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Falconara Marittima - page 2

Falconara Marittima alla ricerca di una piccola bellezza

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk/Senza categoria da

Ho letto divertito tempo fa su una pagina social su Falconara Marittima, che mostrava la foto della Sindaca con due neo assessore (ho scritto volutamente al femminile, mi piace così) e cominciava scrivendo così “Ma e’ la nuova Giunta oppure una sfilata di moda..?! Beh pero’ bisogna ammetterlo: a livello estetico non siamo messi mica male……!!!”
Mi è venuta in mente un gradevole e recente ricordo di un sabato pomeriggio a Jesi nel corso. A parte la piacevolezza della mostra che andavo a visitare, c’era quella leggera sensazione di festa, grazie a quella gente che era vestita bene per andare a spasso nel centro della loro città. Un tempo consideravo tutto questo, una ridicola espressione della provincia. Ora ne avverto la mancanza. Siamo inondati di sgradevole sciatteria, questa trascuratezza che va pure bene se andiamo a spasso con i nostri cani in un parco. Mentre occorre riappropriarsi della nostra dignità di cittadini proprio nei momenti dei nostri incontri pubblici. E’ vero che l’abito non fa il monaco ma nel vestire, come nel parlare, nel leggere o nell’ascoltare musica ci vuole un pizzico di stile. Uno sforzo per crescere e non per sprofondare sempre di più nell’anonimato. Fanno bene quelli che si vestono bene per andare a messa ad esempio, il loro peccato semmai è comportarsi non nella maniera che vorrebbe il loro Signore per il resto della settimana.. E questo vale per tutti, anche per quelli che non vanno a messa come me. E’ la ragione per cui occorrerebbe rincontrarsi con garbo nei nostri centri cittadini. In fondo è la maniera più immediata per riappropriarsi del nostro territorio, recuperare le nostre radici per confrontarsi con il prossimo. E pure per riconquistare quell’educazione civica che ci sembra irrimediabilmente sfuggita di mani e di mente. Ecco cosa intendo per una comunità friendly, in cui occorre abbandonare la strada del divieto a tutti, solo per colpa dei pochi che sbagliano. Così si rischia di considerare tutte le persone come automobili in rischio di divieto di sosta. Sollecitiamo le loro antiche abitudini ed andiamo alla ricerca di quella bellezza che esiste pure in un posto complicato come Falconara Marittima.

ps: il perché della foto? Costringervi forse a leggere fin qui, invitandovi ad altre riflessioni. E’ bene mantenere prima puliti i nostri pensieri, altrimenti ci ammaliamo di indifferenza e rassegnazione.

Quando un mercato ambulante rischia di diventare un’isola che non c’è

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk da

Lui si chiama Maurizio ed è il mio spacciatore di frutta buona. Quando posso il lunedì mattina passo in piazza Catalani, nella mia Falconara Marittima. Da lui e faccio il pieno per una settimana. Mi lascio consigliare in un equilibrato compromesso fra ciò che vorrei e quello che il suo coloratissimo spazio offre. Sono ossessionato, anzi il termine giusto è vittima, dell’attuale mercato senza sapore dell’ortofrutta, anche in virtù della mia incapacità di saper riconoscere il prodotto giusto. Mi sono specializzato di più nel mangiare che nello scegliere. Ammetto non sono un animale da mercato ambulante, anche se è una delle cose che prediligo quando sono in vacanza. Ci trovo umanità e soprattutto esperienza. Apprendo e verifico ciò che acquisto e questo mi piace molto. Questa mattina però mi ha colpito negativamente una cosa, ed è l’argomento principale di questo post, l’altissima presenza di spazi vuoti. Conoscendomi, ho prima guardato l’orologio, nella mia proverbiale disattenzione ho pensato fossi fuori tempo massimo. Ed invece erano soltanto le 11.30 . Non rincorro ora le varie spiegazioni, più o meno tecniche, che ho ricevuto ma ritengo con decisione che l’esperienza degli ambulanti sia un bene collettivo di cui non possiamo fare a meno. L’urbanizzazione e la vita sociale di una città necessita di questi aromi che rendono il quotidiano meno piatto e banale. E io amo quelli come Maurizio, in fondo mi ricordano un pizzico di me quando nel peso lordo del commercio c’era pure il cuore e tante emozioni.

Falconara Marittima frammenti di ricordi e di bellezza

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk/Le parole che graffiano da

Mi ricordo, qualche decennio fa per la precisione, che quando ero un disc jockey di successo (si dice così? ma dai facciamo finta di si) non disdegnavo di sognare ad occhi aperti. Non che adesso disprezzi la cosa ma l’ingenuità di allora sembra avere un sapore migliore. Ero arrivato da Roma dove avevo vissuto quasi 18 anni e la scelta forzata di seguire la famiglia non volli viverla come un dramma bensì come una strada obbligata del destino. Quindi mi sono fatto piacere la mia nuova città, in fondo la fantasia giovanile bisogna pur sfruttare. Per questo fui premiato in quanto vissi nell’era delle prime vere discoteche nell’era del sabato del Night Fever anni 70 e quel destino di cui sopra mi fece arrivare prima il Krakatoa dei fratelli Roberto Galeazzi e del buon Cappanera (che venivano dal mondo della boxe vero Vladimiro Riga?) E poi come se non bastasse arrivò Tonino Carraro, Re indiscusso della notte dal Covo Nord Est, al Carillon e al Papagayo che si prese cura di me fino ad affidarmi pure quel mitico Piranha che fu inaugurato niente popo di che da Donna Summer. Il tutto anche grazie ad un altro romano emigrato romano che venne a costruire la sua memorabile carriera da qui nelle Marche, l’inviato speciale del Tg1 Pino Scaccia. Allora, direte voi, dove vuoi arrivare? Che vedevo questa strana ma attaente casa riproposta in questa foto che ho appena scattata. E dicevo a me stesso, se dovessi diventare ricco vorrei comprarla (complice forse la presenza di un cartello vendesi, ma non ci giurerei i ricordi da un po’ di tempo sono difettosi). Ecco evidentemente non sognavo di andare via, avevo accettato che questa fosse la mia città. Riflettevo appunto su questo bisogno di appartenenza ad un territorio, desiderarlo ed essere orgoglioso di farne parte. Sarebbe lungo ed inutile soffermarmi poi sui decenni a seguire ma oggi, in una pausa dedicata alle provviste alimentari per il pranzo, l’ho rivisto la casa con questa deliziosa luce che il capriccioso giugno ci sta offrendo e ne ho di nuovo subito il fascino. Quasi fosse una bella donna desiderata ma mai conosciuta. Ancora con il suo fascino indenne dal tempo, sotto il cielo di Falconara Marittima.

Si vota a Falconara Marittima, una città un po’ più sfigata delle altre

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk/politica da

Nel 31 maggio 2015 alle votazioni per la regione Marche scrissi “Voto a sorpresa! Questa volta per rimediare alla solita inappetenza elettorale, ho premiato un’eccellenza professionale, a cui aggiungo un stima umana personale. Tutto questo per rimediare al fatto di non aver trovato un’attrazione politica.”. Domenica toccherà a Falconara Marittima e le votazioni cittadine si dice che abbiano un sapore diverso. La mia città esprime ben sette candidati a Sindaco e non credo che uno di essi possa farcela al primo turno, quindi legittimamente apporrò la mia fiducia al simbolo che maggiormente rispecchia il mio senso civico. Al secondo turno, poichè si tratterà di una scelta definitiva mi dovrò concentrare sulle formazioni presenti, non sottovalutando le persone che la rappresentano. Dico tutto questo perchè sono stato sempre terrorizzato da chi vota a prescindere o peggio ancora per l’amico o il parente che ha chiesto un favore. La mia città che è un po’ più sfigata delle altre, ha bisogno di coraggio e di un pizzico di fantasia. Non mi piace per natura chi vuole accontentare tutti ma nel tempo stesso non ascolta nessuno.

Falconara Marittima capitale del qualunquismo ?

in Giornalista e dintorni da

Facciamo un giochino? Quale di queste sei immagini (immortalata pochissimi giorni fa) appartiene a Falconara Marittima? Mi sono sempre illuso di vivere in una cittadina che tutto sommato fosse accogliente. E’ vero con problemi urbanistici e ambientali mai risolti ma, come scrivevo tempo fa, con spazi interessanti per vivere insieme. Sono un assertore da sempre di tutto ciò che rientra nella “civiltà del buon vivere”. Eppure mi accorgo con preoccupazione che Falconara Marittima ha degli indicatori comportamentali sempre più impressionanti che rischiano di farne la capitale dell’assoluto qualunquismo. Da una parte c’è un popolo di cittadini molto capace a criticare e a sentenziare sul prossimo con notevole disinvoltura. Tipica di chi preferisce rompere piuttosto che costruire. La ragione? Forse una scarsa appartenenza al territorio e se una cosa non te la senti realmente tua è facile trattarla male. Una dei responsabili, in virtù del suo ruolo, è sicuramente la macchina dell’amministrazione comunale. Qui c’è il culto del “vietare” con miopi soluzioni che rischiano servire tuttalpiù di accattonare qualche votarello per le prossime elezioni ma non sicuramente per risolvere le reali problematiche. Se ad esempio un legittimo post, pubblicato nella pagina fb “la sai l’ultima su Falconara Marittima?”, sulla necessità di rendere più “friendly” (amichevole) questa città per gli animali con uno spazio dedicato a loro sulla spiaggia e soprattutto al mare provoca oltre 400 commenti, per lo più di offese personali, evidentemente c’e’ qualcosa che non va. Un comune serio ed illuminato dovrebbe adottare soluzioni innovative e di ampio respiro ed al tempo stesso far rispettare le norme e non reprimere con blitz o cartelli idioti tipo quelli apparsi a Falconara Alta. Esiste una comunità di persone perbene che ha inserito nella propria famiglia un animale, una scelta ponderata e non di moda. Gente che rispetta le regole ma esige pure degli spazi e non degli assurdi e demenziali divieti. Esiste poi un problema di maleducazione, le cacche per terra per essere espliciti, puniamo severamente chi se ne frega delle regole ma non rompiamo le scatole all’altro 90% di padroni che seriamente fanno il loro dovere con passione e con amore. Mi riesce difficile spiegare ai miei due quattro zampe che non possono calpestare l’erba e non bagnarsi al mare e devono soltanto stare sull’asfalto. Come me in molti facciamo il nostro dovere e pretendiamo rispetto e spazi adeguati.
Forse a Falconara ci sono state troppe sagre delle ranocchie piuttosto che iniziative dedite a comprendere le esigenze di una città che deve permettere, piuttosto che vietare. Occorrerebbe arieggiare realmente i nostri cervelli e non guardare il dito mentre si tenta di indicare la luna. Volevo essere più maleducato nello scrivere tutto questo ma per ora mi accontento della mia pacata indignazione.

Falconara Marittima elezioni comunali, poca politica molto fango

in Giornalista e dintorni/politica da

A Falconara Marittima, la mia città, ci saranno a breve le elezioni comunali. Sto trovando più correttezza nel mondo delle tifoserie del calcio che in quello politico, il che è tutto dire, Per questo il commosso abbraccio ad Astori e l’applauso degli juventini al gol di Ronaldo li trovo un segnali rassicuranti. Nella politica invece c’è l’imbarbarimento di trovare del marcio a tutti i costi, una sciocca necessità che rischia di farci diventare azionisti della fabbrica del fango. Non riesco proprio ad appassionarmi a tutto questo.

#parolechegraffiano

C’era una volta Disco Fantasia…

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk/politica da

Ho ritrovato la lettera integrale che scrissi 13 anni fa in occasione della chiusura del mio Disco Fantasia, la ripropongo in maniera integrale per comprendere che siamo stati da una classe politica nazionale inutile e parassita. Falconara Marittima ha avuto da sempre un tessuto urbano con degli esercizi commerciali molto fragili e questo non deve essere imputato a delle responsabilità primarie delle amministrazioni comunali ma semplicemente alla miopia delle politiche in favore della sfrenata liberalizzazione di mercato. E’ stato detto tutto e l’incontrario di tutto ma a rimetterci sono stati soprattutto i centri cittadini che non sono stati mai armonizzati per affrontare una reale riquaificazione. Da una parte associazioni di categorie che invece di suggerire strategie concrete per i commercianti associati, si sono rilevate efficaci solo nel tenere la contabilità e purtroppo nell’avvantaggiare subdolamente solo la grande distribuzione, con l’evidente perdita di tutte quelle professionalità umane che in esse operavano. I negozi migliori prima sono stati presi dalle miriade di banche di affari che hanno invaso ogni città ed ora aumentano quelli sfitti o peggio ancora a macchia di leopardo nelle zone più degradate come negozi etnici privi di un minimo di attrattività. Insomma se vogliamo ripopolare i centri cittadini occorreranno idee ed energie reali come attività culturali e ricreative dovranno coniugarsi con un’offerta di ospitalità e servizi commerciali attenti alla qualità ed al territorio.

QUANDO UNA BOTTEGA CHIUDE…

Mi piace descriverla come un’avventura anche se il finale l’avrei voluto scrivere diversamente ma questo, forse, la renderà, per usare un gergo televisivo che piace, più “reality”.

Era il 10 agosto 1981, un caldo pomeriggio, in cui un pugno di amici mi ha raggiunto in una strada non centralissima di Falconara Marittima, via Marsala 42, per quella che avevo definito “un’idea vestita di musica” dal nome Disco Fantasia. C’era la stella nostrana Michele Pecora, il disc jockey del locale romano più alla moda, il Jackie O, Claudio Casalini, una disc jockey di Rai 2 Antonella Giampaoli e tantissimi amici e curiosi.

In un negozio tradizionale non si vende o si compra solo merce, c’è l’assoluto piacere di stare insieme e di raccontarsi ed in questo credo che la mia “piccola nave musicale” sia stata sempre accogliente sia nei pettegolezzi fatti circolare che nei segreti sussurrati. Un luogo d’incontro ambito e di tendenza ma mai riservato a pochi.

Troppo facile parlare delle presenze eccellenti, in veste di clienti (i Pooh, i Matia Bazar e tanti altri), più gratificante è stato vedere sfilare davanti al bancone almeno due generazioni. Di quelle situazioni che ti mantengono inevitabilmente “sempre giovane” grazie alla complicità dei figli dei miei coetanei.

Ma tutto passa e dal vinile nero dei leggendari 33 giri si arriva alla tecnologia sofisticata dei compact disc.

Mentre sul commercio impazza la parola d’ordine “consumare tutto e di più” non importa ne come ne dove perché il “mercato vuole così”.

E con gli anni 90, l’entrata prepotente e scellerata della grande distribuzione organizzata, bisogna comprendere che è “l’inizio della fine” per i piccoli indipendenti del commercio. Una situazione che mi ha sempre fatto pensare, lasciatemi passare la provocazione, ad una via di mezzo fra l’eliminazione implacabile dei pellerossa d’America dalle loro terre e le stragi selvagge effettuate dai cacciatori di foche. Senza regole e nella completa indifferenza della gente e soprattutto delle istituzioni.

Inutile far ragionare sull’anomalo senso di questa falsa modernizzazione e l’effimero ed apparente vantaggio immediato dei consumatori, privati definitivamente della specializzazione di chi vende.

Che fregatura per quelli che come me ci hanno messo sempre il cuore nel proprio lavoro con professionalità e , spero e credo, con la convinzione di aver saputo comunque offrire dei “momenti genuini” alla mia clientela. Buono o cattivo, antipatico o simpatico, bello o brutto, bravo o deludente ma sicuramente non asettico come alla cassa di una centro commerciale.

E poi la mia “piccola nave musicale”, come in ogni buon romanzo di avventura che si rispetti, è stata assalita da tanti pirati illegali e legali. Dalle illegalità, tacitamente consentite, delle copie casalinghe masterizzate, a quelle gratuite ed inesauribili di Internet e a quelle etniche e colorate dei “vu’ cumpra’”. O quelle vergognosamente legali della grande distribuzione organizzata con il “sottocosto” (un crimine chiamato “dumping” -concorrenza sleale- mai perseguita) o delle edicole con la possibilità di vendere in allegato alle riviste il nostro stesso materiale senza l’aggiunta del 20% di Iva.

Insomma miserabili storie italiane, una delle tante, mentre ancora certi nostri politici continuano a sorridere nei manifesti elettorali segno evidente che perlomeno i loro “affari” vanno a gonfie vele.

Ed ogni nave che si rispetti ha un capitano che con essa va a fondo. E per questo che con una profonda ma dignitosa tristezza e un pizzico di rabbia, spero comprensibili, che Capitan Kruger mette la parola fine su Disco Fantasia consapevole che oltre ai debiti reali di questa avventura ha portato con se un forziere pieno di ricchezze che nessuno potrà mai rubarmi. Ricordi, emozioni, piccoli segreti e grandi sogni che nessuno potrà mai sottrarmi e renderà meno insopportabile questo pagina strappata alla mia vita.

Kruger Agostinelli, 11 maggio 2004

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