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Arte

Daniele Baldoni, nelle sue sculture l’antidoto ad ansie e paure

in Arte/Cultura/Tyche Magazine da

Daniele Baldoni un’esperienza artistica per scoprire se stesso. Una facilità nella manualità, l’ha fatto approdare alla scultura. Ci racconta la sua storia attraverso una interessante intervista e una galleria fotografica con alcune sue opere portate in redazione. Una frase di Leonard Cohen, “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”, sembra descrive perfettamente il nostro giovane artista.

intervista video di Kruger Agostinelli

foto di Federico De Marco

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Il segno di Giancarlo Vitali negli “Occhi di Testori”. La mostra ad Urbino

in Arte/Cultura da

Il segno di Vitali negli occhi della poesia. Ad Urbino, nella “Casa della Poesia”, è in scena la mostra dedicata all’ultimo pittore. Come Vittorio Sgarbi ha definito Giancarlo Vitali.

Ero lì. Ho ascoltato in silenzio ed ora vi scrivo perché non potete non andare a vederla. A parte che adoro quest’uomo. Le sue pennellate decise, la sua ironia delicata. Un mito vivente. Sono rimasta colpita da questo luogo che non conoscevo. Un luogo dove la fragile ma eterna forza profetica della poesia ha trovato un ambito. Uno spazio museale, ch’è una “CASA” tutta sua, intima ed emblematica. La poesia va in mostra a Urbino con una stagione di eventi culturali di folgorante trasversalità e osmosi con le altre arti. Appena chiusi i battenti della mostra dedicati ai carteggi poetici di Ungaretti e ai rapporti personali e artistici che Guglielmina Otter, fotografa di verità e disegnatrice di minuziosa ma non calligrafica introspezione, è la volta del pittore di Bellano (o “il bellanasco”, come lo definì con felice epiteto riferito all’antico, il suo scopritore e mentore Giovanni Testori) Giancarlo Vitali, classe 1929, una vita votata al genio della pittura.

E proprio dal rapporto di reciproca ammirazione e di profonda amicizia di questi due protagonisti del Novecento prende abbrivio la mostra fortemente voluta da Vittorio Sgarbi e curata da Luca Cesari. “Occhi di Testori. Giancarlo Vitali e la poesia” è il titolo della mostra che in tre sale ripercorre alcuni momenti paradigmatici del loro rapporto umano e professionale. La critica è unanimemente concorde nel riconoscere ai ritratti che Vitali fece all’amico il massimo raggiungimento di realismo introspettivo. E così, proprio nella prima sala, la mostra si apre con l’esposizione di 5 opere, fra tavole e tele, che restituiranno ai visitatori il volto intenso, sofferto e pensoso del grande intellettuale lombardo. Si prosegue poi con uno fra i paradigmi dell’arte di Vitali, con uno dei suoi temi più identificanti: la carne scuoiata, sacrificata sull’altare della nostra atavica fame. Tema sentito fin dai tempi di Rembrandt e, negli ultimi decenni, ripreso con risultati arditi e sorprendenti da Bacon e da alcuni protagonisti della pittura europea e americana contemporanea.

toro vitali tycheLa mostra espone uno dei Tori Squartati, dipinti da Vitali nel 1984, origine e ispirazione del Trittico del Toro, tre straziate e bellissime poesie dello stesso Testori che costituiscono un raro quanto prezioso documento artistico di riflessione sulla umana ferocia, accompagnate da un’incisione di Vitali, che, anni dopo ritornerà sul tema con la cartella Souvetaurilia, anch’essa in mostra (prefazione Carlo Bertelli). Nella terza e ultima stanza l’arte incisoria di Vitali entra in relazioni con la poesia di Franco Loi e Giancarlo Consonni, con cui, negli anni ha realizzato importanti libri d’artista e cartelle d’incisioni a tema, commentati, o meglio dire disvelati, dai modi poetici di questi due protagonisti della poesia italiana contemporanea.

La “Casa della poesia” è curata da Luca Cesari ed è a Palazzo Bonaventura Odasi, in via Valerio 1. La mostra dura fino al 29 maggio. Per sapere tutto di più su Giancarlo Vitali ecco il suo sito. www.giancarlovitali.com. Andate e mi ringrazierete!

Carla Latini

Tyche Magazine ha un anno in più. Il saluto di Pino Scaccia

in Arte/Cinema/Cultura/Itinerari/Libri/Moda/Racconti da

Se il tempo che scorre veloce è sintomo di benessere, allora siamo in ottima salute. Abbiamo saziato un po’ delle nostre curiosità affidandoci a pensieri e luoghi, a persone e idee. Un percorso interessante in una direzione densa di cambiamenti e suggestioni. Abbiamo aperto, come fossero dei laboratori, cantieri per musica live, visitato cucine di chef da scoprire, fatto vivere un club di concerti nei venerdì, e rese complici le Università marchigiane. E’ c’è stato anche spazio per un musical ideato e prodotto, dal titolo “I Love Music”. Non solo. Fervono i lavori in corso per il primo Tyche Festival che lanceremo nel prossimo agosto. Vi abbiamo proposto oltre 700 articoli sul web, oltre 200 video sul canale youtube e ben 340mila copie di giornali distribuiti nelle nostre belle Marche. Pure Pino Scaccia, giornalista ed amico, padrino del nostro esordio pubblico, ci ricorda (in un video stile tv Kabul) che Tyche Magazine ha ora un anno in più. Auguri a tutti noi!

Kruger Agostinelli

il video saluto di Pino Saccia

il video riepilogo di un anno di eventi

La Via Maestra a Loreto, un percorso attraverso l’artigianato artistico

in Arte/Cultura/Itinerari da

La Via Maestra a Loreto si trova lungo il corso principale ed è un locale unico nelle Marche. Chi lo ha creato (da poco tempo) si chiama Stefano Pantaloni ed è, a mio parere, guidato da una mission etica che gli fa onore. “Sulla Via Maestra” si possono incontrare tanti veri artisti artigiani marchigiani. Conosco Stefano Pantaloni da 15 anni o forse più. Il suo negozio, Il Buono delle Marche, è ormai un cult per tutti i pellegrini che ritornano a Loreto. Qui Stefano offre tutto – e fa molto bene – dal frigo con bottigliette e bibite commerciali a prodotti eno-gastronomici di pregio della nostra terra. Sia fresco che secco con un occhio appassionato a tutto ciò che deriva da spezie ed erbe.

la via maestra fischiettiL’idea de La Via Maestra gli è venuta perché non c’è. Non c’è in nessuna città un locale che ospiti ceramisti, scultori, pittori, decoratori, falegnami, fabbri, restauratori, cappellai e scrittori. Il percorso – fatelo perché vale veramente la pena – è una via, un museo con vetrine molto ben illuminate e le opere sono raccontate da locandine e pieghevoli personalizzati ma anche da due persone preparate e colte che sanno tutto di ogni artista. Ritrovare e rivedere i fischietti di legno (avete capito bene, quelli per fischiare) mi ha quasi commossa. Se avete in mente di fare un regalo importante o di riportare a casa qualcosa di marchigiano autentico, Stefano Pantaloni è l’uomo che fa per voi. In maniera semplice e molto astuta, ha pattuito con tutti gli artisti un accordo per cui i prezzi che trovate da lui a Loreto sono uguali a quelli che potreste trovare nei laboratori degli artigiani. Per cui anche pezzi di grande valore hanno costi possibili. Insomma abbordabili. Mi provo una decina di cappelli ammirandomi, permettetemi di dirlo, in uno specchio antico con cornice in ferro battuto. Bellissima! Non io, ma la cornice! Poi Stefano mi dice: <<e non hai visto tutto…>>. Ma come? Io già sono stordita e ubriaca di queste meraviglie insieme alle mie amiche reggiane/modenesi che mangiano un gigantesco panino con il ciauscolo (made in Il Buono delle Marche): di cos’altro posso emozionarmi ancora? Stefano critica la mia solita esagerazione. Mi conosce bene il ragazzo! E mi invita a varcare una soglia. E La Via Maestra si allunga. Mi fermo davanti ad un secretere in legno di olivo vecchio con tanti cassettini nascosti e rimango folgorata. Penso che per oggi la mia mente si sia arricchita abbastanza di bellezza e dico a Stefano che dobbiamo andare. Ma sulla destra del secretere c’è una scala in legno che sale. Saliamo in silenzio – chissà perché? – e mi appare La Via Maestra del piano di sotto, da percorrere al contrario. Ci sono tante sedie messe in fila come in un teatro e in fondo, al posto del palco, un lungo tavolo fratino, così straordinario che lo accarezzo più volte. Alle pareti, le stesse vetrine di sotto piene di libri e di altri pezzi rari. <<E qui che succede?>>, domando sapendo già la risposta. <<Ci facciamo le presentazioni dei libri, gli incontri con gli artisti, con gli artigiani. Facciamo degustazioni di vini, presentazioni di cantine. Qui facciamo>>. Stefano è di poche parole e sembra timido e mite. Non fatevi ingannare dall’aspetto e dai modi. È come la goccia sulla roccia. Non si ferma davanti a nulla. Per questo lo stimo e lo ammiro. Per informazioni più dettagliate e per farvi un giro nel “paese dei balocchi marchigiano”, www.laviamaestra.com.

Carla Latini

Agar Sorbatti, prima donna ingegnere delle Marche, celebrata in una mostra a Milano.

in Arte/Cultura da

Il “giovane” Comune di Loro Piceno celebra Agar Sorbatti, prima donna ingegnere, con una premio ed una mostra che si terrà a Milano a partire da sabato 5 dicembre. Agar Sorbatti divenne ingegnere nel 1923. Il suo soprannome era Camà. Un nome che ora svetta sull’etichetta di un grande vino prodotto dalle Tenute Murola. Le idee di Agar si svilupparono intorno all’uso ridotto dell’acqua nei processi industriali. Lei fu la prima donna ingegnere delle Marche e la settima del regno d’Italia. Ma quanto sono belle queste Marche, nascoste, che emigrano a Milano con una mostra articolata e sorretta da quattro artisti locali di gran pregio sotto l’ala, protettiva, di Agar Sorbatti! La storia comincia così: c’è un artista che si chiama Daniele Cristallini che fonda guidaarteitalia.com dove lui, insieme ad altri amici artisti di grande livello lascia segni importanti riguardo tutti gli aspetti delle arti visive. C’è il Comune di Loro Piceno con un sindaco donna giovane e intraprendente che si chiama Ilenia Catalini. Ilenia, l’anno scorso, indice il Premio Agar Sorbatti. Dedicandolo ad una donna di grande valore e dando valore a tutto il territorio. Ci sono gli amici artisti di Daniele Cristallini, Giordano Emiliozzi, Roberto Marchionni e Giancarlo Minen. E c’è una Mostra che apre il 5 Dicembre a Milano che sarà il riassunto di quanto vi ho scritto finora. La Mostra vedrà esposte le opere degli artisti di cui sopra e anche di Daniele Cristallini. Sarà alla Galleria d’Arte Arte&Moda in via Cervia 13 e terminerà il 13 Dicembre. A chiudere il cerchio c’è lo sponsor “vino” delle Tenute Murola che porterà le sue “creazioni” insieme al vino dedicato ad Agar che si chiama come lei si faceva chiamare dagli amici, Camà. La Mostra è già in essere a Loro Piceno. Ed ora due parole sulle Tenute Murola. Intanto Murola è un toponimo locale, che indica la fonte utilizzata per abbeverare gli animali, per cui terreni con “Muròle” erano in antichità particolarmente apprezzati. Qui ne esiste una, evidenziata già nei cabrei dell’inizio del ‘700. La Famiglia vi si stanzia sin dal ‘700. E dall’ora è attiva e sensibile al rispetto del territorio e a tutto ciò che gli gira intorno. Che sia cinema, teatro, arte e musica. Ricordando Nonna Camà nasce la collaborazione con il Comune di Loro Piceno e con Guidarteitalia. Ripeto che belle queste Marche nascoste e laboriose. Ad maiora! Se siete a Milano andate a vedere la Mostra e divulgate con lo stesso mio entusiasmo perché ce n’è veramente bisogno.

Carla Latini

Il talento di Gianluca Grandinetti non ha confini, da Justin Bieber a Ben Harper

in Arte/Cultura/Moda da

Gianluca Grandinetti, 24 anni di Potenza Picena, nel Maceratese, è ormai una realtà nel mondo del videomaking. Gianluca ti colpisce subito per educazione, timidezza e riservatezza. Poi, parlandoci, si rimane incantati dalla sua preparazione. La “raccomandazione” di Henry Ruggeri nel proporcelo in redazione è più una dritta che uno scambio di favori. I due si raccontano (l’intervista video qui sotto) con una sana complicità. Fa piacere vedere come un nostro giovane talento sia apprezzato ormai a livello mondiale. Un videomaker che raccoglie consensi e premi internazionali. Insomma uno dei frutti buoni di una terra marchigiana che sa esportare stile e talento.

Tra voi due è nata una grande collaborazione.

Gianluca: <<Siamo marchigiani entrambi e ci siamo “beccati” nel nostro “paesino”. Ci troviamo a 5 chilometri di distanza, io sono di Potenza Picena, lui di Porto Potenza Picena. Henry è tutt’ora il mio idolo. Prima di conoscerlo sfogliavo le sue foto pazzesche e le guardavo al computer pensando: è un grande, vorrei davvero stringergli la mano>>.

Henry:<<Avevo necessità di “scaricare” il mio hard disc di conoscenze ad una persona abile e più giovane. Così ho incontrato Gianluca: quando l’ho conosciuto aveva 20 anni e già era dotato di un gran talento. Quello che è successo è stato inevitabile>>.

Gianluca: <<Henry mi ha fatto conoscere il mondo della musica, il rock, e mi ha insegnato lo spirito con cui affrontare il lavoro, la vita e il lungo viaggio che puoi avere di fronte la mattina quando ti alzi dal letto. Mi ha insegnato a buttarmi senza paura nuotando tra i pesci grandi, allargando le spalle. Mi ha insegnato cos’è il Rock’n’Roll in tutto, non solo nella musica>>.

Con chi hai iniziato?

Gianluca: <<Parlo degli ultimi tre anni. Ho iniziato la mia prima esperienza insieme ad Henry per Barley Arts. Abbiamo così collaborato con Lenny Kravitz, Ben Harper, Mika e altri artisti. Da lì c’è stato un uragano di eventi, uno dietro l’altro. Faccio difficoltà a ricordarli tutti in fila. Il più importante, l’incipit, tre anni fa con il tour dei Radiohead. In quella occasione abbiamo capito che fondamentalmente potevamo creare questo pacchetto foto-video “On the Road” e proporlo alle varie agenzie. Che poi non lo abbiamo mai neanche proposto, è stato un effetto naturale. A catena>>.

Che sistema usi per i tuoi lavori?

Gianluca: <<Il mio livello telecamere e altro è “semplice”: penso molto all’inquadratura, curo il sapore dell’immagine. Sono partito con le compatte, poi sono passato alle reflex. Adesso giro con una cinecamera con ottiche “cinema”. Ma scelgo di volta in volta. Dipende sempre da quello che devo fare>>.

Quale lavoro ti ha lasciato dentro più cose?

Gianluca: <<Devo farti delle distinzioni. Faccio molta musica e molta moda soprattutto. Diciamo che il mio vero obiettivo è creare immagini il più vicino possibile alla “video arte”. E’ questo il campo che mi piace di più ma che è anche il più difficile. Quindi nei fashion film (non parliamo di commercial) curo l’estetica ai massimi livelli integrando il prodotto, che in questo caso è magari un outfit completo di uno stilista. La musica ha un livello diverso: l’interpretazione è più legata alla canzone>>.

Con chi ti sei sentito più a tuo agio? Insomma vogliamo i nomi!

Henry: <<Da esterno penso che Gianluca ha fatto un ottimo lavoro quest’estate, durante il concerto degli Ac/Dc ad Imola, dove io ero il fotografo ufficiale e lui il videomaker ufficiale. Purtroppo il video non è ancora disponibile perché stanno aspettando le liberatorie. Ma è un prodotto da brividi>>.

Gianluca: <<Negli ultimi tre anni grazie ad Henry ho stretto tante mani e conosciuto tante persone che prima vedevo solo in tv e nul web. Ora posso parlare delle sensazioni che ho provato di fronte a tali personaggi. Mi sono trovato bene ad esempio con Fabri Fibra: ho fatto due lavori per lui, il video di “Alta Vendita” e un documentario del tour. Poi, parlando di star, citerei sicuramente Ben Harper, uno dei miei artisti preferiti. Dopo un mese che abbiamo iniziato con Henry a lavorare insieme l’ho incontrato. Con Ben Harper abbiamo iniziato a chiacchierare, ho preso il plettro e abbiamo mangiato una pizza. Tengo segretamente il suo autografo nel mio studio>>.

Chi ti ha deluso?

Gianluca: <<Non ho avuto grandi delusioni>>.

Ultimamente hai fatto qualcosa per Justin Bieber (li trovate insieme nella foto di copertina di questo articolo, ndr).

Gianluca: <<Una bella sorpresa è il mio primo lavoro con un’agenzia internazionale. Ho sempre lavorato per l’Universal Italia, con Fabri Fibra, Clementino, Marracash e altri, questa volta per l’Universal America, che segue appunto Justin. Sta promuovendo il suo nuovo album e negli ultimi giorni sono stato a Milano per fare una clip e altre cose che utilizzeranno, non so ancora come. Un’esperienza bella e con Justin mi sono trovato bene. Lui ha ricevuto diverse critiche ma magari chi giudica non pensa che è un ragazzo di 21 anni come tutti, che ha una vita diversa per il semplice fatto che ha sempre migliaia di telecamere puntate addosso>>.

Sei partito da una piccola realtà. E’ bello sapere che ormai i ragazzi marchigiani non hanno più orizzonti e limiti. Il prestigio italiano della creatività che ti ha aiutato?

Gianluca: <<Proprio alcuni giorni fa ho vinto un premio a Chicago grazie ad un fashion film. Il premio si chiama proprio “Bellezza”, scritto in italiano e non in inglese. Questo perché viene dato un riconoscimento all’estetica. Il video è girato a Recanati e a villa Buonaccorsi a Potenza Picena. Secondo me ha ottenuto consenti proprio per la sua impronta “italiana”>>.

Sogno nel cassetto?

Gianluca: <<Parlerei di sogni, ne ho diversi. Mi piacerebbe tanto seguire una rock star o una band per un periodo, e curarne l’immagine a 360 gradi. Mi stimolerebbe molto come sfida. Un sogno che ho in comune con Henry. Un altro è quello di riuscire ad esprimermi al meglio con le immagini. Non importa con quale brand o in quale situazione, ma vorrei ottenere attraverso la telecamera quello che ho in mente al massimo. Sto lavorando per arrivare ad un livello più alto>>.

Kruger Agostinelli

 

Futura2015: dal capitalismo dei Beatles al marketing di Cleopatra

in Arte/Cultura/Libri da

Il futuro si declina anche guardando al passato. Dai miti e dalle figure della storia, come Cleopatra e Dante, fino all’iconologia del presente, da quei quattro ragazzi di Liverpool che poi sono diventati famosi con il nome di Beatles. Il sabato del Futura Festival, a Civitanova, ha visto il suo apice la sera in piazza della Libertà, dove sono saliti sul palco prima il giornalista Federico Rampini, poi Michele Mirabella, autore, conduttore televisivo e divulgatore, grande conoscitore dei Classici. Entrambi protagonisti assoluti, con un’energia coinvolgente.

<<Cito Steve Jobs: i Beatles sono il mio modello di businnes>>. Da “Here comes the sun”, speranza per una ripresa economica, a “Yesterday”, che <<oltre alla nostalgia di un amore perduto si potrebbe estendere all’economia e al fatto che si può pensare di non vivere in un paradiso terreste>>. O “When I’m Sixty-Four”, <<emblema di quell’invecchiamento della popolazione>> che innesca scenari preoccupanti. Federico Rampini presenta un tema complesso, che ruota intorno alle regole dell’economia, in modo dinamico e accattivante, prendendo spunto dal gruppo di Liverpool. Mordendo pure quella mela di Apple per rendere amica di tutti un’economica <<troppo spesso religione esoterica, sequestrata dai teocrati>>. Ovviamente si parla anche di attualità, della Grecia e del suo rapporto con la Germania: <<In questa vicenda non ci sono buoni e cattivi – risponde il giornalista ad una domanda del pubblico -. Ci sono prevalentemente cattivi ben distribuiti in tutti i campi. Attenzione però a non trasformare l’intera Grecia in un paese di martiri innocenti>>. E come superare, se superare, il capitalismo, gli chiedono dalla platea? La replica. <<Da giovane ho creduto anche io ad una possibile fuoriuscita da questo sistema. Oggi non penso sia attuale, dal momento che ho visto crollare tanti sistemi socialisti. Cuba, pur avendo un’isola rigogliosa, importa l’80% della produzione. Bisogna quindi aprire gli occhi. Penso però che il capitalismo può cambiare e ci sono state diverse forme di capitalismo migliore nella storia. L’Inghilterra dei Beatles era capitalismo, gli Usa dei Kennedy era capitalismo>>.

Michele Mirabella dopo “Cantami o mouse” svela che sta preparando una nuova pubblicazione, che si intitolerà “Il file di Arianna”. Il suo modo di raccontare è davvero unico. Parla di letteratura, anche se ammette che <<gli italiani leggono poco. Sarà che sono intenti a scrivere troppi libri>>. Diversi i miti narrati. Come Cleopatra, <<donna cha ha inventato il marketing: dal suo modo di presentarsi a Cesare fino al modo in cui ha programmato il suicidio: come una moderna telenovela!>>

Tra gli ospiti, da segnalare anche un interessante intervento di Gilberto Corbellini, professore ordinario di Storia della Medicina e docente di Bioetica. <<Il progresso? E’ come il potere. Lo critica chi non ce l’ha. L’Italia ad esempio è ferma da dieci anni>>.

Non perdetevi oggi alle 18 la Lectio di Paolo Flores D’Arcais e alle 21.30 l’incontro con il grande scrittore David Grossman. Futura si riposa lunedì e martedì e ripartirà mercoledì. Per tornare ad indagare sul cambiamento.

#TycheFutura

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Gli Stadio riscoprono il club, intervista a Gaetano Curreri

in Arte/Cultura da

Grazie al Donoma di Civitanova gli Stadio si concedono un fantastico e raro concerto in un club. Gaetano Curreri duetta immediatamente fra parole e canzoni con un pubblico letteralmente innamorato delle sue. Tanto per dirlo come il titolo del tour 2015, Canzoni. Si canta insieme e si trova una complicità che parte da lontano. Ogni brano sembra essere pescata da ricordi personali in cui ognuno sembra immergersi. Il sound stesso degli Stadio è volutamente ancorato con il cuore e l’anima dentro gli anni Ottanta, con tanto di appassionati assoli di chitarra. “Sorprendimi”, “Ballando al buio” e l’omaggio sia a Carlo Verdone con “Acqua e sapone” che soprattutto a Lucio Dalla con “Anna e Marco”. Molto più di un grande successo, c’erano le emozioni vere della gente e quelle non stonano mai.

Un invito ad ascoltare il video con l’intervista esclusiva a Gaetano Curreri.

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