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Senigallia

La ridicola chiusura dello Sugar Suite, si mangia al tavolo ma guai a ballarci intorno

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk da

Dicono che il silenzio in certi casi sia la scelta migliore di fronte a certe decisioni non pensate e sbandierate nel nome del rispetto delle regole. Succede sotto Carnevale, quasi a rendere questa situazione in ideale equilibrio fra il burlesco e il grottesco. Hanno chiuso lo Sugar Suite a Senigallia. E quindi parlo e ragiono pure, anche per chi sembra incapace di farlo.

Regole obsolete che non hanno nulla a che fare con la sicurezza dei locali d’intrattenimento. Un contenitore per gente adulta e mai sopra le righe non è pericolosa ne per il prossimo ne per se stessi. E’ la negazione dello stare insieme. Chiudere un locale perchè non si stava seduti sulla sedia ma si danzava intorno al tavolino, è imbarazzante. Se volete diamo un minimo di prescrizioni a questo genere di locale (e ce ne sono tanti aperti normalmente anche ora sulla costa adriatica) che fanno la cosiddetta cena spettacolo, piuttosto che punire a casaccio. Non possono essere considerate discoteche, punto e basta. La Siae richiede ed incassa regolarmente tributi ma nel tempo stesso si lava le mani, pazzesco. Lo dico con la mia esperienza di locali come la leggendaria Essentia a Chiaravalle e tanti altri simili ancora. Soliti controlli a random che non impediscono il problema vero che è quello dell’abuso di alcool (normalmente venduto nei supermercati) e droghe (quasi normalmente vendute per le strada da chi sappiamo bene) ed al pubblico più indifeso quello dei giovanissimi.

Ora questa stretta genererà di sicuro l’incremento di feste clandestine per adulti dentro qualche villa privata. Soddisfatti, vero?

Se siete curiosi ecco qui le immagini del “pericolosissimo” Sugar Suite in azione. 

I vincitori del Gelato Festival e i segreti per riconoscere un buon prodotto

in Mangiare e bere da

Leonardo Paialunga Il Pinguino di SenigalliaEstremamente dolce il confino fra vincitori e vinti al Gelato Festival di Senigallia. Noi di Tyche Magazine eravamo in giuria. Diciamo subito chi si è aggiudicato il primo premio? Giovanna Bonazzi, unica non marchigiana fra i cinque concorrenti. Rappresentava infatti la gelateria La parona del gelato di Verona, con il suo Cappuccetto Rosso. Gli ingredienti del successo sono stati latte, panna, zucchero, esse di bosco, croccante (biscotti), lamponi e come optional una pipetta con rosolio di lamponi. Mentre la nostra giuria tecnica ha premiato Leonardo Paialunga, della gelateria Il Pinguino di Senigallia, con il gusto in gara Tramonto di ponente. A basi di cioccolato, amarene e granella di amaretti.

Giuria Gelato Festival Senigallia 2015Far parte della giuria diventa paradossalmente un impegno, perché questo “lavoro” si consuma in un goloso assaggio, che deve essere diviso in tanti piccoli ma indispensabili giudizi. Ci piace descriverlo, per rendere più professionale la degustazione su coppetta o su cono, grazie alla spiegazione di Antonio Mezzalira, direttore di Gelato Festival . Come partenza va detto che si è in grado di dare un giudizio dopo tre palettate: la prima per raffreddare il palato, la seconda per comprendere la consistenza del gelato ed infine per affrontare l’analisi del gusto. Sono otto i quesiti che permettono di determinare la qualità di un buon gelato artigianale:

1) Coerenza del colore con il gusto; ovvero il colore deve risultare verosimile al gusto dichiarato.

2) Comprensione immediata del sapore; se il gelato è buono e genuino, più è facile identificarne ogni diverso sapore e percepire l’equilibrio degli aromi.

3) Livello di dolcezza; ovvero, per quanto sia un parametro personale, il gelato deve avere un equilibrio di dolce. Poiché se eccessivo risulta stucchevole.

4) Livello di cremosità; una sensazione indispensabile. Guai se si avverte untuosità eccessiva o una consistenza troppo acquosa.

5) Percezione di freddo; l’impatto termico con il palato non deve mai essere eccessivo.

6) Presenza di cristallizzazione; ovvero se avvertite dei cristalli di ghiaccio è chiaramente un difetto. Come del resto la sabbiosità di cristalli di zucchero o di lattosio.

7) Persistenza del sapore; il gusto del gelato deve rimanere presente in bocca per qualche istante. Se invece sparisce subito, o se resta troppo a lungo, non è un buon segno.

8) Velocità di fusione; se è troppo rapida dimostra una bilanciatura imperfetta degli ingredienti. Se invece non si scioglie, ciò potrebbe essere segnale della presenza di ingredienti ambigui per un gelato artigianale.

Ed ora buon gelato e permettetemi di citare, anche se non ha vinto ma è stato molto di mio gradimento, quel Mare di Inverno ispirato ad Enrico Ruggeri, proposto da Joseph Guerrera, della gelateria Joseph di Marotta. In linea con gli altri partecipanti, un gelato composto rasentando la filosofia della pasticceria. A base di latte, panna, mascarpone, noci e addensanti naturali. E comunque siano i vostri gusti, sempre viva il gelato artigianale italiano.

Kruger Agostinelli

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