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Luigi Socci

La lingua di Montanini frusta il perbenismo a Portonovo

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Giorgio Montanini è sul piccolo palco dell’Hotel La Fonte di Portonovo. Luigi Socci lo ha appena presentato, in maniera diretta, precisa senza nessuna retorica, come ospite per “La punta sulla lingua”. Il pubblico, seppure in maggioranza molto giovane, sembra adulto e vaccinato. Dissente con il silenzio e applaude il doppio quando la sua morale glielo permette. Risultato? Meglio essere disinibiti con il sesso dal momento che la religione è ancora un serio tabù. La sua satira frusta con violenza bigotti, omofobi e ipocriti. Magari fosse vero che la reazione del pubblico anconetano potesse diventare realtà. Forse Montanini dovrebbe cambiare lavoro ma almeno la nostra società ne gioverebbe molto in termini di libero pensiero. Tranquilli Montanini rimarrà al suo posto, opportunamente confinato in seconda serata. Ma con la certezza del “meglio pochi ma buoni”. L’irriverenza del comico fermano è spietata e priva di compromessi e contraddizioni. E quel testo lui lo recita agevolmente, con le pause giuste ed una mimica efficace, molto fisica. Lui si definisce nella sua comicità come uno da Standup comedy. Questo mi ricorda un film della mia infanzia, “Lenny” di Bob Foss con Dustin Hoffman, ma poi preferisco avvicinarlo a due cattivi comici che ho sempre adorato. Rivedo, con le debite differenze, il buon Paolo Villaggio e Beppe Grillo. Con la soddisfazione che da Genova siamo passati nel cuore inedito della regione Marche. E mi riecheggia il ritornello <<E’ bravo ma dice molte parolacce>>. Mi piace di Montanini come abbatte la logica del nazional popolare e come infrange la regola del “volemose bene”. Morde, graffia e offende sui luoghi comuni. Scava nelle depravazioni, che ognuno di noi conosce bene nel proprio lato oscuro. Quasi parafrasando Bertold Brecht sembra dire vantandosi, quando parla di Brignano o Conti il presentatore, <<mi sono seduto dalla parte del torto perché ogni altro posto era occupato>>. Lui preferisce stare in cattiva compagnia con zingari, trans e immigrati. Insomma spallate al conformismo in una società che è, lo spiega parlando delle vicissitudini fiscali di Valentino Rossi, forte con i deboli e debole con i forti. La sua satira è corrosiva, sembra abbattere tutto ma ha un raggio di sole che splende forte, l’inno alla curiosità. E rivolgendosi al suo pubblico, abbandona per un attimo la provocazione e si lascia andare ad una saggia esortazione: <<Dovete essere curiosi come Cristoforo Colombo, perché se non lo fosse stato avrebbe scoperto solo l’isola di Ponza>>.

Poi arriva il dopo spettacolo e tocca a lui sopportare noi giornalisti. Lo fa con gentilezza ed un pizzico di rassegnazione. Ed è qui che avverto dentro di me il virus Montanini che sta esplodendo. Avverto il bisogno di pensare: <<Ma che cazzo di domande state facendo?>> Poi mi adeguo e sorridiamo. Consumo insieme a lui anche le mie osservazioni (qui sotto il video) e chiedo pure una banale ma innocente foto ricordo. Eh già certe serate non vanno dimenticate.

Kruger Agostinelli

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