altalena

L’altalena del tempo per accarezzare ricordi

in Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Vedendo l’immagine di un’altalena in una campagna, mi viene in mente la mia infanzia. Quei viaggi in macchina con i miei da Roma a Torre di Palazzo, nel comune di Arcevia. Per me che venivo dalla grande città mi appariva tutto così magico, ovattato e con i colori di quella natura che mi facevano stare bene. Rubavo il tocco di formaggio che sporgeva dalla torta che mia nonna Stella aveva preparato per noi, e lei diceva a voce alta “ci deve essere stato un topolino, qui”. Si rideva per questo e l’accompagnavo a vedere polli e conigli e quant’altro sarebbe diventato cibo per tutto noi. E poi si avvicinava la notte, tinta d’inchiostro nero, in cui le luci delle stelle illuminavano la mia fantasia. E chiedevo allora se potevo accendere quella radio tanto grande quasi maestosa, che sapientemente sintonizzavo su Capodistria, da cui catturavo musica senza parole. Sono momenti che non pensavo potessero ritornare così ricchi di sapore. E non avverto stavolta la solitudine, c’e’ tutto il mio vissuto e c’è l’amore per quelle persone che ho rifatto vivere dentro di me. Mi dimentico del tempo che rimane e annego felicemente nei ricordi, come non ho fatto mai.

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