Maurizio marcato ambulante di Falconara

Quando un mercato ambulante rischia di diventare un’isola che non c’è

in Giornalista e dintorni/Il meglio di Re Gurk da

Lui si chiama Maurizio ed è il mio spacciatore di frutta buona. Quando posso il lunedì mattina passo in piazza Catalani, nella mia Falconara Marittima. Da lui e faccio il pieno per una settimana. Mi lascio consigliare in un equilibrato compromesso fra ciò che vorrei e quello che il suo coloratissimo spazio offre. Sono ossessionato, anzi il termine giusto è vittima, dell’attuale mercato senza sapore dell’ortofrutta, anche in virtù della mia incapacità di saper riconoscere il prodotto giusto. Mi sono specializzato di più nel mangiare che nello scegliere. Ammetto non sono un animale da mercato ambulante, anche se è una delle cose che prediligo quando sono in vacanza. Ci trovo umanità e soprattutto esperienza. Apprendo e verifico ciò che acquisto e questo mi piace molto. Questa mattina però mi ha colpito negativamente una cosa, ed è l’argomento principale di questo post, l’altissima presenza di spazi vuoti. Conoscendomi, ho prima guardato l’orologio, nella mia proverbiale disattenzione ho pensato fossi fuori tempo massimo. Ed invece erano soltanto le 11.30 . Non rincorro ora le varie spiegazioni, più o meno tecniche, che ho ricevuto ma ritengo con decisione che l’esperienza degli ambulanti sia un bene collettivo di cui non possiamo fare a meno. L’urbanizzazione e la vita sociale di una città necessita di questi aromi che rendono il quotidiano meno piatto e banale. E io amo quelli come Maurizio, in fondo mi ricordano un pizzico di me quando nel peso lordo del commercio c’era pure il cuore e tante emozioni.

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