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Alle Cantine Monteschiavo incontri fra vigne e ulivi

in Mangiare e bere da

Clienti, amici, opinion leader e semplici appassionati hanno “invaso”, la collina di Maiolati Spontini in occasione di un appuntamento organizzato dalle Cantine Monteschiavo. La scusa buona quella dell’olio evo non filtrato appena franto. E di un vino coraggioso. Una Lacrima Superiore che si chiama la Rediviva. L’annata, quella del 2014. Un vino giovane, rosso rubino trasparente. Intenso nel profumo inconfondibile. Alla bocca molto piacevole. Perfetto per esaltare l’olio denso e verde, come le foglie di ulivo, servito su fette di pane bruschettate e croccanti. La festa è cominciata con i tappi saltellanti delle bollicine cult dell’azienda. Ogni persona è stata accolta così e accompagnata in un percorso di calici colmi da degustare e prodotti unici da assaggiare. In questo percorso ho conosciuto il produttore e il cuoco delle zuppe di legumi e cereali “La vita è bella”. Zuppe biologiche, perfette per l’olio nuovo. Si ferma, interessato, Glen, il cuoco filippino de Il Libeccio di Marcelli di Numana (leggerete di lui su queste pagine a breve). Mi interessa il suo punto di vista. Il suo lato, diciamo, non italiano. Anche se credo di aver capito che sia nato in Italia. I cuochi sono tutti uguali. Basta una farina di cereali alternativi, delle lenticchie che sembrano coriandoli colorati a stimolare la fantasia creativa. Ed è bello ascoltarli quando lo fanno a voce alta. Glen pensa, con il sonoro, a pesce e lenticchie. Alle pelli – in realtà la pelle del pesce si chiama cute – lavorate in maniera tale da rimanere croccanti colorandosi dei colori delle lenticchie. Accanto una lasagna a due strati fatta con le farine di ceci e di farro. In mezzo una crema di lenticchie che sarà di un unico colore. Glen parla ed io immagino.

Accanto a noi si ferma Luca Belleggia. Giovane manager del nuovo Hotel di Ancona il Seeport. Anche di questo vi racconterò a breve. Con lui si ragiona sullo stile che deve avere un albergo internazionale. Di come la cucina lascia alla creatività il giusto spazio. Spesso un viaggiatore stanco non ha una grande voglia di mangiare piatti elaborati. Quindi nel menu di un international ci sono anche piatti “tristi” ma necessari. Luca si occupa dell’acquisto dei vini e mi porta un calice di pecorino Monteschiavo. Mentre beviamo – ed io imparo – ci avviciniamo alla “bancarella” di Baldi. È molto conosciuto fra i ristoratori perché li rifornisce delle migliori carni italiane ed estere a filiera controllata e certificata. Ma oggi è qui con una “chicchissima” (il pubblico merita). Un baccalà delicato, scaglioso e quasi croccante cucinato “nientepopodimeno” che da Errico Recanati nella classica ricetta all’anconetana. La mano di Errico è lieve e alleggerisce qualsiasi provocazione di questo celebre pesce essiccato con il sale. Così il mio pecorino rimane persistente e non viene sopraffatto da altri sapori. Accanto alla classica ricetta, Errico ha preparato una sorpresa nel suo stile, spiritoso! Inconfondibile. Baldi mi fa vedere una specie di oliva che nella forma somiglia di più a un grande cappero. La prendo dal picciolo, che è un picciolo vero, la metto in bocca e lentamente si scioglie. A cosa penso? Al baccalà mantecato del Vecio Fritolin di Venezia, il più buono della mia vita! E ai capperi che mi manda sempre Carlo Hauner da Pantelleria. Buonissimo boccone. Degno della Rediviva che, Emanuele Boccaccini, il maitre del Marchese del Grillo, mi sta offrendo. Alcuni scappano via dopo veloci assaggi. Altri, è lunedì e sono chiusi, rimangono a chiacchierare. Il buio è arrivato prima. Le vigne, con le foglie arrossate dall’autunno, brillano grazie a luci messe con grazia e maestria. È un po’ umido. Olio, pane e vino ci scaldano. Ma che bella festa!

Carla Latini

Il dottor Mariani e i pericoli dell’olio di palma: “Puntiamo sull’olio evo italiano”

in Senza categoria da

Il dottor Mauro Mario Mariani è un medico, mio amico da diversi anni, che si definisce “mangiologo”. In realtà è un angiologo votato anima e cuore al concetto che per essere in salute occorre nutrirsi in modo sano, con prodotti locali freschi e stagionali.

Gli voglio chiedere cosa ne pensa di un argomento di stretta attualità: l’olio di palma.

<<Premetto che sulla produzione di olio di palma c’è stato negli ultimi trent’anni quello che io definisco un “olocausto ecologico” – esordisce il dottor Mariani -: abbiamo assistito ad una pesante deforestazione in Indonesia e Malesia a favore delle nuove industrie a cielo aperto dell’olio di palma. Le multinazionali in continua richiesta di questo “nuovo grasso”, per timore di non avere più frutti dai quali estrarre l’olio nelle zone dove queste avevano il loro habitat naturale, hanno invaso altri territori abbattendo le piante presenti a favore di nuove piantagioni di palme. Laddove le palme non c’erano sono state messe a dimora, con danno enorme all’ecosistema, agli animali e alla terra. Il problema per la nostra salute sopraggiunge quando l’olio di palma contenuto nei cibi industriali viene lavorato e raffinato diventando ossidato, andando così ad innescare nel nostro organismo processi di aterosclerosi: il primo passo verso infarto e ictus. Purtroppo allo stato attuale l’olio di palma è ingrediente fondamentale per moltissimi prodotti industriali, specialmente quelli che diamo ai nostri figli>>.

Per questo motivi tu, nelle tue trascinanti lezioni, esorti a non mangiare industriale.

<<C’è un allarme. Mai come ora sotto i 30 anni ci sono tante nuove malattie e non solo metaboliche. La correlazione con il “cibo cattivo” è spesso evidente e diretta. Non so se riusciremo a salvare i nostri figli da quanto è stato fatto sinora, ma almeno proviamo a salvare i nostri nipoti. Ci vuole così poco per mangiare salutare. Non vi chiedo di essere salutisti, ma salutari sì>>.

Torniamo all’olio di palma. Raffinato fa molto male e siamo tutti d’accordo. Ma si sta creando confusione. Cos’è ora questa storia della spremitura a freddo?

<<È vero, si stanno mescolando le carte. L’industria usa solo oli raffinati ad alte temperature. L’olio di palma spremuto a freddo è un grasso buono, insaturo. E’ il cosiddetto “red palm oil”. A freddo contiene betacarotene, licopene e tanti altri preziosi antiossidanti che proteggono dalle malattie. Il problema è che questo tipo di olio non arriva mai sulle nostre tavole perché, ribadisco, le industrie lo scaldano ad alta temperatura per i loro processi produttivi, diventando così saturo per un processo che lo porta ad ossidazione. L’olio di palma naturale perde addirittura il caratteristico colore rosso quando viene scaldato>>.

Recentemente stiamo assistendo ad una campagna a favore dell’olio di palma. Ma il nostro olio di oliva che fine fa?

<<Voglio gridare ai produttori di olio evo italiano di svegliarsi! Devono ergersi a difensori della dieta mediterranea sostenuta proprio dall’olio evo. Oggi si consuma meno olio di oliva evo nel nostro paese non solo per colpa della crisi economica ma per un’incultura alimentare che stiamo subendo>>.

Cosa possono fare?

<<Bisogna fare squadra, educando i nostri ragazzi ai giusti gusti e tradizioni. Facendo cultura. D’accordo nel difendersi dall’olio evo industriale, una grande battaglia etica, ma non basta. Occorre iniziare quella contro l’olio di palma, che è già vinta ancor prima d’iniziare. Basta comunicare tutti i pregi salutistici dell’olio evo. Quello di palma accanto a lui scompare, figuriamoci quando poi parliamo di quello lavorato e raffinato industrialmente>>.

Il dottor Mariani sta per sbarcare su Tyche con una rubrica a te dedicata…

<<Sono grato all’editore di Tyche per questa opportunità. Sarà un altro importante palcoscenico dal quale non smetterò mai di “comunicare salute”, raccomandando di mangiare prodotti freschi, magari coltivati e raccolti da noi stessi, e pesce pescato dal nostro mare. Ricordi vero qual è il mio piatto preferito? Le puntarelle con le alici…>>.

Carla Latini

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