italiano e quanto delle tue radici.

<<Una domanda che mi fanno spesso. Quando mi dicono “come mai non hai deciso di aprire un ristorante russo” rispondo sempre che sul mio diploma c’è scritto “cuoco professionista di cucina italiana”! Il mio ristorante è italiano ma le mie tradizioni non le ho certo rifiutate. Nei miei piatti ci sono dentro diverse esperienze. Al San Pellegrino Young Chef ad esempio ho portato un raviolo (quindi Italia), all’anguilla (ancora più Italia) con barbabietola di lime. La mia cucina è variegata ed è connessa con il mio percorso. E anche con la mia provenienza. Ad esempio da un po’ nel mio ristorante servo l’aringa con la carota, per parlare dell’eccellenza russa, ma ci sono altri piatti che richiamano alla tradizione francese>>.

E di marchigiano?

<<Al concorso di Luigi Cremona uno dei piatti che ho presentato, davvero apprezzato dai giudici, è stato una rivisitazione (anche se non mi piace questa parola) di fave, pecorino e ciauscolo. Più marchigiano di così… La cucina marchigiana è sempre presente nel mio menu, tanto che cerco di parlare di tradizioni con i ragazzi che lavorano con me e con il personale in sala. L’anno scorso sono andato a mangiare dalla nonna di un mio collaboratore perché ero curioso di sentire i veri gusti rurali>>.

Per te in che direzione andrà la cucina?

<<Spero e credo che la cucina andrà verso la diversificazione della struttura ristorativa. Mi spiego. Una volta esisteva l’osteria, la bottega, il ristorante, la gelateria… Adesso a volte mi capita di vedere scritto sui tendoni dei locali diverse diciture. Secondo me questo è un miscuglio, un’insalata russa che mette in difficoltà il cliente. Una pizzeria deve essere tale e un’osteria è un’osteria>>.

Ci hai descritto un piatto che ti ha fatto vincere. E un altro?

<<Un altro che ha suscitato l’interesse è un dolce, che si chiama “Soffritto all’italiana”. Nella mia cucina non uso praticamente mai il soffritto, perché a mio avviso appesantisce molto, quindi i piatti italiani non ne hanno bisogno. Almeno non tutti. E’ inutile dire che a volte serve, ma non su un risotto o su di un piatto di pasta, perché rovina la centralità della ricetta stessa. Il soffritto è amato in Italia ma di solito si mette all’inizio, prima di preparare una pietanza. Noi invece lo abbiamo collocato alla fine, preparando un dolce con sedano, carota e cipolla. E’ stato complicato spiegare il perché del sapore di cipolla in un dolce. Ma la marmellata di cipolle è un classico italiano, no?>>

Certamente! Un’ultima domanda, quella che noi mensilmente facciamo ai nostri ospiti per filosofeggiare con loro. Se ti dico CANDIDO cosa ti viene in mente?

<<Gelsomino. Un gelato al gelsomino>>.

Perché?

<<Sono qui in terrazzo e vedo queste piante di gelsomino fiorire. Questo profumo mi ha fatto venire in mente come prima cosa proprio il gelsomino. Candido e bianco come il gelsomino>>.

Kruger Agostinelli

Michele Mastrangelo

Premiato il Tabano Bianco, il vino che fa innamorare le donne

in Mangiare e bere da

E’ marchigiano il miglior vino bianco italiano secondo la guida di Luca Maroni che ha dato 99/100 al Tabano Bianco di Montecappone Jesi. La notizia è circolata sia nella stampa specializzata che in quella nazionale poichè la guida uscirà nel prossimo novembre. <<E’ un vino che fa innamorare le donne – dice sorridendo il grande capo Gianluca Mirizzi – la bottiglia in effetti è un’alternativa marchigiana ai vini aromatici altoatesini e alsaziani, da abbinare ai frutti di mare. Si tratta di un blend fra uve di sauvignon, moscato e verdicchio dei Castelli di Jesi.>>
Gianluca ed Annarita Mirizzi Spumante Sauvignon Montecappone  Tyche MagazineLe soddisfazioni non nascono solo dentro la bottiglia ma anche fuori ma anche fuori. Ad esempio, nell’etichetta. Per l’ultimo nato di casa Montecappone, lo spumante Sauvignon Bollicine, Mirizzi si è voluto rivolgere ad una fonte creativa diversa, come diverso è il target cui il vino è destinato. <<Abbiamo cercato di incontrare i gusti di una fascia più giovane di consumatori, per questo volevamo un concept grafico più fresco e spontaneo. Così abbiamo affidato il compito ad un liceo artistico>>. Dunque è stata creata una efficace sinergia tra il mondo dell’impresa e quello della scuola, uno di quei segnali che spesso manca nell’imprenditoria. Alla scolaresca che ha presentato il progetto più accattivante, sono stati donati due proiettori. Scelta un’etichetta raffigurante l’impronta che la bottiglia ghiacciata lascia quando viene appoggiata ed ha la particolarità di essere in rilievo con colatura di argento. Questo permette di avere un’etichetta dalle caratteristiche tattili uniche.
L’iniziativa delle cantine Montecappone apre, di fatto, uno dei più attesi appuntamenti nel mondo degli “enonauti”: Cantine Aperte. In tutta la regione, 74 aziende vinicole sono pronte ad accogliere i visitatori nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 maggio 2015. Assaggi del meglio delle produzioni abbinate a stuzzichini dell’eccellenza gastronomica marchigiana. ma non solo. Ad esempio,  l’Azienda Montecappone mette in mostra le etichette in concorso per il nuovo spumante, abbinata ad un’esposizione dell’artista locale Troli. Cantine Aperte segnerà il debutto ufficiale delle nuove bollicine con due performance di Roxy Rose, regina del burlesque.
Info: Azienda Montecappone – Via Colle Olivo, 2 – Jesi (An) – tel 0731 205761
Per avere invece un quadro completo di tutte le cantine marchigiane visitate il sito del Movimento Turismo Vino

Kruger Agostinelli

(nella foto centrale Annarita Mirizzi e la bottiglia del Tabano Bianco)

Compie dieci anni il cacio amato da Dustin Hoffman, doppio compleanno da Trionfi Honorati

in Mangiare e bere da

Hoffman Trionfi HonoratiTra i palati che hanno apprezzato il suo cacio, c’è anche quello illustre di Dustin Hoffman. La sua preferenza, durante la campagna pubblicitaria marchigiana, non è passata inosservata. Il formaggio della Trionfi Honorati ha anche fatto un viaggio Oltreoceano, arrivando direttamente sulla tavola di casa del noto attore. E proprio il prossimo 2 giugno 2015 il caseificio spegnerà le sue prime dieci candeline e lo farà in una allegra festa in cui si ripercorreranno gli anni dell’azienda, viziando gli ospiti con tante specialità. Ma la ditta agricola a sua volta compirà 75 anni. Insomma, festa doppia. Nel 1939 infatti il marchese Antonio Trionfi Honorati costruì la prima fattoria con sole trenta mucche Frisone. Nel 1966 Giuseppe Trionfi Honorati, figlio di Antonio, realizzò lo stabilimento della TreValli. Con l’arrivo della terza generazione si decise di tornare ai prodotti freschi e genuini di una volta. E nel 2005 ha iniziato la produzione il Caseificio Piandelmedico.

<<Abbiamo circa 350 animali, fra mucche e bufale – racconta Giulia Trionfi Honorati – e questo ci permette di proporre circa 30 tipi di formaggio, oltre al latte fresco, mozzarella e yogurt. Abbiamo creato uno spaccio aziendale qui a Jesi, aperto tutti i giorni e distribuiamo in tutta Italia. E siamo orgogliosi del nostro Caciobus. Ma abbiamo anche un ristorante, “Il Casino del Marchese”, dove si realizzano prodotti di panificazione (pane, grissini, pizza, e biscotteria) con le farine, cereali e legumi di produzione aziendale. E se non bastasse c’è una zona picnic, a disposizione di chi vuole fare una merenda all’aperto>>.

<<Il vanto della nostra azienda è la filiera corta – spiega il fratello Antonio – seguendo la filosofia di tradizione e genuinità. Ci occupiamo ad esempio del fabbisogno alimentare degli animali. Per questo motivo, dei 200 ettari dell’azienda, circa la metà sono coltivati a foraggio per l’allevamento (mais, soia ed erba medica)>>.

Per saperne di più sulla festa del 2 giugno, che partirà dalle 12, potete contattare il 366 1179681 – via Piandelmedico 101, Jesi (Ancona).

Kruger Agostinelli

Cantine Aperte 2015 a Jesi con i vini di Montecappone

in Mangiare e bere/Vini di Montecappone da

cantine aperte 2015 montecappone jesi

Ritorna Cantine Aperte sabato 30 e domenica 31 maggio 2015 e l’Azienda di Montecappone di Jesi da sempre vivacizza questo appuntamento con fantasia e coinvolgimento assicurato per tutti gli appassionati del vino che interverranno. Quest’anno le proposte saranno molto frizzanti in equilibrio fra arte, show e buon bere.

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Il piatto della tradizione, lo stoccafisso: una storia tutta anconitana

in Mangiare e bere/Stoccafissando da

E’ l’anima dell’Accademia dello Stoccafisso all’Anconitana. Gilberto Graziosi (nella foto in basso) non è semplicemente il segretario dell’associazione ma ne porta avanti la missione con passione, dedizione e professionalità. Tanto da renderlo, secondo me, un raffinato esperto enogastronomico.

<<Si parla tanto oggi di enogastronomia e sono molti quelli che si appropriano di questa voce dotta. Non mi sento un enogastronomo ma un amante della buona cucina. L’enogastronomo è un esperto. Uno che applica parametri diversi ed ha una preparazione quasi scientifica. Io, invece, sto ancora frequentando le medie>>.

Cosa è oggi, dopo 18 anni di attività, l’Accademia dello Stoccafisso all’anconitana?

<<L’Accademia protegge da sempre la ricetta dello perché rappresenta una parte della storia di Ancona. Intorno a questa ricetta girano e si intersecano ricordi e tradizioni che non sono solo legati al cibo e al vino. La vita della città antica è conservata nella ricetta codificata; i suoi legami fra terra e mare, il porto, i contadini. Quando sono entrato nell’organismo mi sono accorto che, in questo mondo, ero il primo degli ignoranti>>.

Leggo nel disciplinare i 7 codici che caratterizzano la ricetta. Dal pesce al metodo di reidratazione; dal tegame all’olio, fino alla patata. Nel tempo poi avete permesso l’introduzione di altri ingredienti che, però, non alterano la tipicità della ricetta base. Mi racconti?

<<Dell’Accademia fanno parte professionisti qualificati. Uno è Aldo Roscioni, socio fondatore dell’Accademia e considerato il “Sindaco di Portonovo”. E poi si sono sommelier, cuochi amatoriali, chef, storici commercianti di stoccafisso. Tutti possono farne parte. Una volta entrati li formiamo a dovere. La ricetta, quella base, è la stessa attribuita a Getullio Zaccaria, un oste famoso ad Ancona. Una ricetta non deve diventare un piatto fotocopia e questo ne ha determinato le diverse aperture. Le prime introduzioni di altri ingredienti, nel tempo, sono state il latte, le alici, le olive, i capperi e l’alloro (la ricetta di Getullio prevede: stoccafisso Ragno, olio extravergine italiano, vino verdicchio dei Castelli di Jesi, di Matelica o Cupramontana, patata a pasta gialla, aglio, carota, cipolla, maggiorana, origano, pepe bianco e nero, pomodoro, prezzemolo, rosmarino, sale marino, sedano e timo). Proprio in questo periodo abbiamo rielaborato il nostro disciplinare per renderlo più chiaro in funzione della Denominazione Comunale. Poi abbiamo allargato i confini della conoscenza. Voglio ricordare la visita alla città di Svolvaer in Norvegia. dove, visitando un museo navale, abbiamo scoperto che il Cantiere Navale di Ancona aveva costruito quattro navi per quattro compagnie di navigazione norvegesi: siamo alla fine degli anni ’40. Ed il Cantiere fu pagato, anche, con partite di giro legate allo stoccafisso>>.

Ma che bella storia. E immagino sia una delle tante.

<<C’è anche quella di un ricco fiammingo che, nel 1650, viveva nei pressi del Passetto e importava merluzzo essiccato di prima qualità direttamente dalla Norvegia. Pensa che pochi sanno che esiste una varietà di stoccafisso, di prima qualità, che si chiama Westre Ancona, quindi siamo l’unica città nel mondo ad avere il proprio nome su una qualità dello stocco>>.

Sono vissuta ad Ancona per diversi anni. Viaggio molto nel mondo. Considero Ancona una città bellissima. Con potenziali che cercano di esprimersi ma fanno fatica. Sbaglio? Tu che ci vivi e la ami, che ne pensi?

<<Ancona non ha mai avuto grandi famiglie nobiliari, come Firenze, Mantova o Roma, che hanno portato cultura. E’ sempre stata povera. Massacrata durante il periodo in cui ha fatto parte del Papato. Erano tempi bui. Dobbiamo dire grazie al Vanvitelli e grandi artisti come Tiziano, Crivelli, Lorenzo Lotto, Pinturicchio che ci hanno lasciato grandi opere. Lo stoccafisso è in questa storia. Un pesce povero ed economico facile da conservare e da preparare. Nella ricetta base ci sono tutte le verdure e le erbe dell’orto. Era il piatto che univa la famiglia nei giorni di vigilia e festa. Aveva un senso sociale oltre che gastronomico>>.

Una curiosità. Chi fa ad Ancona il miglior stoccafisso?

<<Non te lo dirò mai! In questi ultimi anni abbiamo cercato di far crescere il piatto nel segno della qualità e, in linea di massima, sono tutti accettabili. Chi lo fa più delicato, chi più carico, chi più ruffiano. Chi in grande quantità con qualità sempre costante. C’è anche qualcuno è meglio che faccia altri piatti. I ristoratori sono i nostri migliori ambasciatori della tradizione e, su questo piatto, che rappresenta la città, devono dare il meglio di se stessi. Il turista che mangia uno stoccafisso diverso dal codice e di scarsa qualità, non sarà soddisfatto ed avremo perso un potenziale ambasciatore della comunicazione a favore del nostro territorio. Un buon piatto con olio, stoccafisso e patata di qualità incide nel costo finale meno di un euro. Ne vale la pena?>>.

Parlami delle ultime iniziative. Fate qualcosa ad EXPO?

<<Insieme alla Confraternita del Baccalà alla vicentina, con cui collaboriamo da tempo, stiamo seguendo la Via Quirinissima, un importante progetto europeo che segna il percorso del nobile Pietro Querini, naufrago di ritorno a Venezia. La Quirinissima toccherà tutte le città e gli Stati europei che hanno un legame con lo stoccafisso. Ancona vuol proseguire ed allungare questa via creando un strada tutta italiana dello stocco. Il prossimo appuntamento gastronomico lo dedichiamo a EXPO. Il 29 Maggio saremo a Milano, al ristorante Solarium, presidio Slow Food, per far assaggiare il piatto della tradizione anconitana. Poi, nell’ambito del progetto che ci vede protagonisti di fiere e sagre, parteciperemo, il 13 Giugno alla Festa Sanpietroli in Ancona; il 24 Maggio al Gemellaggio Pro Loco Calamo/Pro Loco Staffolo e dal 20 al 23 Agosto sempre a Staffolo per il 50° del loro Verdicchio. Vi aspetto anche a “Stoccafissando” la seconda settimana di settembre all’Hotel Excelsior La Fonte di Portonovo>>.

Carla Latini

Gilberto Graziosi

Lorenza Vitali di Witaly: “il Verdicchio non lascia dubbi, è Marche”.

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Premio Emergente Centro e Sud 2015 è una ghiotta occasione per tutti gli amanti della buona cucina. Segnaliamo questo importante evento gastronomico organizzato dalla Witaly e condotto dal popolare giornalista Luigi Cremona. La rassegna è a calendario dal 30 maggio al 1 giugno 2015 a Napoli al Circolo Canottieri. Le Marche verranno rappresentate da due giovani chef, il ventiduenne Andrea Giuseppucci e Nikita Sergeev, di ventisei anni. Rispettivamente del ristorante La Gattabuia di Tolentino, un ex carcere a Tolentino e del Ristorante Arcade a Porto San Giorgio.

Con Lorenza Vitali, deus ex machina della Witaly, affrontiamo dei temi di attualità sull’enogastronomia e del nostro territorio marchigiano

Lei che è abituata a testare continuamente le migliori tendenze gastronomiche italiane, da cosa si accorge che sta mangiando marchigiano?

<< Sinceramente, se non sono informata prima è difficile riconoscerli. Eppure nei salumi, ad esempio, trovo qualcosa di differente nella stagionatura. Nei salumi emiliani le muffe trasudano di nebbia, cosa che quelli del versante adriatico certamente non hanno. I vini da vitigno autoctono sono ovviamente i più riconoscibili: una bottiglia di Verdicchio non lascia dubbi.>>
La cucina regionale deve tutelare i propri prodotti o deve guardare verso nuovi orizzonti culinaria?

<< Entrambe le cose ma soprattutto deve mettere e valorizzare le proprietà salutari ed organolettiche degli ingredienti. E deve spiegare i metodi di produzione, talvolta complessi, che ne giustificano il prezzo.>>
A livello eventi cosa ti piacerebbe realizzare sul nostro territorio?

<<Mi piacciono i borghi sperduti e i piccoli comuni. E vorrei valorizzare il lavoro dei contadini e degli artigiani che normalmente non raggiungono “le luci della ribalta” >>.

Kruger Agostinelli

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